Legge della trasparenza sulle ingerenze straniere nel Paese

articoli e video di Giacomo Gabellini, Chiara Nalli, Paolo Ferrero, Francesco Masala, Enrico Vigna

la Legge della trasparenza sulle ingerenze straniere nel Paese, uno scandalo della Georgia, dicono i giornalisti che trasmettono le bugie del Potere, urlando che è una legge pro-russa.

sarà che migliaia di ONG in Georgia sono finanziate dalla CIA, meglio non si venga a sapere, se si sapesse ufficialmente sarebbe un vantaggio per a Russia?

esiste negli Usa una legge dal 1938, il Foreign Agents Registration Act, qui il sito.

sarà una legge pro-russa?

il disperato e indecente Occidente collettivo (cioè gli Usa, e i loro vassalli) esporterà la democrazia con una rivoluzione colorata guidata dalla CIA?

Francesco Masala

 

 

La Georgia in bilico – Giacomo Gabellini

Nella seconda metà degli anni ’90, l’allora presidente georgiano Edvard Ševardnadze attuò una politica di apertura alle agenzie straniere destinata a condizionare profondamente gli orientamenti politici ed economici del Paese. Al punto che, nell’arco di un trentennio scarso, la Georgia – popolata da poco più di tre milioni di abitanti – è arrivata ad annoverare oltre 25.000 Organizzazioni Non Governative (Ong) in il cui bilancio dipende pressoché integralmente dai finanziamenti erogati dai grandi donatori occidentali sia pubblici che privati. I quali, oltre ai fondi, garantiscono accesso alle ambasciate e più in generale agli uffici di rappresentanza statunitensi ed europei, assicurando alle Ong notevole una influenza politica decisiva ma svincolata da qualsiasi responsabilità nei confronti dei cittadini.

A partire dal 2003, sulla scia della cosiddetta Rivoluzione delle Rose guidata da Mikheil Saakašvili, avvocato e ministro della Giustizia sotto Ševardnadze formatosi presso la Columbia University e la George Washington University, decine di professionisti alle dipendenze delle principali Ong cominciarono ad assumere rapidamente il controllo del governo e della macchina statale, colonizzando segmenti cruciali del comparto pubblico quali sanità, istruzione e giustizia e definendo gli indirizzi in materia di sviluppo del settore privato. Di conseguenza, la Georgia è andata trasformandosi in una sorta di laboratorio deputato alla sperimentazione dei progetti di riforma concepiti all’estero, finanziati da fondi stranieri e appaltati alle Ong locali. Come evidenziano le specialiste Almut Rochowanski e Sopo Japaridze, «la situazione è in pratica più o meno questa: un’importante agenzia di aiuti allo sviluppo o un finanziatore internazionale, ad esempio l’Usaid, la Commissione Europea o la Banca Mondiale, ha ideato un nuovo modello per la riforma dell’istruzione, che ora prevede di implementare non solo in Georgia, ma in genere in tutta una serie di Paesi. Per dotarla di una patina di partecipazione comunitaria, l’agenzia umanitaria incarica le Ong georgiane di svolgere il lavoro quotidiano: introdurre questo o quel nuovo modo di fare le cose a funzionari, insegnanti e dirigenti scolastici così da istruirli alle nuove competenze di cui presumibilmente avranno bisogno. Nessuno chiede agli insegnanti, ai genitori, agli studenti o, del resto, all’elettorato in generale, di cosa hanno bisogno e cosa vogliono e come potrebbero migliorare le cose. Le persone si sentono inascoltate, ignorate, trattate con condiscendenza – e anche inadeguate quando non riescono a raggiungere i parametri di riferimento imposti da questo “nuovo corso”».

Sogno Georgiano, la compagine politica al potere dal 2012, risulta perfettamente integrato nel sistema “Ong-centrico” messo in piedi da Ševardnadze e Saakašvili, perché al pari dei maggiori partiti d’opposizione si compone per lo più di politici formatisi – solitamente in giurisprudenza – nelle maggiori università statunitensi ed europee, con all’attivo incarichi presso le Nazioni Unite, le agenzie internazionali e, soprattutto, le Ong locali. Le quali rappresentano una vera e propria corsia preferenziale per l’ottenimento di elevati livelli di remunerazione, viaggi all’estero, ricevimenti nelle ambasciate, ecc. Si tratta di un formidabile ascensore sociale, di gran lunga più efficace rispetto a quello garantito dall’insegnamento accademico o dall’esercizio di professioni legate all’ambito pedagogico, giuridico, medico e scientifico. I curriculum dei rappresentanti di punta di Sogno Georgiano, dei partiti d’opposizione e degli amministratori delle Ong finanziate dall’estero risultano in molti casi sovrapponibili, e questo spiega la comune vocazione “europeista” e l’identica propensione per una gestione del potere di stampo tecnocratico e liberista. Lo si evince dalle vicissitudini attraversate dall’Economic Liberty Act (Ela), una legge fondamentale introdotta nel 2011 sotto la presidenza di Saakašvili che proibisce l’innalzamento delle aliquote fiscali e l’applicazione pratica del concetto di tassazione progressiva, ponendo allo stesso tempo un tetto massimo alla spesa pubblica pari al 30% del Pil. L’Ela è rimasto regolarmente in vigore nell’arco dei dodici anni in cui Sogno Georgiano è rimasto al governo, conformemente alla raccomandazioni di Transparency International Georgia, potentissima Ong attualmente schierata in prima linea contro il governo.

In presenza di una cristallizzazione degli assetti interni tanto consolidata, l’oggetto del contendere tra le varie cordate non può che riguardare l’assunzione più o meno diretta delle redini del governo. È in questa luce che sembra maggiormente proficuo leggere le attuali turbolenze politiche sorte riguardo alla cosiddetta legge sulla “influenza straniera”, frutto di una rielaborazione della legge sugli “agenti stranieri” presentata senza successo nella primavera del 2023. La quale impone a grandi mezzi di comunicazione e associazioni che ricevono dall’estero più del 20% dei propri fondi di registrarsi in un apposito elenco e inviare al Ministero degli Interni la relativa documentazione finanziaria, pena una sanzione corrispondente a circa 10.000 dollari. L’iniziativa scaturisce dall’intenzione dei rappresentanti di Sogno Georgiano di assestare un colpo potenzialmente definitivo alla nebulosa di Ong collegate al precedente governo imperniato sul Movimento Nazionale Unito di Saakašvili, che si avvalgono sistematicamente della propria influenza per acquisire potere a scapito della compagine a capo dell’esecutivo. «Da circa cinque anni – spiegano Rochowanski e Japaridze – costoro negano la legittimità del governo e ne chiedono la cacciata, e non solo sostenendo l’opposizione alle elezioni, che già oltrepassa i limiti etici per le organizzazioni non governative (e ancor più quando sono finanziate da stati esteri). Si agitano per un cambiamento rivoluzionario del potere al di fuori dei processi democratici e costituzionali. In precedenza, avevano chiesto di essere messi al potere come governo tecnico, ma poiché nessuno (certamente non l’elettorato georgiano) ha accettato questa offerta, si sono avventurati in proteste di piazza e hanno preso d’assalto il Parlamento e gli edifici governativi. Esercitano anche pressione sull’Unione Europea e sugli Stati Uniti per sanzionare i leader di Sogno Georgiano […]. Gli attivisti in Georgia sanno fin troppo bene cosa ci si aspetta da loro e quali comportamenti sono puniti e premiati: essere critici nei confronti del governo su Facebook ti farà guadagnare notevoli sovvenzioni […]. Qualche anno fa, quando i donatori occidentali consideravano Sogno Georgiano un prezioso alleato, dicevano agli attivisti georgiani di smetterla di criticarli. Ora vogliono che gli attivisti si schierino contro Sogno Georgiano. I donatori monitorano anche i profili dei social media degli attivisti e possono esserci conseguenze per la pubblicazione di cose sbagliate».

La legge sulla “influenza straniera” concepita in un’ottica di regolamento di conti interno ha in altri termini prodotto una pericolosa convergenza di interessi tra Ong connesse alle forze d’opposizione, sovvenzionatori internazionali e cancellerie occidentali. A partire da quella di Bruxelles, prontissima a vincolare il processo di adesione alla Georgia all’Unione Europea all’abbandono del provvedimento su cui il governo di Tbilisi ha investito gran parte del capitale politico a propria disposizione. I principali rappresentanti istituzionali dell’Unione Europea continuano a sottolineare l’incompatibilità della legge sulla “influenza straniera” con non meglio specificati “valori europei”, mentre i ministri degli Esteri di Estonia, Lituania e Islanda hanno preso pubblicamente parte alle manifestazioni di protesta organizzate nei pressi del Parlamento georgiano dall’opposizione. Le loro “irruzioni” fanno seguito alla visita a Tbilisi di Michael Roth, che in qualità di presidente della commissione per gli affari esteri del Bundestag tedesco ha dichiarato che «siamo molto delusi perché stiamo combattendo per la Georgia nel suo lungo e accidentato cammino verso l’Unione Europea»…

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Georgia, la legge anti-ong non è così strampalata: perché la ritengo legittima – Paolo Ferrero

In questi giorni il parlamento georgiano ha approvato 84 voti a 30 – in terza lettura – una legge che obbliga le organizzazioni non governative e i media che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero a registrarsi come organizzazione che promuove gli interessi di una potenza straniera. Si prevede una multa per aver evaso la registrazione.

Questa legge serve a rendere evidente un fenomeno inaccettabile per qualunque democrazia e cioè che associazioni lautamente finanziate dall’estero possano presentarci come espressione della società civile e nel contempo operare per conto terzi a modificare o sovvertire la situazione del paese. Non si tratta quindi a mio parere di una legge così strampalata, soprattutto in un paese come la Georgia che su poco più di 3 milioni di abitanti vede la presenza di ben 25.000 Organizzazioni Non Governative (ong) di cui il 90% riceve finanziamenti dall’estero… Eppure l’Unione Europea ha preso posizione attraverso numerosi suoi esponenti contro questa legge che viene bollata come “russa”.

Ad esempio, l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue Josep Borrell in una dichiarazione co-firmata con la Commissione europea, ha affermato che la legislazione è contraria alle ambizioni di adesione della Georgia all’Ue e dovrebbe essere eliminata nella sua interezza.

“L’adozione di questa legge ha un impatto negativo sul cammino della Georgia verso l’Ue. La scelta della strada da seguire è nelle mani della Georgia – si legge nella nota – Esortiamo le autorità georgiane a ritirare la legge, a mantenere il loro impegno verso il percorso di adesione all’Ue e a portare avanti le riforme necessarie”.

Contro l’adozione di questa legge vi sono state varie manifestazioni popolari culminate nell’assalto al parlamento georgiano che è stato anche fatto oggetto di lancio di bottiglie molotov. A queste manifestazioni si sono unite ieri anche i ministri degli esteri di Estonia, Lituania e Islanda, determinando la modifica della coreografia, con l’inserimento dell’inno d’Europa nelle manifestazioni. In pratica ministri degli esteri di alcuni stati europei stanno partecipando a manifestazioni contro il legittimo Parlamento della Georgia perché questo vuole rendere trasparenti i finanziamenti esteri che arrivano alle organizzazioni non governative del paese…

La vicenda può apparire surreale perché è del tutto evidente che la scelta del Parlamento georgiano di rendere pubblici i finanziamenti esteri delle numerosissime ong presenti e operanti in Georgia non solo è del tutto legittima ma ricalca leggi presenti in moltissimi paesi, tra cui una approvata dagli Stati Uniti d’America nel lontano 1938…

La vicenda appare meno surreale se si fa memoria al 2014: in Ucraina, a Kiev, sull’onda di un movimento del tutto simile a quello georgiano, avvenne un colpo di Stato che destituì il presidente legittimamente eletto e lo sostituì con un personaggio benvisto negli ambienti della Nato e degli Usa. L’esito di quel golpe lo vediamo oggi nella guerra del Donbass.

Due differenze sono però significative con l’Ucraina di dieci anni fa. La prima è che non esiste in Georgia un partito nazista come Pravyj Sector che a Kiev prese parte all’assalto armato del Parlamento. La seconda è che certe operazioni riescono una volta ma poi hanno difficoltà a ripetersi: la gente si sveglia… Negli anni 60 e 70 per sovvertire le democrazie sono stati usati i colpi di Stato. Poi sono diventati impopolari e sono stati sostituiti da golpe bianchi fatti dalla magistratura: leggo così “l’operazione lava jato” (operazione autolavaggio) in Brasile che è stata alla base della destituzione della legittima presidente del Brasile Dilma Rousseff e dell’arresto – prima che venisse rieletto dal volto popolare – del presidente Lula.

L’ultima scoperta dei potentati occidentali sono state le rivoluzioni colorate – largamente finanziate dall’estero – di cui l’Ucraina ha rappresentato il caso di maggior successo. In Georgia la maggioranza della popolazione si è resa conto che chi assalta il Parlamento per impedire che una legge renda trasparenti i finanziamenti esteri alle varie organizzazioni forse ha qualcosa da nascondere…

Parlo di questa situazione georgiana perché l’Unione Europea ha preso posizione contro questa legge ed ha minacciato la Georgia di non proseguire nel percorso di entrata nell’Unione, ma non ha assunto una posizione formale contro la legge in questione. Per farlo avrebbe dovuto raccogliere il consenso di tutti i leader europei, compreso quel Robert Fico, primo ministro slovacco che mercoledì sera è stato sparato da un vero liberale filo occidentale, suo oppositore politico. I vertici dell’Unione Europea sapevano che il consenso di Fico non l’avrebbero avuto e per questo stanno facendo pressioni – con le rivolte – sul parlamento georgiano.

Fa abbastanza impressione che un paese venga minacciato di non essere accolto nell’Unione Europea perché pretende di sapere se le organizzazioni presenti sul suo territorio sono finanziate dall’estero. Fa abbastanza impressione che un leader di un paese europeo venga sparato perché non genuflesso alla Nato. Fa altrettanta impressione che Chef Rubio venga aggredito da una squadraccia fascista a causa della sua denuncia del genocidio che lo stato di Israele sta portando avanti da mesi ai danni del popolo palestinese a Gaza.

Una, due, tre, troppe stranezze. Una, due, tre, troppa distanza tra le notizie dei telegiornali e la realtà. Una, due, tre cose che ci parlano di una mefitica puzza di regime, di cui non fa parte solo la Meloni ma il complesso delle classi dominanti italiane ed europee. Di cui liberarsi il prima possibile.

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GEORGIA: chi sono e cosa fanno le ONG nel Paese – Enrico Vigna

Dopo l’approvazione definitiva della legge della trasparenza sulle ingerenze straniere nel Paese, si sono scatenate nella capitale Tblisi manifestazioni violente e tentativi di assalti al Parlamento. Gli oppositori della legge, filo europeisti e sostenuti dall’Occidente, era già da aprile che protestavano. In realtà quanto sta accadendo è una vera e propria “Rivoluzione colorata”, progettata e pianificata nelle capitali europee. Ricordo che in Georgia, già nel 2003 ci fu il tentativo della prima “rivoluzione colorata” in Europa, poi fallita. Poi quella, vincente del 2012. Un dato è certo: il paese è ormai spaccato in due e il rischio di una nuova “EuroMaidan” è reale.

Gli Stati Uniti e il Parlamento europeo hanno messo la Georgia nel mirino dei giochi destabilizzanti l’Europa orientale. Poche ore dopo l’approvazione della legge al Parlamento georgiano, USA e UE,  calpestando sovranità e indipendenza di un paese, hanno immediatamente criticato duramente questa legge, insieme alla presidente del paese Salomè Zurabishvili, che ha promesso di porre il veto, seppur inutile. Da quel momento, sono cominciati scontri e tentativi di assalti alle istituzioni statali, che hanno coinvolto alcune migliaia di persone, la polizia ha dovuto usare idranti e spray al peperoncino per fermarle. Gli organizzatori erano i partiti dell’opposizione e rappresentanti di movimenti giovanili filo europei e ONG filo-occidentali.

La presidente georgiana Zurabishvili ha definito la legge “russa” e ha detto che non la firmerà, questa affermazione non veritiera è solo funzionale e utilizzata per esacerbare gli animi e fomentare forme di russofobia e divisione del paese. Infatti, la legge sugli agenti e le ingerenze stranieri in Georgia, è molto più permissiva che in molti altri paesi. Essa richiede solo la dichiarazione dei fondi delle organizzazioni che ricevono più del 20% dei finanziamenti dall’estero, mentre in Stati Uniti, Francia o Polonia e in altri paesi l’occultamento di entrate dall’estero è punibile penalmente.

Tra l’altro gli Stati Uniti, che sono tra i più infervorati sostenitori degli oppositori a questa legge, non dicono a questi ,che essi  sono stati i primi a tutelare e proteggere la propria “tutela e controllo politico interno”, infatti è dal lontano 1938 che negli USA è in vigore la legge sugli agenti stranieri, e, come ha detto il primo ministro della Georgia “…fino ad ora, nessuno ha preso in considerazione la possibilità di condannare la legge sugli agenti stranieri in vigore negli Stati Uniti…le autorità georgiane hanno solo l’obiettivo di rafforzare la sovranità della Georgia…”.

Tra l’altro la disonestà statunitense e la strumentalità politica è palese nella dichiarazione che vale mille analisi, l’ex ambasciatore americano, Kelly Degnan parlando circa la necessità di fermare questa legge sulla trasparenza ha dichiarato: “…Non ho letto questo testo e non lo leggerò, ma vi ribadisco che è russo…“.

Ma anche il presidente dell’Ucraina Zelensky noostante i suoi problemi non piccoli, è sceso in campo augurando”… alla Georgia la stessa “vittoria” che l’Ucraina ha ottenuto dopo la rivoluzione di Maidan nel 2014….”. Le proteste a Tbilisi hanno un certo sentimento “pro-ucraino”, infatti in piazza sventolano bandiere ucraine, cantano l’inno ucraino, e questo è estremamente ridicolo, dato che dal 2014…le leggi dei golpisti di Kiev, sono basate sul divieto di attività straniere nel paese…escluse naturalmente quelle di NATO e paesi occidentali.

Casualmente tutte le manifestazioni si sono scatenate, dopo che il presidente del partito al governo, “Sogno Georgiano”, Irakli Garibashviliin una intervista in aprile, ha dichiarato di dubitare della necessità incondizionata di aderire all’UE, e dell’importanza per lo sviluppo del paese, di restare interni alle progettualità della “Silk Road”. …L’Unione europea non vuole ancora accettare la Georgia come membro, ma la nostra Repubblica non è ancora pronta per questo, ci sono dubbi sulla necessità di aderire all’UE…”, aveva ha detto ai giornalisti Garibashvili, nel corso di una riunione allargata della maggioranza parlamentare.

Inoltre il governo di Tblisi, nonostante i consueti ricatti, pressioni, minacce, ha mantenuto la sua posizione iniziale, di non sostenere le sanzioni contro la Russia e di non fornire sostegno militare all’Ucraina, come posizione di neutralità e contributo a soluzioni di pace,

Tutto questo, in tempi di contrapposizioni frontali, di logiche belliciste e di conflitti geopolitici, ha fatto sì, che ora la partita “NATO contro resto del mondo”, abbia a Tblisi  un nuovo fronte di scontro, con conseguenze non prevedibili e non certo pacifiche.

CHI sono, cosa fanno le ONG finanziate dall’occidente.

La Banca asiatica di sviluppo, in una relazione sullo stato della società civile in Georgia, aveva indicato che non esiste una legislazione speciale sulle organizzazioni non profit o non governative nel paese, iscritte nel registro generale delle imprese, e a partire dal 2019, c’erano dodicimilaottocento organizzazioni senza scopo di lucro in questo elenco. Allo stesso tempo, la maggioranza assoluta di tali organizzazioni si basa su finanziamenti stranieri.

Le organizzazioni non governative e i loro membri hanno sempre svolto un ruolo politico destabilizzatore, non solo nella “Rivoluzione della Rosa” del 2003, quando l’attuale indagato Mikhail Saakashvili salì al potere con il sostegno delle banche, ma anche nel 2012, quando l’attuale partito al governo “Sogno georgiano” vinse le elezioni.

Alcuni anni fa, anche in Georgia, è stata istituita una nuova forma rivolta a queste organizzazioni ONG: la CSO – organizzazione della società civile, cioè organizzazione pubblica, riferendosi  alla natura giuridica di queste organizzazioni: non governative e non commerciali.

Nella registrazione giuridica sono registrate così:

  • portare vantaggi ai semplici cittadini
  • tutelare i diritti dei cittadini
  • creare opportunità per ricevere un’istruzione non formale
  • controllare lo smaltimento dei budget governativi
  • fornire servizi sanitari e sociali ai gruppi vulnerabili
  • protezione delle opere del patrimonio culturale
  • creare modelli per la riforma dell’istruzione e della sanità
  • promuovere una vita umana dignitosa e paritaria
  • proteggere la libertà di parola
  • smascherare la disinformazione
  • opposizione alla presenza russa, intesa come straniera nel paese…ecc. ecc.

Le loro attività sono suddivise in diversi gruppi di lavoro.

Uno dei gruppi è rappresentato dalle organizzazioni “watchdog”. Queste sono dedite al monitoraggio di quasi tutte le aree dell’attività governativa. Ad esempio, l’allocazione dei budget, i risultati, l’utilizzo dei fondi pensione, la politica degli appalti, il monitoraggio dell’applicazione della legislazione, le liste elettorali e le elezioni, la tutela dei “diritti umani” e così via. Queste organizzazioni sono note al pubblico poiché i risultati dei loro monitoraggi attirano molta attenzione e sono potenti a livello mediatico. In questo lavoro ci sono l’Istituto per lo sviluppo della libertà d’informazione, l’Associazione dei giovani avvocati della Georgia, il Centro per i diritti umani, l’International Transparency-Georgiaecc.

Ci sono poi le organizzazioni analitiche, i cosiddetti “Think tank”, che appartengono al secondo gruppo di attività. Questo contribuisce alla “formazione dell’opinione pubblica”, mettendo a disposizione  della cosiddetta  “società civile” e alle forze politiche di opposizione o filo europeiste, modelli, opinioni, ricerche, soluzioni alternative al problema sui temi più importanti per il Paese. Dalla progettualità nei confronti degli impianti energetici o idroelettrici, a come favorire la riforma sanitaria (leggasi privatizzazioni) o elettorale ( leggasi sovvertimento interno), a come ipotizzare quali dovrebbero essere forme di “autogoverno” in Georgia, ecc. Tutti temi poco politici… Impegnati su questo fronte ci sono organizzazioni come l’Istituto della società civile, il Centro di ricerca e sviluppo strategico della Georgia, la Fondazione georgiana per la ricerca sulla strategia e le relazioni internazionali, ecc.

Un terzo tipo di gruppo di lavoro è quello dedito alla “fornitura di servizi”.  Che consiste nel fornire vari servizi alle organizzazioni della “società civile”, nei campi della disabilità, delle scuole materne e degli asili nido, sul territorio, nel disagio giovanile, ecc ecc. Queste non sono molto conosciute nella società e sono quasi in secondo ordine, le più note e attive sono Social Therapy House, First Step, Temi Kedel, ecc.

Un quarto gruppo si rivolge a organizzazioni comunitarie (Community Based Organization). In questo campo le attività sono rivolte alle comunità etniche, geografiche o delle minoranze locali. Le più note sono Laboratori Nukrian, Toliskur, Organizzazione della comunità Rachi e così via.

Naturalmente, tutte queste organizzazioni sono scese in piazza contro la legge sulla trasparenza, con la motivazione che questa danneggia la prospettiva di un futuro sviluppo democratico della Georgia, limita la libertà dei media e l’espansione mediatica pluralistica, e minaccia il processo di integrazione euro-atlantica del paese. Eccone alcune in prima linea nelle proteste: Trasparency international – Georgia, Agenzia per lo sviluppo civile (CIDA), Società Internazionale per Elezioni Giuste e Democrazia (ISFED), Fondazione Open Society – Georgia, Associazione per le riforme georgiane (GRASS), Consiglio Atlantico della Georgia, Associazione degli agricoltori della Georgia, Centro di ricerca sulla politica economica (EPRC), Un’alternativa verde, Fondo per lo sviluppo dei media (MDF), Associazione delle Nazioni Unite della Georgia, Centro Regionale per gli Studi Strategici, Centro per il giornalismo investigativo e la difesa, Iniziativa democratica della Georgia, Istituto di Politica della Georgia, Voce dalla Georgia, Istituto per lo sviluppo della libertà di informazione (IDFI)…ecc.ecc…la lista è lunga centinaia di sigle

PERCHE’ questo accanimento furioso? Un vecchio adagio recita…”follow the money”…

In un prossimo articolo documenterò nel dettaglio questo aspetto, ma queste sono le maggiori Fondazioni o Istituti “umanitari”, che fanno piovere miliardi di dollari in Georgia alla “società civile”, leggasi ONG fedeli all’euroatlantismo:

USAIDAgenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, quella che ha le radici più profonde in Georgia. Le sue aree di competenza includono la politica energetica, i programmi agricoli, la proprietà intellettuale, i media e molte altre aree, secondo la fondazione, dal 1992 ha speso finora in Georgia 1,8 miliardi di dollari e ora stanzia circa 50 milioni di dollari all’anno per vari programmi. Sul sito web dell’USAID si legge che “questi programmi sostengono l’economia democratica e di libero mercato della Georgia e lo sviluppo orientato all’Occidente”.

“Fondazione Soros”, USA, attiva ufficialmente in Georgia dagli anni ’90 con nomi diversi. NED Fondo nazionale per la democrazia, USA, finanziatrice in particolare dell’ONG Aleko Elisashvili. EED, European Endowment for Democracy. L’IRI, International Republican Institute“. L’NDI,  “National-Democratic Institute” .

Dalla Germania i soldi arrivano daFondazione Heinrich Biol”, affiliata al Partito dei Verdi tedeschi, la “Fondazione Friedrich Ebert” legata al “Partito socialdemocratico”, la “Fondazione Friedrich Naumann associata al “Partito democratico libero“, la “Fondazione Konrad Adenauer” è associata all'”Unione cristiano-democratica tedesca”.

In Georgia arrivano stabilmente finanziamenti governativi alla “società civile”, anche da Svezia, Paesi Bassi e Gran Bretagna. La “Missione dell’Unione Europea in Georgia” ha una vasta rappresentanza e presenza.

E’ evidente e palese che questa isteria antigovernativa, non ha nessuna valenza di difesa di presunti diritti democratici, ma ha due obiettivi: il primo è che, attraverso un processo anche violento di “rivoluzione colorata”, riuscire a far destituire l’attuale governo ritenuto non sufficientemente affidabile per i piani geopolitici euro atlantici, e non certo perché rivoluzionario o sovversivo. Il secondo è legato alle preoccupazioni degli sponsor statunitensi, i quali con questa legge, dovranno trovare nuovi sistemi clandestini per finanziare e destabilizzare, che è ciò che le ONG occidentali amano farecome ha detto un analista georgiano “…È quindi naturale che gli americani siano pronti fino all’ultimo minuto, letteralmente scatenando anche violenza nelle strade, per lottare contro l’adozione di nuove leggi sugli agenti e le interferenze straniere…Agli occidentali non piace lavorare diversamente e non sanno come farlo. Per loro è fondamentale spacciare la loro attività come un moto di forze democratiche e con un finanziamento trasparente ciò non sarà più possibile…”La negazione del concetto “democratico” espresso dall’ex primo ministro georgiano Garibashvili: “ …Dibattiti e discussioni possono svolgersi in Parlamento, tutto il resto dovrebbe essere deciso alle elezioni…”.

Perché se si estendesse in altre regioni del mondo, gli Stati Uniti dovrebbero riconsiderare completamente le proprie politiche di penetrazioni illegittime e abbandonare l’uso del cosiddetto soft power.

A cura di Enrico Vigna, 20 maggio 2024

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