Messico: il transfemminicidio è reato

Lo scorso mese di luglio il Congresso di Città del Messico ha approvato la Ley Paola Buenrostro che punisce la transmisoginia e i crimini commessi contro le donne trans. La legge ha preso il nome di Paola Buenrostro, prima vittima di transfemminicidio legalmente riconosciuta a seguito di una lunga battaglia condotta da attivisti e associazioni. La giovane fu uccisa il 30 settembre 2016.

di David Lifodi

Poco più di un mese fa, con 42 voti favorevoli, 3 contrari e nessuna astensione, il Congresso di Città del Messico ha approvato la Ley Paola Buenrostro che riconosce il transfemminicidio come delitto. Per il Codice civile e penale di Città del Messico si tratta di una novità significativa poiché lo stato di México è il secondo del paese ad adottare questa legge dopo quello di Nayarit, che aveva approvato la stessa legge all’inizio del 2024.

Il reato di transfemminicidio sarà punito con pene detentive dai 35 ai 70 anni. La Ley Paola Buenrostro, così denominata in onore di una trabajadora sexual trans, uccisa il 30 settembre 2016 quando aveva soltanto 25 anni, punisce i crimini commessi contro le donne trans come episodi di violenza sistematica e strutturale e si inserisce nel quadro più generale della non discriminazione e del riconoscimento della prospettiva di genere e della diversità, indicando quindi la transmisoginia come una forma di reato punibile agli occhi della giustizia.

Alla legge hanno lavorato, in particolare, Natalia Lane, attivista sopravvissuta ad un tentativo di transfemminicidio e il deputato Temístocles Villanueva (del Movimiento Regeneración Nacional, che hanno ricordato come l’approvazione della legge rappresenti un primo passo, dovuto, nel rendere giustizia a Paola Buenrostro, attivista di quella che oggi è divenuta la Casa de las Muñecas Tiresias, uno spazio sorto per offrire rifugio a tutte le persone trans in cerca di un alloggio, cure, ma anche sostegno psicologico nel caso in cui siano state vittime di violenza.

La vicenda di Paola Buenrostro, uccisa a Città del Messico dai colpi di pistola sparati da un’auto che la giovane stava cercando di fermare, mise a nudo la transmisoginia delle istituzioni messicane. Kenya Cuevas, amica e testimone dell’assassinio della vittima, riconobbe l’aggressore e aiutò la giustizia ad arrestarlo, ma il giorno successivo fu di nuovo libero. Da allora, non solo le stesse istituzioni rifiutarono di riconoscere l’identità di genere di Paola e dell’amica, ma quest’ultima non ottenne alcuna misura di protezione nonostante avesse ricevuto continuamente minacce di morte.

La proposta di legge, presentata dalle Comisiones Unidas de Igual de Género y de Administración y Procuración de Justicia di Città del Messico affinché Paola Buenrostro fosse riconosciuta come la prima vittima di transfemminicidio in Messico, garantisce, da adesso, il diritto di potersi rivolgere alla giustizia da parte delle vittime di casi di transmisoginia nonostante risulti evidente che, purtroppo, quello di Paola, almeno finora, non è stato certo l’unico caso di omicidio dovuto al genere della vittima.

Tuttavia, resta il fatto che il transfemminicidio di cui è stata vittima Paola Buenrostro è il primo ad essere riconosciuto in Messico. Lavoratrice sessuale proveniente dallo stato di Campeche, costretta a stare in strada a causa delle enormi difficoltà nel trovare lavoro proprio per la sua identità, Paola morì a causa dei colpi di arma da fuoco sparati a bruciapelo da un uomo che poi fu identificato e bloccato dalle stesse compagne di Paola per assicurarlo alla giustizia.

Il giudice che poco meno di due giorni dopo il fatto ne ordinò la liberazione sostenne che mancasse un solido impianto accusatorio per tenere in carcere l’assassino di Paola. Nel 2019 il verdetto del giudice Gilberto Cervantes Hernández venne sconfessato da Ernestina Godoy, magistrato di Città del Messico che chiese pubblicamente scusa per non aver identificato l’omicidio di Paola Buenrostro come un caso di transfemminicidio.

Il Messico è il secondo paese latinoamericano dove si registra il più alto numero di crimini caratterizzati da omofobia e transfobia. Secondo i dati dell’Observatorio Nacional de Crímenes de Odio contra Personas LGBT, il 44,5% dei crimini di odio sono commessi contro donne trans: per questo l’approvazione della Ley Paola Buenrostro era urgente e necessaria, affinché le persone trans abbiano il diritto di poter contare su leggi che ne tutelino l’incolumità.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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