Incontro con Bobo Rondelli…

… sulle orme di un Angelo…dentro!

di Angelo Maddalena

Poco fa ho riascoltato “L’Angelo”, canzone di Bobo Rondelli contenuta nel suo album “Anime storte”.
Mi è venuto da piangere dalla commozione, non perché il mio nome riecheggia il titolo di questa canzone, e perché ho citato il finale del brano nell’esergo del libro “Agitatevi con calma”, il romanzo di Angelo e di altri socialisti vestiti di povertà. Forse anche, ma soprattutto per un senso di “incarnazione del Vangelo” che si respira ascoltando questa canzone.

D’altronde Bobo, proprio ieri, in occasione del nostro primo incontro, a Livorno, mi ha detto che ha molti dubbi sull’esistenza di Dio ma “mi piace credere che sia esistito Gesù e credo nel Vangelo”. Per trovare un incontro con Bobo Rondelli ho seguito l’onda…della provvidenza! Quattro anni fa ero stato a Livorno per un fine settimana con una mia amica, avevo chiesto a qualcuno se poteva darmi una dritta per incontrarlo, mi avevano indicato un bar del centro, ci ero passato ma lui non c’era..

Due giorni fa sono andato a Livorno, avevo prenotato un B&B in via Verdi, all’ultimo momento mia sorella Chiara mi ha dato il numero di Alberto e Simona, una coppia di amici suoi che mi hanno voluto ospitare, spingendomi a cancellare la prenotazione della camera del B&B, ma ho dormito comunque in via Verdi, a poche decine di metri dal B&B, e Alberto mi ha detto che Bobo Rondelli abita lì vicino e spesso va in un chioschetto che c’è nel parchetto a due passi da via Verdi.

Alberto quindi mi ci ha portato, alle tre del pomeriggio, poco dopo il mio arrivo a Livorno, e ieri mattina, sempre Alberto, mi ha spinto di nuovo a tentare di incontrare Bobo al parchetto (uscendo di casa mi fa notare che su un garage quasi di fronte a casa loro c’è una strofa di una canzone di Bobo Rondelli e un disegno che ritrae Bobo, gli dico che è tratta dalla canzone “Cartolina di giornata”, che è nel cd “Anime storte”).

Prima di arrivare al parchetto, dietro di me ho visto un uomo con un cane e l’ho riconosciuto, anzi Enrico che ha un laboratorio di gelati lì vicino, al quale avevo chiesto se mi potesse aiutare a incontrarlo, lo ha chiamato e me lo ha presentato, consegnandogli la busta con un mio libro e un dvd che gli avevo lasciato subito prima, nel caso non fossi riuscito a incontrarlo. Enrico mi aveva parlato di un intervento che Bobo aveva subito alla gola, per un ictus di un paio di anni fa.

Ho subito notato la cicatrice al collo, mentre lo salutavo e ci presentavamo. Ci siamo seduti ai tavoli, lui con un cappuccino e un cornetto, io avevo già fatto colazione e non ho potuto accettare niente, anche perché Enrico mi aveva offerto un succo di pompelmo fresco e naturale “fatto con i miei pompelmi”. Livorno è una città molto mediterranea in tanti sensi, nella canzone Cartolina di giornata c’è questa strofa: “L’immigrato che cammina/ vende sempre meno cose/ma è più meglio che a Milano, che qui il sole è più africano”. Ma alla fine della canzone, con un parlato irriverente, Bobo dice Però boia deh che palle!, come per rompere il possibile idillio che qualcuno potrebbe immaginare, eppure nella canzone racconta anche di “facce da avanzi di galera e di figli di puttana che scommettono alla sera, della madre la collana”.

Di Bobo la prima cosa che mi colpisce è il candore, però anche questo misto di popolaresco e poetico che sconfina nel mistico, come si è visto nella canzone “L’Angelo” (ma ci sono altre canzoni che riportano nel testo o nel titolo la parola “Angelo”). Gli dico che è uscita su Rocca un’intervista che mi ha fatto Giuseppe Moscati, e che Rocca è una rivista della Pro Civitate Christiana di Assisi, lui mi identifica come soggetto cattolico, e ogni tanto mi punzecchia. Io gli faccio notare che lui cita spesso nelle sue canzoni l’importanza
del “retaggio cattolico” (nella canzone “Sollievo animale”) e anche più volte Dio.

Mi dice che il suo retaggio cattolico rimane in lui anche sotto forma di senso di colpa, “però se lo elaboriamo bene ci possiamo giocare ed è una risorsa poetica”, gli dico, pensando a certi passaggi di racconti e romanzi di John Fante, soprattutto “Chiedi alla polvere”, se non ricordo male. Accanto a noi sono sedute due giovani donne, Bobo le chiede: “Il cane fuma, avete una sigaretta per lui?”, le ragazze sorridono e rispondono gentilmente, ma Bobo decide comunque di andare a comprarle e mi chiede di accompagnarlo. Una delle giovani donne, visto che prima Bobo aveva detto che ha una tosse canina in questo periodo, gli fa osservare che non dovrebbe fumare, lui risponde con una citazione de “La coscienza di Zeno” per “giustificarsi”.

Poi un altro tipo seduto al tavolo con una tipa chiede a Bobo:
“Ma non avevi smesso di fumare?”, e lui risponde: “Sì, ma ho ripreso…tutto!”. Ridiamo e poi andiamo verso il tabacchino. Tornando mi dice che sabato prossimo suonerà e canterà a Fosdinovo, al Museo della Resistenza, al festival “Fino al cuore della rivolta”, mi invita ad andare e a proporre, per una prossima edizione, il mio monologo “Tonino Micciché sarai ricordato”, di cui gli ho accennato prima. Tornando ai tavoli troviamo le stesse ragazze, questa volta accetto un calice di vino bianco che Bobo mi vuole offrire. Dopo un po’ arrivano due suoi amici, lui chiede ai suoi amici conferma della somiglianza che c’è, secondo lui, tra e me e un certo Sergino, un musicista che suonava con
lui e che è morto qualche anno fa. Poi cita altre figure “sudamericane” alle quali io potrei
assomigliare. Prima di salutarci e di darci appuntamento a sabato prossimo, mi dice che gli
piacerebbe farsi fare un’intervista da me dal titolo “L’importanza della bestemmia”, specificando il senso antropologico e terapeutico di questa sua quasi provocazione. Io gli rispondo con la citazione di Emile Cioran: “Le espressioni che preferisco sono tre: ‘L’inno, la bestemmia e l’epilessia’”.

Poi penso che Cioran, mistico laico e scettico, mi ha fatto riavvicinare alla Bibbia e forse anche a Dio, così come succede per certe canzoni e certe “battute” di Bobo Rondelli. Stefano Bollani, nel docufilm “L’uomo che aveva picchiato la testa”, dice che Bobo è un vero poeta maledetto, io direi “maledettamente benedetto”, se si potesse usare questa sorta di ossimoro, e però penso anche alle parole di certi uomini di Dio come Arturo Paoli, che ha scritto il libro “Della mistica discorde”, ecco, Arturo Paoli, don Tonino Bello e altri come loro, alcuni viventi tutt’oggi, dicono che spesso il Vangelo passa per vie estranee e lontane dalla Chiesa, purtroppo e fortunatamente, Bobo Rondelli con Cioran, credo siano alcune di queste “finestre”.

E me lo conferma una frase che Bobo mi dice mentre camminiamo: “Ti invidio in quanto cattolico perché ogni tanto vorrei sapere pregare”, ho dimenticato di dirgli che lui prega e fa pregare con molte sue canzoni, e gli ho sussurrato (non so se
lo ha sentito) che Emile Cioran, nonostante il suo stile da scettico e elogiatore della bestemmia terapeutica, una volta aveva scritto: “Bisognerebbe poter pregare”.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *