Strage di Brandizzo: ricordare per prevenire

di Vito Totire

Mandare a casa il governo Meloni con il suo decreto 103/2024 che tenta di demolire (definitivamente) le attività di vigilanza.
A un anno dalla orrenda strage di Brandizzo è doveroso ricordare le vittime non solo per denunciare gli errori e le omissioni del passato ma anche per evitare che errori e omissioni si ripetano.
Le cronache informano sull’andamento delle indagini che non paiono essere, come sarebbe necessario, sufficientemente rapide.
Ne seguiremo, ovviamente, l’andamento. Tuttavia ad alcuni interrogativi si è potuto dare risposta da subito: la salute e la sicurezza dei lavoratori non possono essere delegati ad un’organizzazione del lavoro che non si fonda sulla loro partecipazione attiva.
La tragedia di Brandizzo pare emblematica di una organizzazione lavorativa gerarchizzata e di tipo paramilitare in cui “la base” dei lavoratori è persino esclusa dalla informazione sul
rischio. In queste organizzazioni la informazione sul rischio, persino quello acuto e potenzialmente/immediatamente mortale “si ferma” ad un certo grado della scala gerarchica e non raggiunge gli operai più direttamente esposti.
Si tratta di una prassi inaccettabile e persino, per così dire, “illegale”, considerato che il diritto alla informazione è da sempre uno dei capisaldi della prevenzione (art.4 DPR 303/1956).
Come si è arrivati alla strage di Brandizzo ?
E soprattutto: cosa sarebbe accaduto se quel tragico evento fosse stato preceduto da un intervento di prevenzione cogestito dal gruppo operaio omogeneo in sinergia con un servizio pubblico di vigilanza?
Sarebbe accaduta una cosa molto semplice: una assemblea di gruppo omogeneo coordinata da ispettori di un servizio di vigilanza avrebbe evidenziato che “ogni tanto si rischia che ti arrivi addosso un treno mentre stai lavorando”.
Una simile previsione avrebbe indotto un servizio di vigilanza ad emanare disposizioni o prescrizioni finalizzate alla prevenzione di questi eventi catastrofici.
Purtroppo oggi, in tutti i comparti lavorativi, i lavoratori sono esclusi dalla redazione, definizione e validazione del DVR- documento di valutazione del rischio, un documento spesso gestito “dall’alto”, semi-segreto, comunque non partecipato e validato dai lavoratori, con la aggravante di frequenti e gravi forme di ostruzionismo, e anche di persecuzione, nei confronti dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.
Ma la strage di Brandizzo va oltre la solidarietà umana e politica che dobbiamo ai familiari, sia per supportarli nella difficile elaborazione del lutto sia per i risarcimenti a cui essi hanno diritto , ANCHE SE SAPPIAMO CHE NULLA POTRA’ DAVVERO RISARCIRE VERAMENTE LE PERDITE UMANE SUBITE.
La strage di Brandizzo, come tutte le altre, non riguarda solo il passato ma guarda al futuro per il semplice motivo che le omissioni che la hanno consentita saranno in futuro sempre più profonde e gravi.

IL DECRETO 103/2024 DEL GOVERNO ATTUALMENTE IN CARICA E’ INFATTI FORIERO DI NUOVE STRAGI IN QUANTO COMPORTA UN COLPO QUASI LETALE AGLI ORGANI DI VIGILANZA SECONDO LA PRASSI DI “NON DISTURBARE IL PADRONE”.

Dopo ogni strage ed ogni macabro omicidio (da quello di Luana D’Orazio e quello di Satnam Singh, ma la lista sarebbe infinita…) i governi filo-padronali “minacciano ” rigorosi interventi di vigilanza, ma si tratta di pura propaganda mediatica.
Questi controlli durano 24 ore, fotografano situazioni ovviamente disastrose ma dopo 24 ore tutto torna alla routine di sempre.
Ora il governo Meloni assesta un colpo gravissimo (dopo l’altra propaganda/promessa della assunzione di nuovi ispettori): gli interventi ispettivi devono essere preannunciati 10 giorni prima !

Dobbiamo mettere in campo tutte le nostre energie perché questo decreto venga annullato.
Il tentativo di indebolire gli organi di vigilanza è, sia pure in maniera strisciante, di vecchia data ma questo governo tenta il colpo finale e tuttavia. Appunto, non parte da zero: visto che parliamo dei “ferrovie “ è proprio la consuetudine storica che riguarda le ferrovie ad ispirare il governo Meloni.
Le ferrovie , anche dopo il decreto 81/2008, hanno continuato il loro ostruzionismo contro i poteri di vigilanza delle Usl. Il motivo è semplice: è preferibile per il “padrone” il vecchio modello: gli interventi ispettivi non sono a sorpresa ma sono da programmare, di intesa, tra controllato e controllore.
Il governo Meloni dunque tende a generalizzare a tutti i comparti lavorativi quello che era il
modello di relazioni tra ferrovie dello stato e ispettorato del lavoro.
Cosa abbia prodotto questo modello, oltre che dagli eventi come la strage di Brandizzo, lo possiamo dedure dagli effetti dell’amianto sui lavoratori che “le ferrovie” ancora oggi si ostinano a non riconoscere e non voler risarcire.
Una strage/stillicidio meno eclatante di quella di Brandizzo ma non meno grave, solo perché “diluita” nel tempo.

Faremo, su questo tema, una proposta di mobilitazione a tutte le forze operaie e le forza sociali che hanno a cuore la giustizia e la prevenzione perché è inammissibile, in un paese civile, che un lavoratore ferroviario colpito da malattia tumorale da amianto oltre ad essersi ammalato venga anche disconosciuto.
Oggi il pensiero e la memoria sono focalizzati sulla strage di Brandizzo; ci uniamo ai compagni di lavoro, ai familiari, a tutti gli “onesti” che non accettano soprusi ed “amnesie” con un auspicio : RESISTERE , RESISTERE, RESISTERE.

Vito Totire, medico del lavoro, portavoce Rete nazionale lavoro sicuro via Polese 30, 40122, Bologna, 333.4147329
Bologna, 30.8.2024
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alexik

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