Il mio corpo era alfabeto braille

di Natalino Piras

 

Nico Orunesu, Notte popolata, olio su tela (dettaglio)

Il mio corpo era alfabeto braille. Così dice Seamus Heaney, bardo d’Irlanda, premio Nobel 1995. Il contesto là descritto è quello della regina della torbiera, mamà grande di un’isola tanto devastata quanto icona del mondo. Alfabeto Braille, per i ciechi, come se mani fugaci e voraci, lepias e tostas, volessero lasciare orma, imprenta, ormina, in un territorio fatto di concretezza e di spirito. Corpo di carbone, di minas et mineros, e di luce.

Grande poeta, Seamus Heaney, bardo d’Irlanda, prematuramente morto a 74 anni nel 2013, un 30 di agosto. La parola gli deve molto, la capacità della lingua dei vedenti e dei ciechi di stare come medium del racconto e delle favole che le storie intrecciano, la presenza di tante regine della torbiera che come janas tessono in telai orizzontali e verticali. L’antico e il moderno.

Seamus Heaney è stato e resta un nostro contemporaneo Omero. Ci sono momenti che la sua e nostra regina della torbiera, anche lei corpo di alfabeto Braille, si trasformano in mariposas danzanti in stazioni della metropolitana, prima che arrivino le devastazioni dei terroristi.

Il mio corpo era alfabeto Braille.

Pensate a quanto così avrebbe voluto essere Creusa, sposa di Enea, perita nell’incendio di Troia. Invece delle mani dello sposo, impegnate nella salvaguardia del padre Anchise e del figlio Ascanio, l’avvolsero mani di fuoco, di conquistatori stupratori.

L’alfabeto Braille non era ancora stato inventato al tempo che la cieca violenza degli assedianti metteva in assedio un intero popolo che sosteneva le ragioni di un rapitore di donne, di un violatore dei codici dell’ospitalità. Elena di Sparta era anche lei una regina della torbiera e tale resta, oggi icona di una guerra senza fine tra assedianti e assediati che da tempo hanno perso lo spirito della pietas che nel tempo del mito condividevano i greci e i troiani: furono loro a inventare un tempo di tregua per seppellire i morti.

Se il bardo d’Irlanda avesse potuto continuare a cantare – una volta ci incrociammo in aeroporto e lui non vide me che lo riconobbi – chi sa cosa avrebbe aggiunto all’alfabeto Braille che tasta sul corpo di noi tutti resi insensibili alla guerra e alla pace, mani come prime e ultime parole, smarrite nella cecità.

Natalino Piras 

* “Il mio corpo era alfabeto braille” è un verso tratto dalla poesia di Seamus Heaney The Bog Queen (La regina della torbiera), contenuta in Terra di palude. Poesie: Bogland Poems. Con testo a fronte in inglese, Trad. e cura E. Passannanti, Brindin Press, Salisbury, 2009

https://www.facebook.com/natalino.piras

Immagini: Nico Orunesu

 

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