Quanti sono oggi i nicaraguensi? Ah, saperlo, saperlo!

Il censo secondo l’orteguismo

di Bái Qiú’ēn

A pensare male, si fa peccato ma spesso ci si indovina. (Giulio Andreotti)

«Il censimento sta andando avanti, abbiamo già censito centinaia di migliaia di abitazioni, è davvero un successo», aveva affermato Rosario Murillo nel suo sproloquio quotidiano dell’8 maggio 2024.

Dopo questa dichiarazione, da parte sua ha fatto seguito il silenzio più assoluto.

Il nono censimento della popolazione e delle abitazioni (Censo de Población y Vivienda, CEPOV) iniziato il 30 aprile doveva concludersi alla fine di maggio, ma l’istituto statale incaricato di svolgerlo (Instituto Nacional de Información de Desarrollo, INIDE) ha più volte prorogato non ufficialmente la data della conclusione a causa delle difficoltà di reperire le persone nelle loro abitazioni. Senza dubbio la quantità di informazioni sarebbe notevole: 38 pagine stipate di domande. Una volta elaborate si avrebbe senza dubbio una “fotografia” dettagliata della situazione oggettiva del Paese. O, come affermava lo stesso INIDE: «un ritratto preciso».

Però…

A tutt’oggi è ignoto persino il numero complessivo degli abitanti censiti o quanto meno in modo approssimativo la percentuale. Eppure i dati erano digitati direttamente su tablet Samsung e raccolti centralmente per essere poi elaborati (la semplice somma degli intervistati non è un’operazione complicatissima e qualunque programma informatico la fornisce automaticamente aggiornata, mano a mano che si inseriscono i dati).

Però…

Un paio di settimane dopo l’avvio dell’operazione e cinque giorni dopo le affermazioni di Rosario, in una intervista televisiva su Canal4 (che in parecchi ormai chiamano «Banal4»), già il 13 maggio Luis Ramírez Tercero, direttore di INIDE, aveva affermato: «Praticamente in tutti i comuni la gente ha collaborato molto, anche se abbiamo incontrato alcune difficoltà nell’avvicinare la popolazione». Se la gente ha collaborato, non si capisce quali problemi potessero esistere nell’avvicinare la popolazione. La spiegazione è semplice: nella Neolingua le parole «gente» e «popolazione» indicano due “entità” distinte e separate.

Eppure, se si consulta il dizionario della RAE (Real Academia Española), alla voce «gente» si può leggere: «pluralità di persone» e alla voce «población»: «insieme di persone che abitano in un determinato luogo». In buona sostanza, queste due semplici parolette sono l’una il sinonimo dell’altra indicando entrambe «le persone che vivono in Nicaragua».

L’Archelingua è ormai in via di estinzione tra i funzionari orteguisti «L’auspicio era che attorno al 2050 [la Neolingua] potesse sostituire totalmente l’archelingua, vale di re l’attuale lingua standard. Nel frattempo, comunque, guadagnava terreno abbastanza celermente, dal momento che tutti i membri del partito tendevano, nei loro discorsi di ogni giorno a fare un uso sempre più ampio di parole e strutture grammaticali della neolingua» (George Orwell, 1984).

Non essendo ancora al 2050, a un certo punto dell’intervista, la giornalista di Canal4 aveva posto una domanda assai semplice (utilizzando l’Archelingua): «Esiste una percentuale sull’avanzamento del censimento?». Risposta del funzionario (in Neolingua): «Sono del parere che non possa essere resa nota per ragioni che potrebbero portare a qualche imprecisione, quindi è meglio aspettare». Giustissimo: se dicesse che la percentuale è del 50,4% e poi risultasse che era del 50,3% sarebbe un’imprecisione gravissima. Per cui occorre aspettare ovviamente che la popolazione si trasformi in gente e si faccia avvicinare dagli intervistatori. È evidente dalle parole pronunciate che il dato è disponibile, ma si preferisce non divulgarlo con la scusa della sua possibile imprecisione. Qualche virgola di differenza farebbe un grave danno all’immagine, ma se dopo quindici giorni di attività censoria l’intervistato avesse parlato del 50% e poi fosse risultato che non arrivava al 30%, il danno sarebbe stato irreparabile. Purtroppo la torsione dei significati operabile nella Neolingua non è facilmente applicabile ai numeri.

Verso la fine di maggio (esattamente il 23) INIDE ha comunque comunicato che gli intervistatori erano nella fase «de repela»*. Tradotto dal nicaraguense (puro pinolero): un secondo passaggio nelle abitazioni in cui non erano stati trovati gli abitanti. E avevano aggiunto, candidamente: «È necessario ripassare due o tre volte». Il che, ovviamente, comportava un tempo maggiore rispetto al previsto (ossia al programmato e organizzato a tavolino).

Insomma: INIDE non ha fornito effettive informazioni e le parole dette rappresentano il classico “dire e non dire”, tipico di chi non vuole o non può scoprire le carte.

Ad altra domanda, relativa alla data di chiusura del censimento, sempre il 13 maggio il direttore di INIDE aveva risposto con la sicurezza di chi tutto sa: «il 29 maggio». Senza però specificare di quale anno o secolo.

Infatti, dieci giorni dopo, in un’altra intervista aveva affermato: «Ci sono zone remote, luoghi in cui dovremo viaggiare in panga [piccola imbarcazione per il trasporto di merci o di persone], asino, mulo, quindi è possibile che ci voglia un po’ di più di tempo, quindici giorni o più». A quanto pare i dirigenti di INIDE non conoscevano il territorio del Nicaragua e non avevano pensato all’esistenza di numerose abitazioni isolate fuori dai centri cittadini, spesso raggiungibili soltanto su strette strade sterrate o addirittura su sentieri non transitabili con veicoli comuni. Oltretutto, proprio all’inizio dell’invierno, ossia la stagione delle piogge che trasformano i sentieri in pantani. Chiunque abbia viaggiato in Nicaragua non come semplice turista conosce benissimo questa realtà, ignota o ignorata dai dirigenti di INIDE.

Eppure, nel decreto presidenziale n. 4 pubblicato ne La Gaceta Diario Oficial il 15 marzo 2017, si affermava che il censimento è «un compito arduo che richiede un lungo periodo di pianificazione e coordinamento per essere sviluppato con successo». Rendersi conto esattamente della difficoltà di raggiungere numerose abitazioni (in genere di famiglie contadine) era il primo passo da compiere. Ma pure i termini «pianificazione e coordinamento» nella Neolingua hanno un significato altro.

Questo lungo periodo di pianificazione e di coordinamento (iniziato nel 2017) non ha infatti previsto la difficoltà tecnica di raggiungere le centinaia o migliaia di abitazioni sparse nel territorio nazionale.

A tutt’oggi, fine ottobre 2024, dopo ben cinque mesi dallo strombazzato 29 maggio (altro che quindici giorni o più), non pare ancora conclusa l’attività della raccolta dati.

Eppure, fin dal mese di aprile sui vari social praticamente tutte le istituzioni avevano sollecitato (per meglio dire: letteralmente bombardato) la cittadinanza: «El Censo Nacional 2024 ha llegado, ¡abre tus puertas y participa! Todos contamos. Tu participación es crucial para contar con datos precisos y planificar el futuro de nuestra Nación» (o «de nuestra Alcaldía», se il messaggio era inviato dall’amministrazione comunale). Si può tralasciare il fatto che all’inizio della loro attività gli “intervistatori” erano scortati dalla polizia e dai responsabili locali del FSLN orteguista (spesso con tanto di bandiere rojinegras sventolanti al vento), fornendo in tal modo l’apparenza (?) che si trattasse di una faccenda di partito più che di interesse nazionale. Per cui molte persone non aprivano la porta pur essendo in casa.

Da tempo la sfiducia nell’orteguismo è in costante aumento, checché ne dica la propaganda. Basta riflettere sul numero di votanti alle politiche e presidenziali del 7 novembre 2021 (2.860.559) ben lontani dal numero degli elettori che avrebbero potuto esprimere il loro voto (4.478.334): il 65,23%, con un calo del 3% rispetto alle elezioni precedenti. Era una data parecchio vicina al periodo delle proteste popolari spontanee del 2018 e la conseguente crisi socio-politica aveva di certo influito sulla scarsa affluenza alle urne. Con 155.854 nulli, i voti validi sono stati soltanto 2.704.705, abbassando ulteriormente la percentuale, sebbene di pochi decimi.

Che il FSLN orteguista abbia ottenuto ufficialmente il 75,92% (2.053.342) risulta a tutti gli effetti una vittoria di Pirro. Pochi mesi prima delle elezioni, il 4 agosto 2021, il buon Fidel Moreno aveva infatti dichiarato che i militanti del FSLN orteguista erano oltre 2 milioni e 100mila, ossia più di coloro che hanno poi votato per lo stesso partito nel quale ufficialmente dovrebbero militare. Forse il segretario generale dell’Alcaldía di Managua e braccio destro della vicepresidenta aveva un po’ esagerato nei numeri, forse una parte dei cosiddetti militanti lo era (e lo è) per il semplice quieto vivere, forse i dati elettorali sono fasulli, forse…

A questi dati non certo entusiasmanti occorre aggiungere che da alcuni anni la partecipazione alla celebrazione del 19 luglio avviene “su invito” (essenzialmente dei giovani della Juventud Orteguista), in parte per il timor panico che la coppia reale Ortega-Murillo ha di un possibile attentato, ma soprattutto perché è sempre più difficile organizzare manifestazioni con un’affluenza “oceanica”. Ne ricordo personalmente parecchie, sia nella Plaza de la Revolución sia in quella de la Fe. È un ricordo che fa venire un nodo alla gola vedendo i quattro gatti “invitati” di questi ultimi anni, tutti irrigimentati e attentamente controllati… non sia mai che vi sia un infiltrato.

Grazie all’insistenza sulla data finale del censimento, ripetuta come un mantra, è evidente che tutti coloro che non sono ancora stati censiti non ritengano necessario farsi trovare nella loro abitazione. Chissà se questa eventualità era stata prevista nel corso della «pianificazione e coordinamento»?

Eppure dovrebbe essere ben noto il meccanismo tipico e generalizzato del passaparola tra vicini quando è in arrivo “el cobra”, ossia l’incaricato dell’usuraio per la riscossione delle quote settimanali di restituzione: il cobrador trova assai spesso le case completamente disabitate (almeno in apparenza). Una, due, tre… volte.

Considerando che dal 2005 non si è svolto alcun censimento (sebbene la legge in vigore stabilisca che si debba realizzare ogni dieci anni), la stima degli abitanti nel 2018 era di 6 milioni 572 mila. Secondo le proiezioni demografiche nel 2022 la popolazione era calcolata in quasi sette milioni di abitanti (6.948.000), con un incremento di circa 100mila unità annuali. Il che porterebbe la popolazione del 2024 a circa 7 milioni e 200 abitanti. Dal 2018 a oggi oltre un milione di persone hanno però abbandonato il Nicaragua e chissà quanti decessi effettivi ha causato il Covid, per cui attualmente la popolazione censita potrebbe essere inferiore o pari a quella del 2018. Se ciò risultasse evidente e indiscutibile dai dati del censimento, non c’è Neolingua che possa edulcorare la pillola. Sul senso delle parole si può discutere, ma sui numeri è un po’ più complicato. Meglio, quindi, tirarla per le lunghe e non divulgare i dati né oggi, né domani, né mai.

* La repela è la ricerca successiva dei chicchi rimasti indietro dalla raccolta delle noccioline americane (maní). È effettuata da coloro che abitano nelle vicinanze del campo, i quali poi in genere vendono al padrone il loro misero raccolto per un tozzo di pane, necessario però alla sopravvivenza.

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