Le anatre e i topi

(ripreso da https://chiedoaisassichenomevogliono.wordpress.com/)

«Ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre.» (Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta)

M’ero anch’io, come in tanti fecero e altrettanti – immagino – faranno, mosso a tentazione di scrivere cose su navi che vanno e vengono, a prolungare agonie di disgraziati, a sfregio d’umanità. Pure a saccheggio di finanza per fatto che tale risorsa è a destinarsi ad arricchimento per sacrali prebende di chi già n’ebbe a iosa ed inevitabile sottrazione a chi più ne abbisogna, per somma conquista di podio di simposio unilaterale. Ma mi trattenni, forse per quel senso di disgusto che mi produce effetto di repulsa ad ogni nuova che pare sempre più vecchia. Mi verrebbe anche da citar guerre e massacro vario che non s’accomoda a far prendere fiato a moltitudine già preda di sofferenza indicibile. Ma non mi viene, non mi viene più.

Ciò che mi viene è esprimere esterrefatta costernazione per assuefazione ad orrore che induce tali altre moltitudini di pingui quotidiani a voltar sguardo altrove per ignavia conclamata, quando non a sperticarsi in lode e a declamar odor di santità per chi fece d’espressione quotidiana augurio di morte e sterminio, finanche soddisfazione quando questa avviene a disgrazia di disgraziato. Ma non ci fu un tempo – nemmeno lontano – che a declamare soddisfazione per continuo decesso si stimolava imperitura scomunica? Ed io che non batto mio petto per miserere ma vivrò di indignazione a stempero di magnesia, ho ancora cittadinanza tra persone dabbene? Oppure mi tocca chieder ospizio al demonio, che peccai di terribile oltraggio, fedifraga debolezza e tradimento patrio, per farmi commuovere da sangue e lacrime?

«Le scimmie predicarono l’ordine nuovo, il regno della pace. E tra i primi entusiasti furono la tigre il gatto il nibbio. Poco a poco, tutti gli altri animali si convinsero. E fu un tripudio dolcissimo, una fraterna agape vegetariana. Ma un giorno il topo, urbanamente scherzando col gatto, si trovò rovesciato sotto le unghie del recente amico. Capì che la cosa si metteva come per l’antico. Con tremula speranza ricordò al
gatto i principi del nuovo regno. «Si,» rispose il gatto «ma io sono un
fondatore del nuovo regno». E gli affondò i denti nel dorso». (L.S.)

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