Scor-data: 19 febbraio 1999

Massimo D’Alema e i «capitani coraggiosi»

di d. b. (*)  

Anni fa il quotidiano «Il fatto» dedicò un editoriale (non l’ho conservato ma fidatevi della mia memoria stavolta) nel quale spiegava che come un orologio rotto due volte al giorno segna l’ora esatta così Massimo D’Alema ogni tanto dice una cosa giusta: ben detto e statisticamente inoppugnabile.

Ovviamente il problema principale non è se D’Alema sia una volpe o un ingenuo ma in base a quale logica politica si muova. Fra i tanti episodi che lo riguardano vale la pena di vederne uno del 19 febbraio 1999 che riguarda la definizione di “capitani coraggiosi” per sostenere un gruppo di capitalisti emergenti, più avvoltoi che imprenditori ma questo non interessa a D’Alema.

Lo racconto saccheggiando la ricostruzione di un documentatissimo libro pubblicato nel 2007 da Chiarelettere: «Capitalismo di rapina» – sottotitolo «La nuova razza predona dell’economia italiana» – è scritto da Paolo Biondani, Mario Gerevini e Vittorio Malagutti ovvero tre giornalisti di testate importanti (nientemeno che «Corriere della sera» e «L’Espresso») che qui sciolgono le briglie e raccontano in libertà quel che le cronache ingessate minimizzano, nascondono o rendono incomprensibile nel gioco dei “pastoni”.

Il secondo capitolo del loro libro si intitola appunto «Razza predona» («Gnutti e i bresciani: colpo grosso alla Telecom») e si apre con la frase, poi diventata famosa, di «capitani coraggiosi».

A fine anni Novanta «la razza predona comincia le prove generali del suo assalto al cielo dell’alta finanza. Un assalto che frutterà guadagni giganteschi, nell’ordine di miliardi di euro. Una scalata tira l’altro ma l’inizio di tutto è l’attacco alla Olivetti, nobile decaduta dell’aristocrazia industriale italiana. Nell’estate 1998 i titoli dell’azienda di Ivrea corrono a più non posso in Borsa. Rialzo dopo rialzo, nel giro di un anno il prezzo delle azioni è più che triplicato. Solo pochi mesi prima nessuno avrebbe scommesso una lira sul futuro di questo marchio […] Dal settembre 1996 il timone dell’azienda è nelle mani di Roberto Colannino, uno sconosciuto manager mantovano pescato da Carlo de Benedetti alla Sogefi […] Il nuovo capo ha un mandato preciso: cedere le attività tradizionali, cioè personal computer e i servizi informatici per concentrarsi sulla grande scommessa del futuro, i telefonini della controllata Omnitel, lanciata dallo stesso De Benedetti nel 1995 […] Ma l’ottimismo sul rilancio aziendale non basta a spiegare il rialzo. In realtà gli acquisti hanno un mandante preciso. A tirare le fila del rastrellamento è un finanziere bresciano fin lì sconosciuto alle cronache. Si chiama Emilio Gnutti, Chicco per gli amici, e guida un nutrito gruppo di investitori […] Gente tosta i seguaci di Gnutti, quasi tutti bresciani doc […] Comincia così l’irresistibile ascesa dei “capitani coraggiosi” per usare la definizione attribuita all’allora presidente del Consiglio, Massimo D’Alema. Il 19 febbraio 1999, quando ormai Gnutti e Colannino hanno cominciato la loro scalata a Telecom, D’Alema spezza pubblicamente una lancia in loro favore dichiarando: “Si tratta di un gruppo di imprenditori e menager ben noto […] Allo stato delle cose consentitemi di apprezzarne il coraggio”. I vertici dei Ds, oltre a D’Alema anche il ministro dell’ Industria Pierluigi Bersani, sostengono questi finanzieri emergenti nella speranza di coltivare un polo alternativo ai vecchi salotti del capitalismo nazionale […] Un clamoroso errore di valutazione […] Basteranno pochi anni a demolire il mito di questa nuova genia di investitori. Alla prova dei fatti alcuni dei cosiddetti “capitani coraggiosi” si comportano come una ciurma di speculatori, senza un reale progetto industriale, interessati solo al guadagno di breve periodo, con buona pace delle regole del mercato e, in qualche caso, anche del codice penale».

Si ricorderà come è finita la Telecom.

Il capitolo successivo del libro di Biondani, Gerevini e Malagutti passa a occuparsi del «Partito trasversale degli affari» ovvero «Il premier D’Alema e i compagni di Unipol» ma questa è un’altra storia – pur se connessa alla precedente – e magari se ne parlerà in un’altra occasione.

Del resto l’ideologia di D’Alema (e del suo partito) è bene sintetizzata da una sua dichiarazione a «La repubblica», nel luglio 2005: «Gli speculatori fanno plusvalenze. Se rispettano le leggi dello Stato perché criminalizzarli?». Un ossimoro o se preferite parlar volgare una cazzata. Il 6 febbraio 1998 era nata, per volontà di D’Alema, la fondazione «Italianieuropei» e basta vedere chi la finanzia per capire la linea politica di quel Pds che pochi giorni dopo, diverrà Pd. Perdendo ufficialmente (in realtà è solo una presa d’atto anagrafica) la “s”. Quella “s” che stava per… diamine, ce l’ho sulla punta della lingua. Appena mi viene in mente ve lo dico.

 

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Talvolta il tema è più leggero che ogni tanto sorridere non fa male, anzi.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 19 febbraio fra l’altro avevo ipotizzato: 1473: nasce Copernico; 1925: circolare dei prefetti contro gli zingari «pur se in regola»; 1937: strage a Debre Libanos; 1942: deportazione di 112 mila cittadini Usa di origine giapponese; 1945: Iwo Jiima; 1998: riforma del giudice unico; 2004: procreazione assistita, legge 40. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *