Storia di una ladra di libri – Brian Percival

di Ismaele (*),

prima devo fare una dichiarazione d’odio: ma come si fa a mostrare i titoli dei libri in inglese, a insegnare a una bambina tedesca, nella Germania nazista, a scrivere in inglese, durante la seconda guerra mondiale?

addirittura nella cantina c’è una parete nella quale Liesel scrive le parole che inizia a imparare (in inglese!), senza nessun senso del ridicolo.

 

lo stesso avveniva in “The reader”, con Kate Winslet.

come se in un film facessero vedere Aristotele che scrive in inglese.

qui è evidenziato il problema, si ride, naturalmente (in uno dei più bei film della storia del cinema).

passo al film: la storia è didascalica, gli eventi sono incredibili, per la precisione e le coincidenze telefonate, i colpi di scena a ripetizione annoiano, rendono tutto troppo finto, non sarà questo uno dei film che resteranno su un tema così importante.

e però una cosa molto bella c’è, le interpretazioni, che  valgono il prezzo del biglietto, Emily Watson e Geoffrey Rush sono bravissimi e Sophie Nélisse (Liesel), già apparsa in “Monsieur Lazhar”, è davvero brava.

 

(*) Trovate questo appuntamento in blog ogni lunedì e giovedì sera: di solito il lunedì film “in sala” e il giovedì quelli da recuperare. Ismaele si presenta così: «“Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla mia morte” (François Truffaut). Siccome andare al cinema deve essere piacere vado a vedere solo quei film che penso mi interessino (ognuno ha i suoi pregiudizi). Ne scriverò e mi potrete dire se siete d’accordo o no con quello che scrivo; ognuno vede solo una parte, mai tutto, nessuno è perfetto. Ci saranno anche film inediti, ma bellissimi, film dimenticati, corti. Non parlerò mai di cose che non mi interessano o non mi sono piaciute, promesso; la vita è breve non perdiamo tempo con le cose che non ci dicono niente» (db)

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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