Scor-data: 5 giugno 2000

Cile: la Corte d’Appello di Santiago del Cile ritira l’immunità all’ex presidente  Augusto Pinochet

di David Lifodi (*)

È il 5 giugno 2000 quando la Corte d’Appello di Santiago del Cile ritira l’immunità all’ex presidente  Augusto Pinochet, imputato di 109 capi d’accusa e ricercato a livello internazionale. Con tredici voti a favore del desafuero, la messa in stato d’accusa, e nove contrari, la Corte imponeva al vecchio macellaio il processo per la sua partecipazione attiva alla carovana della morte, l’internazionale nera che ricercava in Cile e nell’intero continente gli oppositori politici per giustiziarli.

La condanna di Pinochet sembrava un miraggio non solo per i cileni, ma per tutti i latinoamericani, che temevano quell’uomo tanto da credere fermamente nel detto “in Cile non si muove foglia senza che il dittatore non voglia”. La difesa di Pinochet presentò ricorso, ma di nuovo la Corte confermò il verdetto che sanciva l’obbligo, per il militare, di essere sottoposto a processo. Pinochet era stato accusato di essere corresponsabile di 57 omicidi e 19 sequestri di persona, mandante e ideologo di quel piano di terrore che voleva sottomettere il Cile e tutto il continente all’ideologia fascista in campo politico e neoliberista in ambito economico. La battaglia del dittatore cileno con la giustizia, però, era tutt’altro che conclusa. Pochi mesi prima, il 23 gennaio 2000, Pinochet aveva provato a sottrarsi all’interrogatorio del giudice Juan Guzmán adducendo problemi di salute: i suoi avvocati sostenevano che il “poveretto” non era in grado di sopportare il processo. Pur di sfuggire alla giustizia, Pinochet era disposto a tutto, anche a farsi passare per demente: non era la prima volta che l’ex presidente cileno cercava di evitare il processo por demencia. Ci riuscì, alla fine, il 1 luglio 2001, quando la Corte d’Appello di Santiago decise, con 2 voti a favore su 3, di non procedere per via giudiziaria a seguito della sua demencia vascular subcortical. Quel giorno, purtroppo, Pinochet passò alla storia come il dittatore che aveva scampato il processo per omicidi e sequestri grazie alla sua pazzia: la pseudo infermità mentale gli aveva garantito l’impunità. Del resto, quando nel gennaio 1998 il Partito Comunista Cileno presentò le sue prime denunce contro il criminale che aveva governato il paese con il pugno di ferro grazie al colpo di stato dell’11 settembre 1973, nessuno immaginava che Pinochet avrebbe fatto i conti con la giustizia. Fu sempre nel 1998, nel mese di settembre, che il dittatore si recò in Inghilterra per visitare alcune fabbriche che producevano armamenti, quando fu costretto a sottoporsi ad un’operazione d’urgenza per ernia al disco. Poco più di un mese dopo, mentre il “paziente inglese” si trovava ancora in Gran Bretagna per la convalescenza, il giudice spagnolo Baltasar Garzón emise un mandato d’arresto per l’omicidio di alcuni cittadini spagnoli avvenuto sotto la sua presidenza: si trattava di oppositori politici che erano passati dai centri di detenzione clandestini della Dina, la polizia politica pinochettista. A quel punto, Pinochet si tramutò nell’ospite più scomodo che l’Inghilterra avesse mai avuto. Scotland Yard notificò al dittatore un mandato in cui ingiungeva a Pinochet di farsi processare e sollecitava il governo britannico ad estradarlo in Spagna, mentre la sua sodale Margaret Thatcher, senza alcuna vergogna, strillava affinché il suo amico fosse libero, fino a definirlo come “l’unico prigioniero politico del Regno Unito”. L’8 ottobre 1999 la giustizia d’Oltremanica autorizzò l’estradizione in Spagna di Pinochet, mentre il governo cileno ne implorava la libertà per motivi di salute minacciando il ricorso ad un arbitrato internazionale. Fu allora che il macellaio cominciò a recitare la parte del malato immaginario, una pantomima che ebbe successo vista la decisione del Tribunale Superiore di Inghilterra e Galles, che gli riconobbe il diritto all’immunità in qualità di ex capo di stato. I verdetti controversi e dissimili l’uno dall’altro si susseguivano di giorno in giorno, fin quando l’ex presidente cileno riuscì a tornare al suo paese. Sembrava l’inizio della fine: in Cile erano in molti a scommettere che Pinochet, i cui simpatizzanti ed estimatori erano ancora numerosi, sarebbe riuscito a farla franca, grazie ad una rete di uomini a lui vicini tra le maggiori cariche dello stato.  Salvatosi dall’estradizione in Spagna, che avrebbe significato il carcere a vita, Pinochet fu accolto all’aeroporto cileno Arturo Merino Benítez con tutti gli onori: aveva un buon aspetto, sembrava in forma, ma soprattutto era riuscito a beffare la giustizia internazionale. Nulla faceva pensare che in patria avrebbe trovato un osso duro come il giudice Guzmán, che ne avrebbe decretato la messa in stato d’accusa, dalla quale peraltro  Pinochet sarebbe riuscito, in seguito, a farla franca. Se il verdetto del 5 giugno 2000 rappresentò una sorta di liberazione per tutti i cileni, la decisione della Corte d’Appello del 1 luglio 2001 fece ripiombare il paese nel gorgo buio della dittatura degli anni Settanta. Purtroppo, Pinochet non sarà l’unico a morire dopo aver goduto dell’immunità durante tutto l’arco della sua vita. Per anni il generale Odlainer Mena, insieme ad altri aguzzini della dittatura, ha fatto ciò che ha voluto, trascorrendo l’età della pensione in una prigione con tutti i comfort, almeno fin quando il caso non è diventato pubblico e l’ex militare, che trascorreva addirittura il fine settimana in famiglia, è stato spedito dallo pseudo carcere di Cordillera a quello di Punta Peuco. Nel 2013 fu lo stesso Piñera, allora presidente del paese, a decretare la chiusura di Cordillera: nonostante le sue simpatie pinochettiste fossero note, un criminale libero per il paese (uno dei tanti) ledeva l’immagine del Cile a livello internazionale.

Il 5 giugno 2000 rimane comunque una data storica per il paese: il dittatore che si credeva il padrone del Cile e della vita dei suoi abitanti, visse come in un incubo el día que jamás soñó.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.

 

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