“La buona scuola”: traduzione e qualche considerazione

di Francesco Masala (*)

L’aspetto colpisce subito, i caratteri ricordano tanto il MinCulPop.

La sostanza del documento è una ristrutturazione del potere, e dei poteri, nella scuola, meno agli insegnanti e al collegio dei docenti, più al Dirigente e ai privati, finanziatori.

 

A pag.5-6 parte una gragnuola di colpi da lasciarti steso, se non sei allenato bene, una serie di slogan e luoghi comuni come “innovazione, sviluppo, e qualità, investimento, potenzialità rivoluzione, avanguardia, rimettersi in cammino, motivare e rendere orgogliosi, rinnovare e rendere più sicure e belle le nostre scuole, intervenire in maniera radicale, scommettere su di voi, la modernità”.

Non fai in tempo respirare che a p.7 si parla di “rinverdire la platea degli insegnanti” e occorre iniziare a restituire i colpi.

L’anno scorso ho fatto la media delle età degli insegnanti (una ottantina) della scuola dove ho lavorato, ottenendo 57 anni!, il più anziano aveva 62 anni. Andando in pensione a 67 anni (provvedimento preso per i giovani, secondo la neolingua di tutti i giorni, come fare le guerre chiamandole missioni di pace) per circa 6 anni nessuno in quella scuola andrà in pensione (magari qualcuno muore prima, è la statistica), e l’età media salirà.

Leggevo l’altro giorno un’intervista a Giovanni Gerbino, professore di Musicologia alla Columbia University:

“Negli Usa le Università richiedono un corpo docente equamente composto da nuove leve, insegnanti a metà carriera  e senior. Questo intreccio di competenze unisce esperienza a freschezza creativa.”(Giornale della musica, n.317-settembre 2014).

Lascio a voi le considerazioni sui nonni insegnanti. Alcuni alunni conoscono solo insegnanti con l’età da nonno.

Segnalo il trucchetto degli stipendi dei lavoratori della scuola al lordo dei contributi (p.49), non si fa mai per nessuna categoria, neanche i peggiori giornali scrivono così. Chi crederà che non siamo tutti dei privilegiati?

A pag.50 si buttano lì alcune frasi banali che (non) hanno bisogno di traduzione: occorre riscrivere il Testo Unico e il CCNL, come piace a loro..

a p.51 si dice che “I crediti riconosciuti durante la carriera e il curriculum personale del docente arricchiscono poi il suo portfolio e sono inseriti in un registro pubblico, consultabile dai dirigenti scolastici (vedi Capitolo 3), che a certe condizioni e nel rispetto della continuità didattica, possono scegliere le migliori professionalità per potenziare la propria scuola”.

Traduzione: si aprirà la campagna acquisti (ma evitano di parlare delle cessioni, che saranno solo rottamazioni)

La governance interna della scuola va ripensata: collegialità non può più essere sinonimo di immobilismo, di veto, di impossibilità di decidere alcunché. Vanno ridisegnati al meglio gli organi collegiali della scuola, distinguendo tra potere di indirizzo e potere di gestione. Il Consiglio dell’Istituzione scolastica diventerà il titolare dell’indirizzo generale e strategico dell’Istituzione; il Collegio docenti avrà l’esclusiva della programmazione didattica; e il Dirigente scolastico sarà pienamente responsabile della gestione generale (coadiuvato dal Direttore Servizi Generali e Amministrativi) e alla realizzazione del progetto di miglioramento definito sulla base della valutazione.(p-71).

Traduzione: il Dirigente scolastico sarà il deus ex machina (come diceva sinteticamente ma inequivocabilmente il Marchese del Grillo “Io sono io e voi non siete un c….”)

Il processo di digitalizzazione della scuola è stato troppo lento, non solo per mancanza di risorse pubbliche. Abbiamo anche investito in tecnologie troppo “pesanti”, come le Lavagne Interattive Multimediali (le famose “LIM”), che hanno da una parte ipotecato l’uso delle nostre risorse per innovare la didattica, dall’altra parzialmente “ingombrato” le nostre classi, spaventando alcuni docenti. (p.74).

Traduzione: fra un po’ rottamiamo anche le LIM oltre che i docenti

Non saremo soddisfatti fino a quando l’ultima scuola dell’ultimo comune d’Italia non avrà banda larga veloce, wi-fi programmabile per classe (con possibilità di disattivazione quando necessario) e un numero sufficiente di dispositivi mobili per la didattica, anche secondo la modalità sempre più adottata del BYOD (Bring Your Own Device, “porta il tuo dispositivo”, per cui la didattica viene fatta sui dispositivi di proprietà degli studenti, e le istituzioni intervengono solo per fornirle a chi non se lo può permettere). (p.76)

Traduzione: tutti gli alunni saranno uguali, qualcuno più uguale degli altri, qualcuno, a cui daremo qualche fondo di magazzino, un po’ meno

A mano a mano che la digitalizzazione delle scuole diventerà più capillare, la smaterializzazione e l’efficientamento dei processi amministrativi potranno

portare ad una considerevole riduzione del peso sugli assistenti amministrativi, ad un ridimensionamento progressivo del loro numero, e pertanto ad un possibile risparmio di risorse che potranno essere reinvestite nella scuola, proprio – ad esempio – per migliorarne ulteriormente i servizi. (p.83)

Traduzione: per ridurre il numero degli assistenti amministrativi metteremo dei computer come nelle ferrovie e aeroporti (alla fine come assistenti amministrativi lavoreranno solo gliUmpa Lumpa, come nella fabbrica di cioccolato di Roald Dahl.)

Con musica e storia dell’arte riportiamo la creatività in classe. (p.91)

Questa è un offesa che grida vendetta, tutte le altre materie insegnate a scuola abbrutiscono lo studente, dicono a tutti

un bambino su tre tra i 5 e i 17 anni è in sovrappeso o obeso, con picchi che raggiungono anche il 40% in alcune regioni. Un dato preoccupante, che dobbiamo contrastare. L’educazione alimentare resta cruciale, ma cominciare dall’attività fisica è una componente fondamentale.

La soluzione è ripartire dai luoghi in cui i bambini e i giovani passano la gran parte del proprio tempo. L’attuazione a livello nazionale di un grande progetto per l’educazione motoria e lo sport a scuola richiede di investire in docenti specializzati in educazione fisica. Attraverso le nuove assunzioni introdotte in questo

Piano beneficeremo di un’ulteriore sinergia di costo: gli oltre 5.300 soggetti iscritti nelle GAE per le classi di concorso “educazione fisica” (nelle scuole medie e nelle scuole secondarie) ci permetteranno di inserire 1 ora a settimana di educazione fisica nelle classi dalla II alla V della scuola primaria.(p-92)

Mai pensato a far sparire le ”macchinette” a scuola, mettere quelle che danno succhi di frutta (quelle vera), e frutta? la logica è ti faccio mangiare cose dannose e ingrassanti,ti faccio sentire in colpa che sei grasso e ti faccio fare un’ora di educazione fisica. (faccio classi da 30, pianti greci sulla dispersione, e la soluzione è: progetti anti-dispersione)

Per creare una nuova generazione di italiani che conoscono bene le lingue, a partire dall’inglese, dobbiamo fare in modo che l’apprendimento sia precoce, attivando percorsi fin dalla scuola dell’infanzia, come già accade in alcuni territori. Ed è fondamentale che una parte di ciò che i bambini imparano sia veicolato direttamente in lingua straniera, potenziandone l’apprendimento nella scuola primaria. Esiste una metodologia sperimentata con successo, si chiama CLIL (Content and Language Integrated Learning). L’uso del CLIL, già obbligatorio per il quinto anno dei licei e degli istituti tecnici dal prossimo anno scolastico (norme transitorie, a.s. 2014-2015), va esteso significativamente anche nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado. (p.94)

Qui e là usano don Milani, che non c’è più, e non si può difendere (e attaccare, soprattutto), basta leggere le lettere dei suoi alunni, le lingue non le imparavano con CLIL, ma andavano a lavorare all’estero d’estate, si imparano così le lingue.

Se il secolo scorso è stato quello dell’alfabetizzazione di massa, durante il quale gli italiani hanno imparato a leggere, scrivere e fare di conto, il nostro è il secolo dell’alfabetizzazione digitale: la scuola ha il dovere di stimolare i ragazzi a capire il digitale oltre la superficie. A non limitarsi ad essere “consumatori di digitale”. A non accontentarsi di utilizzare un sito web, una app, un videogioco, ma a progettarne uno.

Perché programmare non serve solo agli informatici. Serve a tutti, e serve al nostro Paese per tornare a crescere, aiutando i nostri giovani a trovare lavoro e a crearlo per sé e per gli altri. Pensare in termini computazionali significa applicare la logica per capire, controllare, sviluppare contenuti e metodi per risolvere i problemi e cogliere le opportunità che la società già oggi ci offre. (p.95)

Traduzione: tutti devono programmare, tutti devono fare un po’ di tutto, e niente bene, evidentemente, ognuno si aggiusta un po’la macchina, ma non va dal meccanico, si aggiusta un po’ il computer, ma non va dal tecnico, tutti sapranno poco di tutto, e niente bene.

la presenza negli organici funzionali di docenti di classi di concorso affini all’economia (e, allo stesso modo, al diritto) permetterà di estendere la progettualità sui temi economici. (p.97).

evitano di dire che nelle scuole dove si faceva economia (aziendale) il numero delle ore è stato ridotto.

 

Innanzitutto il complessivo ripensamento della carriera dei docenti (vedi capitolo 2) consentirà di riallocare le risorse attualmente assegnate sulla base all’anzianità secondo criteri di premialità e di valorizzazione delle competenze. Ciò implica un più efficiente utilizzo delle stesse sia a favore dei docenti, sia a favore del miglioramento dell’offerta formativa, collegata al sistema di valutazione. (p.121)

Traduzione: il buon padre di famiglia riunisce tutti e comunica che da domani si mangerà di più, solo che qualcuno troverà un po’ di più nel piatto, altri di meno, la quantità totale di cibo non è aumentata, anzi, il risultato è una parte dei docenti avrà solo un salario di sussistenza.

Contestualmente, una percentuale delle risorse del Fondo, una volta allocata ai singoli istituti, sarà utilizzabile in almeno due modi innovativi: il 10% delle risorse sarà nella piena disponibilità del Dirigente, per remunerare docenti per attività gestionali e di didattica di particolare rilievo per il Piano di miglioramento. (p.121)

Traduzione: il feudalesimo che avanza

finanziamento con School Bonus   School Guarantee   crowdfunding (qui, bontà sua, 1 a 1 o 1 a 2, interverrà, dice il documento, anche il governo)

ci si guarda intorno ecco quattro esempi di imprese che fanno profitti e potranno finanziare le scuole:

Eni , il cui presidente è (o è stato) indagato per corruzione internazionale: in quelle scuole sarà bandita dai programmi, per opportunità e perché lo dice il padrone, la parte di etica applicata all’economia;

Gioco e scommesse: nelle scuole saranno introdotti i videopoker e si potranno fare le scommesse sulle promozioni e le bocciature, in quelle scuole sarà bandita la statistica, materia che potrebbe insinuare dubbi sulla probabilità di vittoria.

Compro oro: ogni istituto sponsorizzato avrà un piccolo negozietto., e si insegnerà l’importanza di aiutare la scuola (e quindi la Patria) vendendo un po’ di oro preso a casa, propria o altrui, non importa.

Telefonia: in quelle scuole, in cambio del finanziamento, tutti gli utenti, alunni, genitori e lavoratori, dovranno avere almeno un telefono cellulare di un certo gestore o di una certa marca.

Per concludere segnalo alcuni concetti tratti da un libro intitolato “Demenza Digitale“, diManfred Spitzer, un libro che dovrebbe far riflettere sui computer (e non solo) a scuola (e non solo):

“chi è favorevole all’introduzione dei media digitali nelle scuole usando soldi pubblici, deve prima dimostrare l’effetto positivo di questa misura. Gli studi a disposizione ci inducono a pensare che portatili e lavagne interattive nelle scuole ostacolino il processo di apprendimento e quindi danneggino gli alunni”

” i computer elaborano informazioni. Da qui si deduce erroneamente che i computer siano strumenti ideali di apprendimento. Invece, proprio il fatto di sottrarci il lavoro mentale, i computer non sono adatti per imparare meglio. L’apprendimento presuppone una lavoro mentale autonomo: più a lungo, e sopratutto in modo più approfondito, si elabora un contenuto, meglio lo si impara”

“il cervello di un adulto è sostanzialmente diverso da quello ancora in via di sviluppo di un bambino. Questo semplice fatto viene praticamente ignorato da tutti gli esperti che si occupano del tema dei media digitali in ambito educativo”

“l’aspetto più ingannevole nel concetto di competenza mediatica è che per utilizzare internet non è necessaria alcuna capacità specifica. Ciò che serve è invece una solida cultura di base o generale. Chi già ne dispone potrà trovare molti contenuti su internet e informarsi in maniera approfondita. Chi invece non conosce (ancora) niente non diventerà più colto tramite i media digitali. Perché è necessario avere conoscenze preliminari di un determinato contenuto per poterlo approfondire. Chi non è convinto può provare a inserire in un motore di ricerca un contenuto di cui non sa assolutamente nulla. Si accorgerà ben presto che Google non è in grado aiutarlo. Vale invece il contrario: più so, prima trovo in rete i dettagli che mi erano sconosciuti.”

Buona fortuna a tutti noi!

 

(*) «Nella prefazione a “Le folgori d’agosto” (edizione Vallecchi 1973) alla domanda sul perché scrive Jorge Ibargüengoitia ha confessato che scrive un libro ogni qual volta desidera leggere un libro di Ibargüengoitia, che è il suo scrittore preferito. Quella lettura fu una folgorazione, da allora ogni volta che voglio leggere qualcosa di veramente bello e interessante che non riesco a leggere da nessuna parte, me la scrivo da me, anche perché non è mica facile per gli scrittori sapere quello che voglio leggere io». Francesco Masala si presenta così. Aggiungo solo che una delle sue frasi preferite è «La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta» di Theodor W. Adorno. (db)

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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