«Cambiamo tutto»… con Lucia Annunziata?

Spiccava sulla prima pagina del quotidiano «il manifesto» (di ieri e di oggi)

la manchette pubblicitaria di Sel, cioè Sinistra Ecologia Libertà che sotto il titolo «Cambiamo tutto» annunciava un dibattito con Nichi Vendola, Giancarlo De Cataldo, Francesco Forgione, Massimiliano Smeriglio, «coordina Lucia Annunziata».

Mi stupisco: Lucia Annunziata e «cambiamo tutto» sono un corto circuito logico.

Non sanno a Sel che Lucia Annunziata riceve soldi (molti) dall’Eni per varie iniziative e per curare la rivista aziendale? Grave se non lo sanno; gravissimo se lo sanno e la invitano lo stesso. Se si parla di «affari, criminalità, corruzione» – questa la frase sopra il titolo dell’iniziativa – l’Eni è parte in causa. Magari non nelle ultime truffe a Roma ma di certo come parte della grande ragnatela che io chiamo «la dittatura del petrolierato». Perché si taccia sui suoi sporchi affari, sui suoi vel-Eni nel mondo, compra attraverso la pubblicità i massmedia. Di questi loschi affari del cane a 6 zampe chi legge le cronache giudiziarie qualcosa dovrebbe sapere e ogni tanto almeno «Il fatto» e lo stesso «il manifesto» qualcosina raccontano (sulla Nigeria e non solo). Per l’ennesima volta ri-consiglio in blog «C’è un problema con l’Eni: il cane nero si è pappato i rossi. Come insabbiare un’inchiesta e liberarsi del giornalista» (Coniglio editore, 2010) dove Sabina Morandi – una delle migliori giornaliste italiane e infatti i media la “ignorano” – racconta come Eni ha “convinto” il quotidiano «Liberazione», allora diretto da Piero Sansonetti, a tacere su ciò che il cane a sei zampe non gradiva.

Insomma «cambiare tutto» invitando a “moderare” una tipa come Lucia Annunziata è un’insensatezza politica. Certo, una delle tante.

Naturalmente non è colpa de «il manifesto» se Sel pensa che l’Annunziata sia una interlocutrice o una moderatrice (più moderati di così?) visto che la pubblicità non si può scegliere…. grosso modo.

Allargando il discorso è però responsabilità de «il manifesto» (preciso subito che lo compro tutti i giorni, compresi gli speciali a 20 euri) non avere incalzato Nichi Vendola sulle vicende dell’Ilva di Taranto, compresa la sua vergognosa sudditanza culturale come svelò una famosa intercettazione: nessuna rilevanza penale ma un’involontaria autodenuncia di come Vendola consideri le buone relazioni con i potenti, persino con i padroni assassini: perché questo svelava quel documento che chiunque può rintracciare sul sito de «Il fatto quotidiano» … e non su «il manifesto».

E già che ci sono… altre due parole sul quotidiano che leggo da sempre – e con il quale ho anche lavorato per anni, in un rapporto crescente di amore/odio – e che nei miei limiti finanzio (da pensionato a 700 euri al mese, casomai vi fregasse saperlo) pur essendo arrabbiatissimo per mille motivi già raccontati in blog e per altri duemila che magari racconterò un’altra volta.

Allora martedì la prima pagina de «il manifesto» urlava «Un solo padrino» e informava che «con una scelta senza precedenti, il governo taglia i rimborsi per l’editoria 2013 già previsti nel bilancio dello Stato… Una vera e propria decapitazione del “manifesto” e di una parte dell’informazione» eccetera. Metà pagina era riempita da una foto di Al Pacino che reggeva una (famosa) prima pagina de «il manifesto»; e questo spiega il (grazioso) gioco di parole sul “padrino”. Bene: sono contro la «la ghigliottina di Renzi» (così l’editoriale di Norma Rangeri) e continuo a sostenere «il manifesto». Ma scusate… Al Pacino? Non gli operai e le operaie, non i comitati No Tav o No Muos, non le mille piccole/grandi lotte? Spesso «il manifesto» si fa forte dell’appoggio e/o del riferimento a “dive/i” del cinema e/o della cultura: tutte (o quasi) ottime persone per carità, spesso di sinistra, ma la domanda necessaria è: il quotidiano è fatto per loro? O per chi in Italia sta dentro la ribellione, in mezzo alla classe oppressa, fra i poveri e gli impoveriti, fra ragazze/i che i governi privano del futuro?

Cosa si scrive e come si scrive dipendono anche… per chi si scrive (“target” per gli anglofoni).

Proprio come chiamare Lucia Annunziata a moderare un dibattito non è un caso o uno sbaglio ma una mentalità.

Fra queste due cosette che ho raccontato naturalmente le differenze ci sono e, per quanto mi riguarda, non voterò Sel (per moooooooolte ragioni, pur se stimo alcune persone in Sel) ma continuerò a comprare «il manifesto»… sperando che non continui a scivolare verso il nulla. Però mi piacerebbe sapere se qualche domanda più politica se la stanno facendo dalle parti del quotidiano che fu di Pintor e Rossanda: magari per capire se il loro riferimento principale è il pur ottimo Al Pacino.

NOTA: se incappate in questo articolo fuori dal blog (potrebbe capitare se qualcuna/o lo linka) e lo trovate senza firma magari vi stupite; allora per evitare equivoci lo preciso: la firma è Daniele Barbieri.

 

Redazione
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  • Giuseppe Lodoli

    Ho visto che hai pubblicato la mia risposta a Claudio Giusti… GRAZIE!!! Giuseppe

  • Condivido il tuo giudizio: sono stato abbonato per anni, lo leggo da decenni ma non perdono alcune scelte politiche del manifesto come quella di appiattirsi, ormai da anni, sulle posizioni di SEL. Il manifesto potrebbe dare un contributo prezioso alla costruzione di una nuova e combattiva sinistra d’alternativa; ma la sinistra d’alternativa al manifesto piace solo quando è portoghese,spagnola o greca (articolo di ieri su Tsipras).
    Per le ultime elezioni regionali non ha ospitato 1 solo articolo/lettera della candidata Cristina Quintavalla: ostilità che la candidata ha pubblicamente denunciato.
    Ciao Tiziano

  • Anch’io condivido pienamente il tuo articolo. Ma come si fa a chiamare l’Annunziata ad una iniziativa della sinistra? Boh, mi sa che SEL è alternativa al PD solo quando c’è Renzi segretario. Cè ancora molto da fare per costruire in Italia una sinistra d’alternativa

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