La Luna, il dito e ‘o sistema
Non so se ho capito bene ma pare che abbiano scoperto – bontà loro – che le Grandi Opere da finanziare sono decise da una cupola che bada esclusivamente agli affaracci propri, facendo levitare i costi delle opere del 40%, così per farci un po’ la cresta. Se non ho capito male, stanno dicendo che il CIPE decideva in base agli interessi di questa cupola e non secondo l’importanza dell’opera. Ora, giusto così per cazzeggiare, si potrebbe far notare che il progetto Alta Velocità è difeso a spada tratta perché l’approvazione del CIPE ne dimostra l’importanza. Ora, giusto perché amo cazzeggiare, mi ricordo che l’Europa finanzia ‘sta opera, forse ma forse, perché i politici sostengono che è un’opera importante perché l’ha detto il CIPE. Così giusto per cazzeggiare. Anche questa volta qualcuno indica la Luna e si continua a guardare il dito.
Grazie a una campagna stampa molto ben impostata, lo scandalo sarebbe un Rolex da 10.000 € e un qualche favore fatto al figlio, magari con un lavoro ben pagato, e qualche biglietto aereo regalato. Come se questa non fosse la normalità in cui è ormai certificato da decenni che anche il mito borghese della mobilità sociale si è spento. Le famiglie si coprono una con l’altra per garantirsi la continuità. Non è la peculiarità di questo o quel politico, è la condizione di quella che potremmo definire classe egemone, o casta egemone se si preferisce. Eppure si chiedono, e si ottengono, le dimissioni di un ministro perché gli arrestati gli hanno fatto dei favori. Per il resto è tutto OK, no problem, l’Alta Velocità – o Capacità, non è ancora dato saperlo – correrà, forse, ma comunque continuerà a scorrere un’emorragia di denaro pubblico. Denaro che non garantisce solo una ricchezza smodata ma garantisce un potere smodato, un potere accentrato nelle mani di questa casta che controlla tutto, in primis l’informazione.
Me la ricordo Mercedes Bresso quando nel 2005, dopo il violento sgombero del presidio di Venaus, si pavoneggiava con giornalisti compiacenti del fatto che i valligiani erano dei poveri idioti che non capivano che un giorno sarebbero sfrecciati treni merci – allora era Alta Capacità – lunghi un chilometro a distanza di tre minuti uno dall’altro. Già perché questa era la prospettiva di scambio di merci prevista per rendere vantaggiosa la Grande Opera. Mi ricordo anche bene che quegli idioti di valligiani fecero presente che i treni merci lunghi un chilometro sarebbero sfrecciati a minimo 26 minuti di distanza uno dall’altro e che erano stati sbagliati i calcoli. Già, se gli idioti valligiani non si fossero opposti, sarebbe stata costruita una Grande Opera sbagliata perché era sbagliato il tunnel che volevano costruire.
Nemmeno una piega, si cambia il tunnel, diventa trasporto passeggeri, o forse merci, e la Grande Opera è di nuovo lì, splendente come un vitello d’oro. Nel frattempo gli idioti valligiani hanno trovato alleati riuscendo a far conoscere le loro ragioni. Hanno spiegato che esiste un unico partito degli affari che gestisce il tutto. Ci sono anche esperti che scrivono e si spendono per spiegare come funziona il meccanismo marcio che promuove quest’opera e come succhi il sangue della popolazione. I grandi media, casualmente detenuti dai gruppi che ci guadagnano dalle grandi opere, si spendono a denunciare la presenza di anarco insurrezionalisti tra gli idioti valligiani che da idioti passano loro stessi alla categoria insurrezionalista. Poi saranno black-block e poi terroristi. Ovviamente non tutti, solo quelli che si oppongono all’opera.
Ora i media ci spiegano il malcostume che, anche se non comporta reato, deve essere estirpato per dimostrare il vento nuovo che soffia in #poppa. È il malcostume di poche persone disoneste che rovinano l’immagine di un Paese che può crescere grazie alle Grandi Opere. Opere indispensabili a cui solo i terroristi e/o i sovversivi si oppongono. Quindi nessun dubbio sull’utilità dell’opera, dopotutto anche l’Europa, informata della strategicità dell’opera da parte dei nostri politici che hanno ricevuto la certificazione di questo dal CIPE, ha detto che è strategica.
Una popolazione non dovrebbe riuscire ad accettare tutto ciò con somma passività ma pare di sì, pare che il potere pervasivo dell’informazione che decide di cosa si debba parlare (agenda setting) e di come se ne debba parlare (framing) abbia spento la luce della ragione.