I Mondi Nuovi di Yerka (Yacek Yerka 36)
di Mauro Antonio Miglieruolo
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Ecco perché tutto ciò che l’artista presenta ha il sapore del nuovo, dell’innocenza. Gli scenari di Yerka, considerati gli elementi con i quali sono composti, pur essendo palesemente contemporanei, sembrano tipici degli inizi o che comunque intendono prefigurare un nuovo inizio. Anzi la possibilità di un nuovo inizio.
Che però non parte, perché per partire bisogna che le cose riacquistino il senso perduto, abbiano nuovamente valore. Che iniziano a averlo proprio con l’immagine che contempliamo. In effetti, nonostante la dinamicità propria alle sue opere, in Yerka il tempo (che domina i suoi quadri) sembra fermo, vittima di quell’immobilità che gli esseri sperimentano d’estate, nelle ore più calde, in cui nulla sembra muoversi e che tutto stia in attesa (in attesa che il tardo pomeriggio venga a scacciare la calura).
Lo stesso in Yerka (non sempre: spesso). Tutto sembra in attesa di qualcosa in procinto di accadere (anche se quasi mai ci è fatto presentire cosa); e però non accade. Niente viene a soccorrerci (a meno che ognuno, di suo, non contribuisca attivando la propria fantasia). I quadri, che sembrano tratti da un film in realizzazione, non sono altro che l’ultimo utile fotogramma (il resto è da costruire: il tardo pomeriggio appunto tarda). Quando finalmente la partecipazione non è più quella nostra distratta che consente esclusivamente mediante l’ammirazione, acquisiamo il ruolo che ci spetta. Quello di co-creatori.
Ed è a quel punto che Yerka trionfa, che diventa effettivamente Yerka. Quando crea in noi stessi, il bisogno di ridefinire la realtà che muove lui e, muovendolo, muove anche noi.
Insieme, l’artista e la platea degli ammiratori, componiamo un essere cosmico che Osservando, tiene in vita tutto e tutto determina (il virtuale di questo mondo di fantasia: ma sarei tentato di andare oltre). L’Osservatore quantistico che influenza il mondo, e lo orienta.
Ma non solo il mondo. Dopo il contatto con i suoi quadri, che influenzano la realtà, noi stessi non siamo più gli stessi.
Noi ricreati (in senso ampio) che ricreiamo il mondo.