Tempo di «cortesia obbligatoria» e «sesso svelto»
Una vecchia recensione di Erremme Dibbì a «Solo il mimo canta al limitar del bosco» di Walter Tevis (*) che finalmente torna in libreria
Una delle canzoni di «Easy Rider» dice più o meno: «passami il joint fratello». Nel romanzo «Solo il mimo canta al limitar del bosco» quando il detenuto Belasco passa lo spinello a Bentley tutti e due sanno di fare una cosa vietata. Non è vietato il fumare ma il dividerlo.
A scuola si insegna la privacy: la «cortesia obbligatoria» e il «sesso svelto» sono garantiti da severe leggi. In giro ci sono molte droghe e nessun bambino. La gente si ammazza, perlopiù in roghi collettivi, e nessuno ci fa caso; ma Spofforth, robot perfettissimo e immortale, che vuole uccidersi non può (esatto rovescio dell’androide di «Blade Runner»).
Cos’è accaduto? Difficile saperlo dato che la storia è scomparsa: nessuno ricorda più i vecchi libri e perfino l’idea del leggere.
Quando uno dei protagonisti, Bentley, scopre i «vecchi film» e lo racconta a Mary Lou, fa queste considerazioni: «L’idea della sequenza degli eventi e delle circostanze, l’idea che le cose non fossero state sempre così, era una delle cose più strane e sconvolgenti che mi erano venute in mente da quando mi ero accorto dell’esistenza di quello che posso chiamare soltanto passato».
Walter Tevis, scrittore poco prolifico e noto finora soprattutto per «L’uomo che cadde sulla Terra» (e l’omonimo film che ne trasse Nicolas Roeg) ha scritto un’anti-utopia inquietante e molto (troppo?) vicina ai nostri giorni, ai problemi che stiamo vivendo fra il mentale e il reale. Un libro senza comizi, con qualche parte non riuscitissima, come quella sui fanatici religiosi (ma evidentemente in Usa è problema serio, come fa ben capire anche la recente inchiesta di Furio Colombo «Il dio di destra», pubblicata da Mondadori). Ma altre pagine del libro, stupendamente tradotto da Roberta Rambelli, sono indimenticabili. Così «il mimo», l’uccello-imitatore che dà il titolo al romanzo.
«Dove son finite le conversazioni?» chiede Mary Lou. La risposta è molto poco “futura”, anzi ricorda un saggio di Ivan Illich, «La disoccupazione utile e i suoi nemici professionali» (del 1977: ora ristampato in Illich «Per una storia dei bisogni»). Tevis è un pessimista oppure solo Illich canta al limitar del bosco?
(*) L’editore minimum fax (obbligatorio usare il minuscolo) ristampa il libro di Tevis, con una nota di Jonathan Lethem e la prefazione di Goffredo Fofi, nella traduzione “aggiornata” di Roberta Rambelli: 344 pagine per 13,50 euri. Appena ho letto la notizia mi sono ricordato alcune mie impressioni della prima lettura, nel 1983. Spulciando nel mio disordinato archivio ho ritrovato il libro (uscì da Editrice Nord) con “spillata” la recensione – apparsa sul quotidiano «il manifesto», anch’esso obbligatoriamente minuscolo – il 18 maggio 1983 a firma Erremme Dibbì e riproposta qui sopra. In “bottega” l’ho ricordato più volte: Erremme stava per Riccardo Mancini e Dibbì per Daniele Barbieri; così per anni ci firmammo, scrivendo insieme di fantascienza e altro. Prossimamente rileggerò «Solo il mimo…» (titolo originale «Mockingbird») per confrontare le mie impressioni di oggi con le nostre di 30 anni fa; se saranno molto diverse – magari sulle religioni Tevis aveva visto “più lungo” di noi – ve ne darò conto. In ogni caso scommetto che lo metterò di nuovo nell’elenco dei romanzi da avere in biblioteca. Nella produzione di science fiction (poca roba) di Tevis spiccano alcuni bei racconti; se trovate in giro, fra i vecchi libri, varie edizioni di «Futuro in trance» non abboccate: è sempre «Solo il mimo…» sotto altre vesti. Fra i romanzi del Tevis non fantascientifico spiccano «Lo spaccone» e «Il colore dei soldi», dai quali vennero tratti due film interessanti e non solo per chi ama il biliardo, ma anche «La regina degli scacchi»: un libro lodatissimo che io… devo ancora leggere. (db)
Bella notizia la ristampa! Solo il mimo è il primo romanzo di Tevis che ho letto e ricordo di averlo trovato esaltante per modernità dello stile e profondità della storia.
Ho letto anche La regina degli scacchi (due volte). Non è fantascientifico, a meno che non si voglia considerare fantascienza il fatto che una donna diventi campionessa mondiale degli scacchi, ma anche questo è un romanzo superlativo. Te lo raccomando caldamente, Daniele.
Clelia