Narrator in Fabula – 28

dove Vincent Spasaro incontra Silvio Sosio (*)

Sosio

Stavolta mettiamo nell’angolo Silvio Sosio, storico editore e appassionato di fantascienza e del fantastico, e da veri bulli lo costringiamo a parlarci di sé e dei suoi segreti. Il suo lavoro ufficiale consiste nello sviluppare siti web ma noi agenti segreti sappiamo che è solo una copertura. In casa sua abbiamo scovato una collezione di targhe del Premio Italia. Qualcuno ha fatto la spia: Silvio è costretto a capitolare e sotto la minaccia di pistole laser confessa tutto.

Silvio, come ti sei avvicinato alla lettura e che influenza hanno avuto la famiglia e l’ambiente della tua infanzia?

«A sette/otto anni leggevo solo Topolino e mio padre, per convincermi a leggere qualcosa senza le figure, mi propose qualche libro di fantascienza: Cronache marziane, poi Asimov. Ero passato da leggere un fumetto solo a leggere un autore solo. Dopo aver letto tutto quello che esisteva di Asimov trovai La storia della fantascienza di Sadoul, che mi permise di riuscire a orizzontarmi meglio e scoprire tanti altri autori. Continuai comunque a leggere libri di un genere solo, la fantascienza, almeno fino ai tempi del liceo».

Cosa ti ha spinto alla fantascienza?

«Credo servirebbe un analista per scoprirlo. Fin da piccolissimo era il genere di storie che prediligevo, al cinema, in tv, anche nei fumetti. Non hai idea di quante splendide storie di fantascienza c’erano su Topolino a quei tempi».

Hai iniziato con le fanzine. Cosa ricordi di quel mondo?

«Era un social network lento. Invece di scambiare poche righe con centinaia di persone come si fa oggi, all’epoca scrivevi belle lettere che arrivavano dopo molti giorni, a qualche decina di persone. Ma era affascinante. C’era poco e quel poco aveva un grande valore, proprio per la sua rarità e per la difficoltà con cui veniva realizzato. Probabilmente lo apprezzavamo di più, ma dire che erano tempi migliori di quelli attuali sarebbe come dire che chi ha fame è più felice di chi ha a disposizione tutto il cibo che vuole. È innegabile però che la fantascienza aveva un pubblico molto più vasto. Non mi lancio in un confronto tra la qualità della cultura degli anni settanta o ottanta e quella attuale perché sarebbe un discorso troppo lungo e non sarei qualificato per farlo. Ma diciamo che sospetto fortemente che la cultura sia in declino».

Negli anni 90 è cominciata la tua esperienza pionieristica con le riviste di fantascienza on line. Vuoi parlarci di questa attività che arriva fino al giorno d’oggi?

«L’informatica è l’altro mio interesse, per cui era normale che finisse per intrecciarsi con la fantascienza. Ho cominciato a giocare con la telematica mi pare nel 1992, scoprendo un mondo di comunità di appassionati di fantascienza. Con Luigi Pachì avevamo questa voglia di riprendere a fare una rivista: poco prima avevamo realizzato alcuni numeri di una fanzine umoristica, Space Balls Magazine, così ci venne l’idea di fare una rivista elettronica. Oggi sembra banale, ma all’epoca non c’era quasi niente del genere. Per dire, non esisteva ancora neanche il formato pdf. Noi usavamo un programma che si chiamava Astound, una specie di Powerpoint che salvava la presentazione in formato eseguibile per Mac e Windows, e distribuivamo Delos in quel formato. Nei primi mesi del 1995 Marco Calvo ci offrì uno spazio sul sito web di McLink e cominciammo a fare Delos in versione html. Il primo sul web fu il numero 4, se non sbaglio. Questo mese, ventun anni dopo, è uscito il numero 177. Da Delos sono passati tutti i grandi nomi della fantascienza italiana, da Curtoni a Valla a Vegetti a Catani, hanno esordito su Delos autori come Luca Masali e tanti altri. Rispetto alle fanzine tradizionali la periodicità mensile di Delos era straordinaria, ma il mezzo offriva di più. Nel 1997 nacque Il corriere della fantascienza, nome che poi abbiamo abbandonato, anche se di fatto è diventato Fantascienza.com, che oggi ha edizioni quotidiane ed è da anni il sito di riferimento del settore».

Parlaci della casa editrice Delos Books e delle sue diverse aree.

«Delos è un gruppo di società, al centro del quale c’è una associazione senza scopo di lucro, l’associazione Delos Books, che pubblica le riviste (sia quelle web che quelle stampate, Robot, WMI, Effemme e Sherlock Magazine). Nel 2007 abbiamo fondato la Delos Books srl, della quale l’associazione era socio maggioritario, per andare sul mercato librario come casa editrice, grazie soprattutto all’esperienza di Gianfranco Viviani. È stata una bella avventura che ha anche riservato buone soddisfazioni, ma tra la grande crisi dell’editoria del 2012/2013, il calo delle vendite dei generi di cui ci occupavamo e le sempre maggiori difficoltà per gli editori piccoli a trovare spazi nelle librerie, alla fine abbiamo dovuto rinunciare. In più è mancato Viviani, e questo ha contribuito a spegnere l’entusiasmo. Oggi non pubblichiamo quasi più nulla di stampato, a parte le riviste: qualcosa sì, ma a tirature più basse e senza distribuire in libreria. La Delos Books srl va verso la liquidazione. Nel 2013 abbiamo invece intrapreso una nuova strada, quella del digitale. Forti dell’esperienza da pionieri nel settore ebook abbiamo aperto una nuova casa editrice, Delos Digital, con poche spese e tanto entusiasmo. Siamo già intorno ai mille ebook pubblicati. Ovviamente gli ebook vendono meno dei libri, ma ci permettono di portare alla luce tanti bravissimi autori che poi non di rado finiscono per andare a pubblicare con i grandi editori».

Hai avuto modo di conoscere molti autori stranieri. Puoi raccontarci qualche aneddoto?

«Conosco parecchi autori per corrispondenza. Sono molto spesso persone squisite, disponibilissime. Per esempio, spesso si parla di Harlan Ellison con terrore, vista la sua fama di attaccabrighe; con me è stato gentilissimo, ha avuto parole di elogio, e mi mandò un breve ricordo personale di Vittorio Curtoni quando morì nel 2011. Frederik Pohl era simpaticissimo, era contento che gli pubblicassi gli articoli perché voleva leggersi in italiano per rinfrescarsi la lingua. Anche Bob Silverberg conosce l’Italiano, e anche lui è di una cordialità incredibile. Esperienza meno edificante: un autore vide il suo libro pubblicato da noi e scrisse su Twitter che glielo avevamo piratato. Salvo poi ricordarsi che aveva firmato un regolare contratto (e ricevuto un bonifico) e scusarsi pubblicamente. Con Rob Sawyer condivido la nerdità, anche se lui è un fan di Star Trek serie classica e una sera a cena abbiamo discusso quasi animatamente (be’, l’animatamente di un canadese è davvero poco animato) su William Shatner, che io sopporto poco. Paul Di Filippo è un amicone e conservo gelosamente la foto in cui si prese in spalla mio figlio quando venne a Bellaria qualche anno fa».

Quali sono gli autori che ti sono più vicini?

«Be’, si capisce abbastanza dalle mie scelte. Sawyer, Di Filippo, Doctorow, Stross, ma anche diversi altri. Kris Rusch, grande autrice sottovalutata. Aliette de Bodard, che pubblico sempre volentieri. Storicamente ho una passione per Jack Vance, ma non credo che riuscirò mai a pubblicare qualcosa di suo».

Credo che tu possa essere una delle persone più indicate per analizzare la fantascienza italiana. Cosa ne pensi?

«Sta crescendo in modo incredibile secondo me. Incredibile anche perché non ha un gran mercato, c’è poca vera richiesta. Eppure ci sono sempre più autori bravi e bravissimi».

Quali altre aree del fantastico ti interessano?

«Più o meno tutte, ma amo solo la fantascienza».

Hai avuto parte nella ricostruzione della rivista «Robot». Che ricordi hai della versione anni 70 e cosa ti ha spinto a rimetterla in circolazione? Quali i progetti per il futuro?

«Robot (sebbene anticipata in qualche misura da Fantascienza Ciscato) è stata la prima vera rivista di fantascienza in Italia. Non si limitava a pubblicare racconti, ti faceva entrare nel mondo della fantascienza. Ti raccontava le cose, ti faceva conoscere il fandom. E c’erano quegli splendidi editoriali. Dopo la fine di Robot si può dire che ogni mia esperienza editoriale (ma credo che la stessa cosa sia accaduta a molti) fosse più o meno tesa a replicare Robot: La spada spezzata, poi Delos Science Fiction. Alla fine, quando io, Luigi Pachì e Franco Forte stavamo progettando una nuova rivista, ci è venuta l’idea di non fare un’imitazione ma rifare l’originale. Robot va avanti, abbastanza stabile anche come vendite – le tirature sono scese perché molti preferiscono la versione elettronica. Il progetto per il futuro è, semplicemente, continuare così».

Vuoi lasciarci un ricordo di Vittorio Curtoni che di quella rivista è stato il fondatore e che si è spento troppo prematuramente?

«Curtoni è stato uno dei miei tre “padri mentori” dai quali ho imparato il mestiere, con Vegetti e Viviani. Ognuno per un settore diverso. Ma Vic era quello con cui avevo un rapporto più fraterno. Quando entrai nel mondo della fantascienza era visto come un burbero, un duro. Ma in realtà era una persona di grande cuore, e dagli anni novanta in poi finì per costruirsi attorno una grande comunità di appassionati di fantascienza che, semplicemente, gli volevano bene».

Quali sono i tuoi progetti attuali? Cosa ci riserva il futuro di Silvio Sosio?

«Al momento i grandi progetti sono le prossime serie di ebook che metterò in pista (due serie, una di Schiavo Campo e una di Guarnieri, che sono strepitose, ma ho tanti altri progetti, tra i quali una collana dedicata alla “regina nera”, Alda Teodorani). Ma l’impresa più grandiosa, come dico sempre, è semplicemente riuscire a continuare a fare quello che facciamo ogni giorno. Che è davvero tanto».


(*) In un primo ciclo di «Narrator in Fabula» – 14 settimane – Vincent Spasaro ha intervistato per codesto blog/bottega autori&autrici, editor, traduttori, editori dalle parti del fantastico, della fantascienza, dell’orrore e di tutto quel che si trova in “qualche altra realtà”… alla ricerca di profili, gusti, regole-eccezioni, modo di lavorare, misteri e se possibile anche del loro mondo interiore. I nomi? Danilo Arona, Clelia Farris, Fabio Lastrucci, Claudio Vergnani, Massimo Soumaré, Sandro Pergameno, Maurizio Cometto, Lorenza Ghinelli, Massimo Citi, Gordiano Lupi, Silvia Castoldi, Lorenzo Mazzoni, Giuseppe Lippi e Cristiana Astori. «Non finisce lì» aveva giurato Spasaro. Nel secondo ciclo: Angelo Marenzana, Gian Filippo Pizzo, Edoardo Rosati, Luca Barbieri, Giulio Leoni, Michele Tetro, Massimo Maugeri, Stefano Di Marino, Francesco Troccoli, Valerio Evangelisti, Alberto Panicucci, “Jessie James” e oggi Silvio Sosio. Fra 7 giorni Luca Masali oppure Giorgio Raffaelli e poi ….. (db)

 

Redazione
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Un commento

  • La verità é che Delos, sotto la direzione di Sosio, sta rinascendo a nuova vita. Le iniziative sempre piú interessanti e innovative. Anche Petruzzelli sta facendo un buon lavoro. Ed altri ancora (Pizzo, per esempio). Resta da superare l’ostacolo principale alla rinascita della fantascienza italiana, che non é impresa d’uno solo, ma che é dovere di tutti tentare di conseguire. FARE l’editore per vendere, certo. Se non vendi l’editore scompare. Tuttavia ognuno dovrebbe, nel suo piccolo, o grande, avere bene in vista il superamento del paradosso del quale Sosio ha piena consapevolezza. L’esistenza del paradosso di una fantascienza nella quale i lettori diminuiscono, mentre aumentano i buoni scrittori. Lavorare in vista del superamento di tale paradosso, rompere l’accerchiamento di cui soffre la fs italiana. Mi domando e lo domando se la fondazione di un club del libro di fantascienzafantascienza, alla quale partecipino piú case editrici e lavori per la diffusione anche in ambiti esterni possa aiutare…

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