Brasile: Olimpiadi, golpismo e repressione
di David Lifodi
I giochi olimpici di Rio 2016 passeranno alla storia come quelli più militarizzati, tra la minaccia del terrorismo e le manifestazioni pro e contro il golpe che, pochi mesi fa, ha estromesso Dilma Rousseff dal Planalto. Da mesi è acclarato che l’utilizzo massiccio della polizia serve per criminalizzare la protesta sociale sia contro tutto ciò che ruota intorno alle Olimpiadi (dalla pulizia sociale nelle favelas carioca alla speculazione immobiliare, passando per città ridisegnate a misura esclusiva dell’alta borghesia con gli sgomberi violenti delle fasce sociali più povere, in prevalenza nere) sia nei confronti di un presidente usurpatore quale è Temer, autodichiaratosi a capo della nazione grazie ad un Parlamento compiacente senza essere stato eletto dai brasiliani.
Ad aggiungere benzina sul fuoco la pessima scelta del Cio (il Comitato olimpico internazionale) di appaltare all’impresa di sicurezza israeliana Isds, a suon di milioni di dollari, la vigilanza sulle Olimpiadi. Si tratta di una provocazione e di un vero sfregio sia verso il continente latinoamericano, che fin dagli anni Ottanta ha sperimentato le pratiche repressive di Isds, sia nei confronti della popolazione palestinese, costretta a difendersi quotidianamente dall’impresa israeliana. Isds ha garantito che svolgerà azioni di intelligence e controllo nei luoghi di maggior concentramento di folla dopo aver fatto le prova, in via ufficiosa, in occasione della Coppa del Mondo del 2014 per stessa ammissione del suo vicepresidente Ron Shafran, da cui si apprende, inoltre, che Isds si è occupata di istruire la polizia brasiliana. Il controllo sociale di Rio de Janeiro è iniziato addirittura da metà giugno, quando è stato dichiarato il cosiddetto estado de calamidade con il beneplacito del ministro della Giustizia Alexandre Moraes, ossessionato dal timore che le Olimpiadi rappresenteranno l’occasione, per il Brasile democratico, di scendere in piazza contro il colpo di stato. Purtroppo, il ministro non mostra la stessa solerzia nei confronti delle manifestazioni dei simpatizzanti di Temer, che invocano apertamente il ritorno della dittatura, e sfrutta l’ossessione securitaria derivante dal timore di attentati dell’Islam radicale per militarizzare Rio de Janeiro e impedire in tutti i modi la mobilitazione dei movimenti sociali. Del resto, questo è il vero motivo della presenza di Isds in Brasile. Fondata da ex agenti del Mossad nel 1982 e diretta attualmente dall’ex colonnello delle forze armate Leo Gleser, Isds è accusata di crimini contro l’umanità in buona parte dei paesi latinoamericani per tortura e detenzioni illegali. In Honduras, dal 1981 al 1984, Isds appoggiò il presidente Roberto Suazo Córdova e le sue forze armate contro la sinistra addestrando a tecniche paramilitari il Batallón 3-16, famigerato squadrone della morte agli ordini del generale Gustavo Àlvarez Martínez. Lo stesso avvenne in El Salvador, negli anni Ottanta, e in Guatemala, dove il referente di Isds, Sammy Sapyr, ammise che l’impresa forniva ai militari guatemaltechi un addestramento antiterrorismo, vendeva all’esercito armi, aerei ed elicotteri e si dava da fare per la creazione di forze speciali antiterrorismo (leggi gruppi paramilitari). Lo stesso dittatore genocida Ríos Montt dichiarò in tv che i militari guatemaltechi erano addestrati da Isds, mentre ci sono prove che testimoniano la presenza di uomini dell’impresa israeliana anche tra i contras antisandinisti di stanza nella base di Tamara, nei pressi di Tegucigalpa. Più di recente, Isds è stata coinvolta anche nella sparizione di 191 persone all’epoca del golpe del 2009 che fece cadere il presidente honduregno Manuel Zelaya e nella fornitura di armi all’ex membro dell’esercito israeliano Yehuda Leitner, poi utilizzate contro l’ambasciata israeliana a Tegucigalpa dove aveva trovato rifugio lo stesso Zelaya.
Sul Brasile che attendeva l’inizio delle Olimpiadi tuttavia è giunta un’altra notizia, incredibilmente ignorata dalla gran parte dei media brasiliani e internazionali: la cosiddetta “pedalata fiscale”, per la quale Dilma Rousseff è stata cacciata dal Planalto, non costituisce un illecito penale per il Pubblico Ministero Federale. Di conseguenza, il “crimine di responsabilità” evocato dal Parlamento filo-golpista diventa difficile da evocare e, per questo motivo, alla notizia non è stato dato alcun risalto, in modo tale che i vari gruppi di ultradestra, dai Revoltados Online a Vem Pra Rua, dalla União Nacional Democratica alla Lega Cristã Mundial, continuano ad insistere sul tema della corruzione, a rivendicare i meriti della dittatura ed a protestare contro la supposta islamizzazione del paese. Questa che si autodefinisce come “nuova destra” utilizza gli stessi slogan e metodi del golpe del 1964 che destituì João Goulart e non ci vuole molto a capire che dietro non c’è alcun progetto e strategia, se non quella di riportare il Brasile indietro di decenni.
Nel film del regista Cao Hamburger, “L’anno in cui i miei genitori andarono in vacanza” (2007), si racconta la storia di una coppia che decide di lasciare il proprio bambino al nonno e abbandonare il Brasile per un anno poiché era finita nel mirino della dittatura in quanto oppositori politici. Se l’intento del governo golpista è quello di militarizzare il paese e reprimere i movimenti con il pretesto di salvaguardare la sicurezza per i giochi olimpici ha sbagliato strada: anche negli ultimi giorni le piazze del paese si sono riempite di manifestanti che protestavano contro il colpo di stato. Dal Brasile non fugge nessuno. Per Temer e i suoi sarà dura.