«Pane e bugie»: se non vedo non credo
Una recensione/riflessione di Alessio Adamiano sul libro di Dario Bressanini
Il meglio del blog-bottega /84…. andando a ritroso nel tempo (*)
Ad aprile 2010, per Chiarelettere, è uscito un libro molto interessante e attuale dal titolo “Pane e bugie”. L’argomento principale è il cibo, in particolare il modo ed i meccanismi utilizzati dai media in generale per condizionare e manipolare l’attenzione dei cittadini comuni su alcuni temi molto delicati come l’agricoltura biologica, gli organismi geneticamente modificati, l’utilizzo di pesticidi, i valori nutrizionali degli alimenti e chi più ne ha… più si affretti a leggerlo. L’autore si chiama Dario Bressanini ed è un ricercatore dell’Università dell’Insubria (forse nel frattempo sarà riuscito ad accaparrarsi una cattedra, chissà); alcuni già lo avranno conosciuto attraverso le pagine del periodico scientifico “Le Scienze”, l’edizione italiana di Scientific American, oppure attraverso il sito del “Il Fatto Quotidiano” dove ha un blog in cui pubblica sporadicamente post molto interessanti. Il libro tratta di argomenti spinosissimi e di difficile inquadramento. Conciliare sostenibilità e biodiversità con il fabbisogno alimentare (di tutti, e non solo degli occidentali) è la sfida che noi e le generazioni dopo di noi dovranno affrontare. Ma con quali mezzi? Dobbiamo decrescere? (sì … andate a dirlo alla Cina!) Dobbiamo coltivare meglio e di più? Dobbiamo preservare gli uccelli e le bestiole che abitano i nostri boschi e le nostre piantagioni? Cosa ci conviene fare? Quali tecnologie dobbiamo sviluppare? Sono sicuro di arrecare meno danno all’ambiente comprando solo verdura “bio”? E chi me lo dice che le piante tradizionali non siano tutte contaminate con pesticidi sintetici artificiali e per questo nocivi per la salute? Ma le piante “selvatiche” non hanno meccanismi di difesa naturali, non sintetizzano da sole dei pesticidi? E se ciò avviene, perché non si utilizzano comunemente nelle pratiche agricole? C’è differenza tra due molecole, una prodotta in laboratorio e una prodotta “naturalmente” che hanno la stessa formula chimica? Gli atomi hanno memoria? Cosa vuol dire sintetico? E cosa vuol dire naturale?
Se vi siete mai posti/e almeno due fra queste domande, allora vale davvero la pena leggere questo libro, anche se io stesso ero molto titubante in principio. E per un motivo molto sciocco.
Bressanini, a livello accademico, è autore di numerosi articoli scientifici aventi come oggetto di studi il comportamento di particelle subatomiche attraverso simulazioni numeriche, ottenute tramite una classe di algoritmi detti “Quantum Monte Carlo”. La prima cosa che ho pensato quando sono venuto a conoscenza di ciò, è stata: Ma cosa cribbio c’entri tu con l’agricoltura biologica, gli ogm e la chimica degli alimenti? Dopo aver tenuto lo sguardo fisso sul monitor del pc per qualche minuto, mi è tornata alla memoria una scenetta da me vissuta in prima persona. Ero in fila per visitare un museo con amici a Parigi, e tra di loro c’era l’amica di un’amica, come accade spesso. La fila era molto lunga e lasciava intravedere un certo margine di tempo per intavolare una discussione. In quel periodo mi ero molto appassionato alla lettura di un altro libro, “Il Tao e la fisica” di Fritjof Capra (un fisico) e morivo dalla voglia di parlarne con qualcuno. Tra una chiacchiera e l’altra salta fuori che la ragazza in questione ha un dottorato in Filosofia della Scienza. Beh, appena ho nominato Capra e il suo libro, ho avuto una reazione diametralmente opposta a quella che mi aspettavo: freddo. Neanche un po’ di curiosità. Io non sono uno sprovveduto e quindi ho pensato a tutte le possibilità, compresa quella di avere un alito pestilenziale e anche un po’ di forfora, ma ho avuto la chiara percezione che lei non gradisse la mia intrusione nel suo campo di studi, nel suo mondo.
“Mi sa che voi Filosofi della scienza non amate in particolar modo gli scienziati che parlano di filosofia della scienza” le ho detto sorridendo.
“Già”.
Dopo aver rievocato questo episodio ho deciso di prodigarmi nella lettura di questo libro, che mi ha fatto aprire gli occhi su un paio di cose. Il nodo centrale della questione che pone Bressanini non è l’eticità di una tecnologia o di una pratica economica, ma l’onestà intellettuale del divulgatore di informazioni. Fino a che punto giornali, riviste, associazioni, tv e santi patroni potrebbero spingersi nel giocare a manipolare le menti delle persone sulle più svariate questioni, facendo perno sulla loro ignoranza? E quanto è difficile, per individui alle prime armi o con una leggera infarinatura scientifica, costruirsi da soli un’idea su argomenti complessi e dibattuti, come il nucleare, ad esempio? Chi mi dice che il monossido di diidrogeno – attenzione: non è un refuso – cioè una delle molecole più abbondanti in ogni sorta di cibo da noi ingerito, non sia cancerogeno? (Il monossido di diidrogeno è l’acqua, non abbiate paura). Quanto conviene, in termini di energie spese, di fatica intellettuale, sposare la tesi di qualcun altro, invece che provare a capire?
(*) Come l’anno scorso, ad agosto la “bottega” – che prima dell’11 gennaio 2015 fu blog – recupera alcuni vecchi post che a rileggerli, anni dopo, sono sembrati interessanti. Il motivo? Un po’ perché 10mila articoli (avete letto bene: 10 mila) sono taaaaaaaaaaanti e si rischia di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché nel pieno dell’estate qualche collaborazione si liquefà: viva&viva il diritto alle vacanze che dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque… all’incirca di 5 anni fa: recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda ma valutando quali possono essere più attuali o spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto di ritrovare semi, ponti, pensieri perduti… in qualche caso accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente: con le firme più varie, stili assai differenti e quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. (db)