Perù: alleanza tra governo e imprese minerarie
di David Lifodi
Il nuovo governo peruviano, insediatosi da pochi mesi sotto la guida di Pedro Pablo Kuczynski, vecchio esponente della destra peruviana, ma, soprattutto, uomo assai vicino alle multinazionali, si trova a dover fronteggiare numerosi conflitti sociali tra le comunità indigene e contadine da un lato e le grandi corporazioni minerarie dall’altro. Si parla di almeno 150 conflitti ambientali legati all’estrazione mineraria che Pedro Pablo Kuczynski ha ereditato dai suoi (pessimi) predecessori, Ollanta Humala, Alan García e Alejandro Toledo.
In particolare, tra i più grandi progetti minerari nella storia del Perù si trova quello di Las Bambas, la cui miniera di rame a cielo aperto è ubicata nel dipartimento di Apurímac ed è di proprietà della multinazionale asiatica MMG Limited, che la amministra tramite l’impresa statale cinese Minimetal Corporation. Terzo produttore di rame al mondo e quinto di oro, il Perù ha nell’economia mineraria un peso determinante. Nonostante le rassicurazioni di Pedro Pablo Kuczynski, che si è insediato ufficialmente lo scorso 28 luglio, diritti umani e ambientali, sviluppo sostenibile e responsabilità sociale dell’impresa restano un miraggio. Finora, l’unico risultato raggiunto dagli indigeni quechua nel loro conflitto con l’impresa mineraria è stato quello di ottenere un indennizzo per le famiglie delle tre persone morte in occasione degli scontri del settembre 2015, quando l’allora presidente Humala inviò la polizia per reprimere le proteste delle comunità. Come già accaduto in altre circostanze, le modifiche apportate dal Ministero dell’energia e delle miniere allo studio di impatto ambientale, sono avvenute senza consultare la popolazione, nonostante gli effetti negativi su fonti d’acqua, suolo e aria. Attualmente, sedici famiglie vivono a pochi metri da Las Bambas e intendono resistere finché non otterranno un giusto risarcimento. Nel corso degli anni, ben 400 famiglie sono state costrette ad abbandonare il pueblito di Fuerabamba, il più vicino alla miniera.
Inoltre, in tutto il Perù proliferano le miniere illegali, ulteriore benzina sul fuoco in un paese che già è l’epicentro dei conflitti sociali dovuti all’estrazione mineraria. In questo contesto, l’estrazione mineraria illegale è riuscita ad imporsi anche sfruttando la storica debolezza istituzionale dello stato peruviano e l’incapacità governativa di trovare alternative economiche di sviluppo. Le miniere illegali sono state apertamente sostenute da numerose forze politiche. Alcuni tra gli attuali politici eletti al Congresso ricoprono ruoli di primo piano nei vari giacimenti minerari, dal congressista Amado Romero a Luis Otzuka, governatore della regione di Madre de Dios e in precedenza presidente della Federación de Mineros de Madre de Dios, fino a svolgere addirittura il ruolo di portavoce degli interessi delle imprese nei conflitti con le popolazioni locali. Casi simili, che hanno coinvolto anche governatori di dipartimenti e sindaci con evidenti casi di conflitti d’interesse, rappresentano purtroppo la normalità in Perù e difficilmente saranno debellati da Pedro Pablo Kuczynski. L’attuale presidente e il suo partito, Peruanos por el Kambio, hanno appoggiato apertamente l’Acuerdo Transpacífico, ratificato da Stati Uniti e Perù nel 2016 e che serve solo a legalizzare il saccheggio del paese andino da parte delle multinazionali. Del resto la storia politica di Kuczynski parla chiaro: tramite la sua organizzazione non governativa personale, Agua Limpia, finanziata dalle imprese private e dalla Banca mondiale, è riuscito ad ottenere denaro da investire proprio nell’estrazione mineraria tramite la multinazionale canadese Minera Barrick. Nel curriculum di Kuczynski, all’epoca in cui era a capo del Banco Central de Reserva (nel 1968), figura anche la gentile consegna di 105 milioni di dollari a favore dell’International Petroleum Company. Costretto, a seguito di questo episodio, a trovare rifugio negli Stati Uniti, Kuczynski, in qualità di ministro dell’Economia durante la presidenza di Alejandro Toledo, concesse all’impresa Hunt Oil la possibilità di esportare e sfruttare il gas di Camisea.
In generale, secondo l’Observatorio de Conflictos Mineros, in Perù manca una seria strategia in grado di monitorare i conflitti ambientali legati all’estrazione mineraria e non è garantito nemmeno alcun meccanismo di partecipazione cittadina, come accaduto nel caso di Las Bambas, quando le modifiche allo studio di impatto ambientale sono state svolte senza consultare la popolazione. Al contrario, lo stato peruviano si è sempre occupato di tutelare esclusivamente le imprese minerarie, le quali hanno avuto buon gioco nell’ignorare le proteste delle comunità indigene. Non appena eletto, Kuczynski è stato definito un presidente gringo e la legge che dovrebbe salvaguardare il territorio nel segno della sostenibilità per evitare ulteriori conflitti ambientali probabilmente rimarrà un’utopia anche per i prossimi anni.