Dioxinity Day/3
di Alexik (*)
[A questo link il capitolo precedente.]
Fin dal suo arrivo alla guida del dicastero della salute, il calo demografico che mette a repentaglio il riprodursi dell’Italica stirpe è stato al centro dei pensieri di Beatrice Lorenzin.
La sua ferrea determinazione ad attivare misure di contrasto contro il declino delle nascite indotto dalla crisi è ormai sotto gli occhi di tutti.
Ovviamente non nel senso di contrastare gli effetti sociali della crisi … ma di impedire il rifiuto della maternità da parte di molte femmine indolenti e sciagurate.
E così, dopo il ‘successo’ del Fertility Day, il Ministero si è dato all’aperto boicottaggio di qualsiasi provvedimento teso a rendere effettiva l’applicazione della Legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Prevedo che a breve il prossimo passaggio sia quello di una bella campagna per bucare i preservativi (come in ‘Padre Vostro’, il bellissimo film di Vinko Bresan) con tanto di promozione ministeriale dello spot spagnolo della Desigual.
E’ di questi giorni lo scontro fra il Ministero della Salute e la Regione Lazio sull’assunzione di due ginecologi destinati a garantire il funzionamento del reparto I.V.G. dell’Ospedale San Camillo.
Per la cronaca, stiamo parlando di un reparto davanti al quale, nel gennaio 2016, le telecamere di ‘Presa Diretta‘ ripresero le donne in fila dalle 6.00 del mattino in uno squallido sottoscala esposto alle intemperie, senza neanche una sedia per quelle che fra loro si sentivano male.
Il servizio apriva alle 8.00 e metteva in palio solo 5 posti sul tavolo operatorio, perché il personale non obiettore dedicato a questo tipo di intervento non era sufficiente.
Chi rimaneva esclusa (ed erano tante) doveva tornare di nuovo alle sei del mattino del giorno dopo, per riprovarci senza la sicurezza di riuscire, ed affrontare quell’attesa snervante nell’angoscia che ‘scadesse il tempo’, quei 90 gg oltre i quali l’interruzione della gravidanza non è più concessa.
Oppure arrangiarsi in altro modo.
Russe e Ucraine tornando ad abortire in patria, a pagamento.
Le italiane partendo per la trasferta in Francia, o in Inghilterra, o in Canton Ticino, dove un terzo degli aborti effettuati riguarda donne del bel paese.
Quelle che invece non potevano permettersi il ‘turismo abortivo’, avrebbero dovuto provvedere rivolgendosi alle classiche macellerie clandestine.
Oppure ricorrendo al sempre più diffuso ‘aborto fai da te’, ordinando su internet l’apposito kit di farmaci per l’ulcera con effetti collaterali abortiferi, assunti in sovradosaggio e senza controllo medico. Molte ragazze sono finite in ospedale in questo modo, con emorragie spaventose.
A fronte di questa situazione vergognosa, l’unica preoccupazione del ministro della salute è stata quella di definire ‘contra legem’ le assunzioni nel reparto I.V.G. del San Camillo, facendo eco alla voce della CEI.
[Ci sono molte forme di violenza sulle donne.]
Come la pensasse Beatrice Lorenzin in materia di interruzioni volontarie di gravidanza era cosa nota.
Lo si poteva già intuire dai tempi del suo discorso di apertura al ‘Convegno nazionale dei Cav’, i centri di aiuto del Movimento per la Vita, nel novembre 2014. Il posto giusto per un ministro di un cd governo di centro -‘sinistra’, in mezzo a gente di larghe vedute …
… che paragona la 194 alle leggi sulla schiavitù e ai campi di concentramento nazisti…
.. e che si incontra per sgranare rosari sotto i reparti che praticano le I.V.G., come sabato scorso a Bologna, nel tentativo di colpevolizzare le donne e il personale medico.
“Il ruolo che svolge il Movimento per la vita … è particolarmente importante e straordinario, troppo spesso sottaciuto e non raccontato… il ministro vi è vicino, segue e sostiene il vostro lavoro“.
Vicinanza dimostrata dalla Lorenzin anche nei fatti. Era lei il ministro della salute quando il governo Renzi sostituì per decreto alla vecchia pena di 51€ di ammenda una sanzione amministrativa da 5.000 a 10.000€ per le donne ‘colpevoli’ di abortire clandestinamente.
Un provvedimento infame, che colpisce le donne in base a precisi criteri di classe, dissuadendo chi avesse complicazioni dopo un aborto clandestino dal chiedere assistenza presso le strutture pubbliche per paura di una multa spropositata.
Ma chi costringe le donne a ricorrere all’aborto clandestino, se non il sabotaggio pianificato dell’applicazione della 194 nei servizi sanitari pubblici?
[Ci sono molte forme di violenza sulle donne.]
Nell’ottobre 2015 il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa richiamò l’Italia al rispetto della Carta Sociale Europea, ritenendo che le difficoltà di accesso ai servizi per le I.V.G. e la discriminazione sul lavoro riservata al personale sanitario non obiettore avvenissero in violazione del trattato.
“Non c’è assolutamente violazione del diritto alla salute. Alcune aziende pubbliche hanno qualche problema di criticità dovuto a questioni di organizzazione, ma siamo nella norma”, disse in quell’occasione la Lorenzin.
La ‘norma’, per lei, è quella della fila alle sei del mattino per mendicare un diritto.
E’ quella di capoluoghi di provincia come Ascoli Piceno, dove il servizio pubblico per le I.V.G. può essere del tutto inesistente perché l’obiezione arriva al 100%.
La ‘norma’ è questa …
… con percentuali oltre l’80% in Molise (89,7 %), Sicilia (89,1%), Basilicata (88,1%), provincia di Bolzano (85,9%) e Campania (81,8 %).1
Ma come impatta questa ‘norma’ sui territori già colpiti dagli effetti teratogeni delle nocività industriali?
Come impatta nella Terra dei Fuochi, sulle donne di Acerra, Aversa, Bacoli, Caivano, Castel Volturno, Giugliano, Marcianise e Villa Literno, dove l’OMS ha riscontrato forti eccessi di malformazioni congenite. Cosa succede quando decidono di ricorrere all’aborto terapeutico?
Ad Aversa trovano il reparto chiuso, a Giugliano un solo ginecologo non obiettore, al Policlinico di Napoli 39 obiettori su 42, al Cardarelli 12 su 13.
Al Secondo Policlinico di Napoli potrebbe capitargli di concludere l’aborto terapeutico ‘fuori turno’, quando i ginecologi non obiettori hanno già staccato, come è successo a Laura Fiore:
‘Sono stata abbandonata a me stessa, trovandomi sola in un ambiente di tutti obiettori. Riuscivo a ricevere qualche visita solo se chiedevo ai medici che entravano nella mia stanza, per prendere qualche materiale che serviva loro per visitare le altre. Nessuno ha monitorato il mio dolore fisico, le mie perdite ematiche, la mia dilatazione; alle mie domande al riguardo rispondevano tutti in maniera elusiva…
… chiedo [a un ginecologo strutturato] se posso avere un cesareo o l’anestesia epidurale. “Non facciamo l’epidurale in questo ospedale” è la risposta. Allora gli chiedo di essere visitata. Lui esegue e visto che con la dilatazione siamo ancora a zero, mi pratica la dolorosa dilatazione digitale. Sul momento, dato che è l’unica volta che ricevo una visita così dolorosa, mi viene da pensare che l’abbia fatto apposta a farmi male visto che, essendo sabato, il medico era sicuramente obiettore‘….2.
Lasciamo la Campania, dove perfino i portantini e gli impiegati amministrativi possono permettersi di fare gli obiettori, e scendiamo a sud attraversando lo stretto fino in Sicilia.
Già, la Sicilia.
La Sicilia è un luogo dove i medici obiettori raggiungono l’89,1% in media, ma all’ospedale Cannizzaro di Catania arrivano al 94 %. E’ lì che Valentina Miluzzo è morta con due figli in grembo. Questa è la denuncia di suo padre:
Ma il Ministero della Lorenzin sancisce che Valentina è morta di aborto, non di obiezione di coscienza.
[Ci sono molte forme di violenza sulle donne.]
Sempre in Sicilia altre donne che vivono ad Augusta o a Gela sanno che, se decidono di avere un figlio, dovranno affrontare più di altre l’insorgere di malformazioni congenite.
La costa fra Augusta e Siracusa sconta l’eredità di 60 anni di petrolchimico. Ci sono passati tutti, Moratti, l’Exxon, la Liquichimica, l’ ERG, l’Enel, l’Enichem, l’Agip …
Ne è rimasto poco: le raffinerie dell’Isab e della Esso, la centrale dell’Enel e l’impianto Archimede per l’energia solare, capannoni abbandonati e vecchi impianti arrugginiti.
E poi metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili (pcb), amianto e ceneri di pirite nei terreni, e altri metalli pesanti, idrocarburi ed esaclorobenzene nelle acque.
E mercurio, tanto mercurio, rilasciato in particolare dall’attività dell’impianto di cloro-soda originariamente della Montedison, poi Enichem, poi Syndial (ENI).
L’impianto utilizzava un processo di separazione degli ioni di cloro e sodio col sistema a cella di mercurio perché era uno dei meno costosi, e ancor meno costoso era lo smaltimento dei residui del metallo, che venivano scaricati nei tombini e da lì finivano in mare, oppure seppelliti in discariche non idonee, falsificando i certificati di analisi dei rifiuti3.
Pratiche dall’impatto devastante sull’ambiente, sulla catena alimentare, sulla salute degli abitanti e delle generazioni future.
Nel territorio si riscontrano, oltre ad un eccesso per molti tipi di tumore4, pesanti effetti sulla riproduzione, talmente gravi da indurre la Syndial a riconoscere unilateralmente indennizzi a 101 famiglie di nati o aborti con malformazioni cerebrali (idrocefalia), spina bifida e labio/palatoschisi, nel tentativo di evitare conseguenze penali più gravi5.
Giacinto Franco, compianto ex primario dell’Ospedale di Augusta e perito nel processo contro l’ex Enichem, descriveva così la situazione: “Le malformazioni [arrivarono nel 2000] a toccare il 5,8% rispetto al 2,16 della Sicilia Orientale e al 2,12 della Sicilia Occidentale. Quando io parlo del 5,8% parlo dei casi che nascono con malformazioni, non parlo dei casi totali di malformazioni perché, per esempio, una recente indagine affidata alla ASL dalla Procura di Siracusa ha messo in evidenza che i casi di aborto ad Augusta sono aumentati di 4 volte rispetto alla media nazionale; una media che è doppia rispetto ai dati relativi all’intera provincia. Un terzo delle interruzioni di gravidanza è dovuta a malformazioni del sistema nervoso centrale del feto. È indiscussa la connessione tra inquinamento e malformazione del sistema nervoso centrale; il motivo di questa disfunzione è, infatti, l’altissimo inquinamento di mercurio e piombo presente in quest’area“.6
Un quadro per certi versi simile a quella di Gela, dove il petrolchimico che si estende a un paio di chilometri dalla città si è lasciato indietro, nella sua dismissione, idrocarburi, metalli pesanti, ammoniaca, composti organo alifatici clorurati, benzene, fosfogessi nei suoli e nelle acque.
Anche a Gela si registrano eccessi statisticamente significativi per malformazioni congenite quali difetti del tubo neurale, microcefalia, ipospadia, idronefrosi ed ernia diaframmatica7.
E anche a Gela il monopolio degli obiettori in ospedale potrebbe non rendere possibile l’aborto terapeutico sul posto.
Ci sono molte forme di violenza sulle donne. Fra queste: negargli il diritto di abortire in sicurezza, negargli il diritto di partorire in sicurezza, negargli il diritto alla salubrità ambientale, e di conseguenza il diritto alla salute (riproduttiva e non) e alla salute dei loro figli.
Il 25 novembre, nel giorno contro la violenza sulle donne, Beatrice Lorenzin ha dichiarato che “è attraverso la quotidianità degli interventi … che si può fare la differenza“. Ma non ho ancora capito se la quotidianità dei suoi interventi sia orientata ad impedire la violenza sulle donne, o ad esercitarla.
- Relazione Ministro Salute attuazione Legge 194/78 tutela sociale maternità e interruzione volontaria di gravidanza – dati preliminari 2013 e dati definitivi 2012 (anno 2014). Relazione Ministro Salute attuazione Legge 194/78 tutela sociale maternità e interruzione volontaria di gravidanza – dati definitivi 2013 e 2014 (anno 2015). Relazione Ministro Salute attuazione Legge 194/78 tutela sociale maternità e interruzione volontaria di gravidanza – dati definitivi 2014 e 2015 (anno 2016)
- Laura Fiore, Abortire tra gli obiettori. La moderna inquisizione. Diario del mio aborto , Tempesta Editore, 2012, 182 p.
- Legambiente, Lo stato dell’arte sulle riconversioni degli impianti di cloro soda in Italia, 2007, p. 22.
- Eccessi di tumore del polmone, della pleura, delle vie respiratorie, eccesso di melanoma, di tumori del pancreas, della mammella e della vescica a Siracusa. Per approfondire: SENTIERI – Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento, in ‘Epidemiologia e Prevenzione’ anno 38 (2), marzo-aprile 2014, pp. 90-94.
- La Syndial offre «somme di ristoro» alle donne di Augusta-Priolo che hanno abortito o partorito figli con gravi malformazioni, in ‘Epidemiologia & Prevenzione’, anno 30 (2), marzo- aprile 2006, pp.76-77.
- Video intervista a Giacinto Franco, 21 novembre 2010.
-
Fabrizio Bianchi, Sebastiano Bianca, Gabriella Dardanoni, Nunzia Linzalone, Anna Pierini, Malformazioni congenite nei nati residenti nel Comune di Gela (Sicilia, Italia), in ‘Epidemiologia & Prevenzione’, anno 30 (1), gennaio-febbraio 2006, pp. 19-26.
(*) Questo articolo è tratto da Carmilla on line.