Pena di morte: pessime notizie da Filippine e Turchia
Due articoli ripresi dal “Foglio di collegamento interno” 237; sotto il sommario. Ma dal Comitato Paul Rougeau arrivano anche buone notizie…
LA LEGGE PER LA PENA DI MORTE VA AVANTI NELLE FILIPPINE
La pena di morte, voluta fermamente dal presidente delle Filippine Rodrigo Roa Duterte, è altrettanto fermamente avversata dai cattolici che contano molto nel paese insulare (NOTA 1). Speriamo che, come molti prevedono, l’iter del disegno di legge inteso a ripristinare la ‘massima sanzione’ si blocchi prima di arrivare alla sua conclusione nel prossimo mese di giugno. Il 7 marzo la proposta di legge in proposito è stata però approvata a larghissima maggioranza dalla Camera dei Rappresentanti delle Filippine e Amnesty International ha emesso un duro comunicato in tale occasione. Riportiamo pressoché integralmente il comunicato di Amnesty, rimandando ai nostri precedenti articoli sull’argomento (NOTA 2).
“Il 7 marzo la Camera dei rappresentanti delle Filippine ha approvato, con 216 voti a favore, 54 contrari e un’astensione la proposta di legge 4727 sulla reintroduzione della pena di morte. Il presidente della Camera ha apertamente minacciato di annullare le nomine a incarichi prestigiosi dei parlamentari che avessero osato votare contro o astenersi. Il testo passa ora all’esame del Senato. L’approvazione in prima lettura della misura chiesta dalla maggioranza parlamentare che appoggia il presidente Duterte costituisce, secondo Amnesty International, un pericoloso passo indietro e una clamorosa violazione degli obblighi internazionali delle Filippine.
“L’idea che la pena di morte libererà il paese dalla droga è semplicemente errata. Si tratta solamente di una punizione inumana e inefficace che non è mai la soluzione. Oltretutto, il tentativo di reintrodurla è chiaramente illegale”, ha dichiarato Champa Patel, direttrice per l’Asia Sud-orientale e il Pacifico di Amnesty International.
Da quando, il 30 giugno, il presidente Duterte è salito al potere, nelle strade delle Filippine vi sono stati oltre 8000 morti, molti dei quali a seguito di esecuzioni extragiudiziali nel contesto della cosiddetta “guerra alla droga” proclamata da Duterte. […]
“Come le esecuzioni extragiudiziali, la pena di morte per presunti reati di droga violerà il diritto internazionale, priverà le persone della loro vita e prenderà sproporzionatamente di mira i poveri”, ha commentato Patel.
“Il Senato rappresenta ora l’ultima speranza per evitare che le Filippine vengano meno ai loro obblighi internazionali ed evitare un passo indietro”, ha sottolineato Patel. […]”
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(NOTA 1) “Quello che chiediamo ai nostri politici è la coerenza e di votare sulla pena di morte secondo coscienza.” ha dichiarato padre Melvin Castro, segretario esecutivo della Commissione Famiglia e Vita della Conferenza Episcopale Filippina.
(NOTA 2) Vedi i numeri 229, 230, 231 (con 2 articoli) e 233 del “Foglio di collegamento interno» del Comitato Paul Rougeau
ERDOGAN IN CONFLITTO CON L’EUROPA SULLA PENA DI MORTE
L’intento di ripristinare la pena di morte in Turchia sbandierato dal Presidente Erdogan mentre egli persegue un rafforzamento del proprio potere preoccupa e indispone i paesi dell’Unione Europea.
Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan approssimandosi il referendum del 16 aprile sull’incremento dei poteri presidenziali, ha anticipato che reintrodurrà la pena di morte “senza esitazione”. (1)
Il 18 marzo, parlando nella città di Canakkale, egli ha ribadito che firmerà la legge sulla pena di morte ed ha detto: “Credo che, a Dio piacendo, dopo il voto del 16 aprile il Parlamento farà tutto il necessario per rispondere alle vostre richieste di pena di morte”.
Tutto ciò avviene dopo dodici anni dall’abolizione della pena capitale decisa della Turchia nella prospettiva di venire a far parte dell’Unione Europea.
Non è la prima volta che Erdogan parla di pena di morte. Vi ha fatto riferimento con forza dopo il fallimento del colpo di stato del 15 luglio, sostenendo che avrebbe reso giustizia alle famiglie delle vittime fatte dai golpisti.
All’avvicinarsi del referendum, Erdogan ha guidato una campagna fortemente anti europeista rappresentando la Turchia come una grande nazione indebolita dall’imperialismo europeo.
La vittoria del sì nel referendum riscriverebbe la costituzione e trasformerebbe il sistema politico della Turchia da parlamentare a presidenziale, dando ad Erdogan un controllo mai avuto sulla nomina dei ministri e dei giudici superiori, e il potere di sciogliere il parlamento. La campagna elettorale di Erdogan è stata comprensibilmente criticata dal principale leader dell’opposizione, Kemal Killiodaroglu, che ha incitato i Turchi a non votare il referendum, avvertendo che la sua approvazione minerebbe la democrazia.
Secondo l’Associated Press le persone che si oppongono al referendum in Turchia sono state minacciate, aggredite, imprigionate arbitrariamente, non hanno avuto spazi televisivi e sono state sabotate nella campagna antireferendaria.
Erdogan è stato aspramente criticato in gennaio dopo che ha citato il governo di Hitler come esempio di un efficace sistema presidenziale ed ha affermato che concentrare tutto il potere nelle mani della presidenza sarebbe un successo.
Queste affermazioni e soprattutto il proposito di ripristinare la pena di morte hanno allarmato le autorità dell’Unione Europea.
Il Presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, ha affermato che se la Turchia reintrodurrà la pena di morte vanificherà il negoziato sull’ingresso nell’Unione Europea.
Il Ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel ha dichiarato che “siamo più lontani che mai dall’accesso della Turchia nell’Unione Europea”.
In questo clima ostile il Ministro degli Interni turco, Suleyman Soylu, ha minacciato di sconvolgere l’Europa inviando 15.000 rifugiati ogni mese verso i territori europei, nonostante l’accordo stipulato un anno fa tra la Turchia e l’Unione Europea per ridurre il flusso dei migranti.
1 . Vedi nn. 230; 231; 232 nel Notiziario; 235. Su Erdogan vedi anche n. 233 del «Foglio di collegamento interno» del Comitato Paul Rougeau
Presentazione del numero 237 – marzo 2017 – del «Foglio di collegamento interno» del Comitato Paul Rougeau
Come sempre dobbiamo parlare di vicende terribili, ma ciò non deve farci dimenticare che la civiltà dei diritti umani va avanti.
Dobbiamo avere fiducia e porre attenzione agli eventi positivi che pure avvengono.
E avvengono anche negli Stati Uniti d’America, il grande Paese che seguiamo con particolare attenzione. Qui, come scriviamo nel primo articolo, la Corte Suprema ha ricordato al Texas che i ritardati mentali non devono essere messi a morte.
Il nostro impegno principale è quello contro la pena di morte convinti che sia giusto preoccuparsi della condanna a morte di una sola persona colpevole e, potendo, impegnarsi per scongiurarla… ma che dire delle centinaia di migliaia di vittime innocenti fatte dalle guerre in Paesi non troppo lontani da noi come il Sudan e la Siria, di cui ci parla Amnesty International?
Coraggio! Nella ventina di articoli, fra articoli principali e articoli del Notiziario, che trovate in questo numero cercate di vedere i segni di speranza che pure ci sono.
Una bella notizia arrivata dopo la chiusura di questo numero è quella dell’accettazione della carica di Presidente Onorario del Comitato Paul Rougeau da parte di Ernesto Olivero, che succede alla nostra cara vecchia amica Margherita Hack. Parleremo di Ernesto Olivero nel prossimo numero citandone i grandi meriti.
Dopo la chiusura di questo numero è arrivata anche la buona notizia della sospensione dell’esecuzione di Paul Storey, il condannato a morte del Texas di cui abbiamo parlato nel numero 234 per salvare il quale la madre si sta impegnando con tutte le sue forze.
Nel prossimo numero parleremo anche dell’ultimo Rapporto sulla Pena di Morte di Amnesty International, appena uscito.
Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau
www.comitatopaulrougeau.org
Pagina Facebook: Amici e sostenitori comitato Paul Rougeau contro la pena di morte
SOMMARIO DEL NUMERO 237
1 ) La Corte Suprema contro il Texas riguardo al ritardo mentale
2 ) Malato mentale momentaneamente in sé va a processo capitale
3 ) Prima di essere ucciso in Texas, Rolando Ruiz chiede perdono
4 ) Dylann Roof, già condannato a morte, patteggia un ergastolo
5 ) L’Arkansas non riesce a trovare i testimoni per le 8 esecuzioni
6 ) Crudele isolamento nel braccio della morte
7 ) Non verrà ripristinata la pena di morte in New Mexico
8 ) Ulteriore presa di posizione del Vaticano contro la pena di morte
9 ) La legge per la pena di morte va avanti nelle Filippine
10) Erdogan in conflitto con l’Europa sulla pena di morte
11) La Giordania interrompe la seconda moratoria con 15 impiccagioni
12) Amnesty alla Giordania: “Si arresti il genocida Omar al-Bashir!”
13) Amnesty chiede giustizia in Siria a sei anni dall’inizio del conflitto
14) Notiziario: Europa, Iran, Iraq, Ohio, Ungheria, Usa
Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 2 aprile 2017
NELLE FOTO: Dylann Roof e una lapidazione a Mosul, mostrata in Web dallo Stato Islamico
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E’ di vitale importanza per il Comitato Paul Rougeau potersi giovare dell’entusiasmo e delle risorse personali di nuovi aderenti. Facciamo affidamento sui nostri soci pregandoli di trovare altre persone sensibili alla problematica della pena di morte disposte a iscriversi alla nostra associazione.
– Cercate soci disposti anche soltanto a versare la quota sociale.
– Cercate soci attivi: chiunque può diventare un socio ATTIVO facente parte dello staff del Comitato Paul Rougeau.
– Cercate volontari disposti ad andare a parlare nelle scuole dopo un periodo di formazione al seguito di soci già esperti.
– Cercate amici e amiche con cui lavorare per il nostro sito Web, per le traduzioni; occorre qualcuno che mandi avanti i libri in corso di pubblicazione, produca magliette e materiale promozionale, organizzi campagne e azioni urgenti, si occupi della gestione dei soci, della raccolta fondi ecc.
Chiunque può dare un contributo alle attività del Comitato se decide di dedicarvi una quota – piccola o grande – del proprio tempo. Chi ha mezzi o capacità particolari – per esempio un computer collegato a Internet e/o una qualche conoscenza dell’inglese – potrà fornire un aiuto più specifico.
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