RIASSUNTO
(Roba del Pabuda…)
faceva un così bel caldo
verso mezzogiorno, l’una:
un caldo senza esagerare,
avvolgente, asciutto e sano,
dopo quella prestissima
e dura gelata
ché le scagliette di ghiaccio
sulle ringhiere a sciogliersi
hanno impiegato tutta la mattinata.
quasi mi salta in testa il capriccio
di festeggiare con una pietanza estiva,
ma pomodori, fagiolini e insalata
in casa non c’è
non essendo
il loro momento migliore
a questo principio dell’anno.
verso
le quattro e mezza
non di più
già un freddo serale
mi mordicchia le cosce.
capisco perfettamente
come stanno le cose
ma, da trovandomi sempre
scettico,
preferisco
sincerarmi di persona:
esco sul balcone
per cercare il sole:
è tutto accasciato:
s’è abbattuto ai minimi
finendo quasi dietro
le torri in fondo alla città
poggiato alle mura
di acciaio e cemento profumato
che tengono a debita distanza
i campi coltivati, gli orti, le stalle
e le porcilaie.
emette deboli segnali:
come
fili sottili di luce bianca e gialla:
vanno tutti di sbieco, quasi rasoterra:
non scaldano niente.
ecco, a mio modo di vedere,
quest’avvicendarsi frenetico
delle quattro stagioni
in una sola giornata
è un riassunto
un po’ troppo veloce, sintetico:
va a finire che anch’io
sul più bello m’affastello.
..
(nell’immagine: Gaudi, un dettaglio di Parc Guell, Barcelona)
così…
è deludente
il frutto fuori stagione.