COL MIO VICINO SARACENO
(Roba del Pabuda…)
il mio vicino saraceno –
quello coi riccetti corti,
fitti fitti in testa
e sul viso sereno
da sveglio saraceno
o moro mattutino,
un bel paio
di curatissimi baffetti –
quando stende i panni
dal balcone
sul lato più assolato
di casa nostra,
mentre io riprendo
lentamente confidenza
colla luce e con il mondo,
porta sul capo
delle cuffie audio
color prugna metallica:
non ascolta un pezzo hip hop
o del nuovo e languido
rhythm & blues maghrebino,
non balla, non dondola:
quando sbatte
le sue lenzuola azzurre
e poggia con cura sul filo
la trapunta gialla limone
appena cavata
dalla centrifuga della lavatrice
ascolta qualche sura,
qualche āyāt del Corano
e i suggerimenti per la vita buona
d’un predicatore registrato
e dall’internet appena scaricato:
me lo ha spiegato
mentre ci scambiavamo
sinceri salamelecchi condominiali
davanti ai bidoni
(della carta da riciclare
e dei cartoni):
confermando
le mie più acute supposizioni.
per me, stendendo il bucato
ad asciugare,
ciascuno può ascoltare
un po’ quel che gli pare.
però, la prossima volta
che ci incontreremo
al sole,
a finestra spalancata,
appena sento
la lavatrice saracena
del vicino
finire il ciclo dei colorati,
proverò a mettere
a tutto volume:
tanto per fare uno
dei miei esperimenti oziosi:
vedremo se ne verrà fuori
qualche altra conversazione
da bravi vicini curiosi…
..
(nell’immagine in bianco e nero: il cortile che il vicino saraceno e io condividiamo, fotografato da Gio, aka Yoko Dim, aka Xiao Gou)
…e continua a risplendere
il diamante impagabile
della diversità.
Sa