C’ERA ANCHE
(Roba del Pabuda…)
cosa c’era là
ai campi
per la distruzione
per lo sterminio
per l’annientamento
per la liquidazione?
il cervello si chiude
avvoltolandosi tutto
su se stesso:
cercando, per ripararsi,
nella testa un angolo:
ma angolo in testa
non c’è:
di fatti, non lo trova:
l’immaginazione piagnucola,
chiudendosi a riccio atterrito.
poi, il cervello apre uno spiraglio:
cosa c’era vuole saperlo, adesso.
per assecondarlo:
si può leggere, ascoltare, voltar pagine,
passare tra le dita
tremolanti fotografie
pronte ad andare in briciole
da un momento all’altro:
nel capovolto mondo,
nel villaggio sterminato
nella fabbrica-recinto
che le maestranze smonta,
nell’accampamento immondo
c’era lavoro:
e, da bestie schiave,
uomini e donne –
pure a sé irriconoscibili –
c’erano lì,
convogliate per farlo.
c’era l’inferno in terra:
c’era terra, fango,
polvere e pietre,
c’era fame, sete,
parassiti ed epidemie.
e c’era:
baracche, appelli interminabili
e selezioni:
per scartare i consumati
e tenere quelli ancora buoni.
c’era: troppo inverno
in tutte le stagioni
e molto buio teutonico.
c’era paura: sempre.
e la morte in agguato,
con tortura ed esperimenti.
c’era cose
che non si riesce a scrivere,
se vuoi dormire, la notte.
ora suona stranissimo saperlo
ma
in questo disastro organizzato
cacofonico e disperato,
c’era anche della musica.
succedeva
per diverse, quasi sempre opposte,
pulite e sporche ragioni.
quindi, c’erano:
– per forza o di straforo –
musicisti,
orchestrali e compositori,
appassionati, esperti
e semplici amatori,
cattedratici dell’oboe
o virtuosi fischiettatori:
a suonare e a scrivere le note.
ora – a decenni di distanza –
c’è anche
chi lavora a recuperare
tutta quella letteratura
di musica concentrazionaria:
prima o poi,
mi piacerebbe
andare a trovare
qualcuno di questi
amorevoli musicologi
studiosi
per farmi raccontare e spiegare
e, magari,
per farmi fischiettare
qualche aria.
(che io, quei segni
sul pentagramma
non li so leggere).
..
(nell’immagine: manoscritto musicale prodotto a Buchenwald; recuperato e conservato grazie alla Fondazione Istituto Letteratura Musicale Concentrazionaria)