Messico: l’autogoverno di Oxchuc

Nella cittadina dello stato del Chiapas le elezioni municipali si sono tenute per alzata di mano. Tolti di mezzo i partiti, legati alla corruzione e al paramilitarismo, è sorto un percorso di autonomia che, negli anni scorsi, il governatore chiapaneco e lo Stati messicano hanno cercato, senza riuscirci, di intralciare in ogni modo. Per adesso non ci sono riusciti.

di David Lifodi

Il 13 aprile scorso il municipio tzeltal di Oxchuc ha eletto le sue autorità municipali per alzata di mano in assemblea comunitaria, senza schede elettorali, urne e partiti politici. Oxchuc è una cittadina messicana non lontana da San Cristóbal de las Casas, universalmente conosciuta per la ribellione degli zapatisti del Chiapas che ebbe inizio il 1 gennaio 1994.

È proprio sulla base del percorso di autonomia intrapreso dagli zapatisti che il 26 ottobre 2015 si insediò a Oxchuc la Comisión Permanente por la Paz con Jusiticia, il cui primo atto fu quello di esprimere un segnale forte contro i cacicchi e, per questo motivo, decise di mettere fine alla presenza dei dodici partiti politici allora presenti in municipio. Da quel momento le comunità scelsero la strada dell’auto-organizzazione popolare a larga maggioranza, con la sola eccezione di nove, decise a mantenere l’alternanza alla guida del comune tra María Gloria Sánchez e il marito Norberto Sántiz, i quali per quindici anni si erano spartiti la presidenza municipale all’insegna della corruzione.

Nell’agosto del 2017, a mettere fine all’esperienza di autogoverno pensò il Tribunal Electoral del Poder Judicial del Messico, che ordinò, per decreto, il ritorno di María Gloria Sánchez sulla poltrona di sindaco, da cui era stata cacciata “a causa della violenza politica, istituzionale e sociale”. Per questo motivo il 13 aprile scorso, di fronte agli osservatori dell’Instituto de Elecciones y Partecipación Ciudadana, è stata accolta con soddisfazione l’elezione a presidente municipale del professor Alfredo Sántiz Gómez e del sindaco Rufina Gómez López. Entrambe sono avvenute con elezione ad alzata di mano e le due autorità, non appena elette, hanno chiesto ai giornalisti di riferire al presidente del paese Andrés Manuel López Obrador e al governatore del Chiapas Rutilio Escandón Cardenas che le votazioni si erano tenute all’insegna della massima trasparenza.

Arrivare a questo risultato non è stato facile. L’8 gennaio 2016 la gente di Oxchuc fu costretta a far fronte ad un vero e proprio attacco mirato da parte della polizia statale, la quale ebbe la peggio e fu costretta a battere in ritirata. Passarono pochi giorni ed arrivò la vendetta. Il 24 gennaio dello stesso anno un assalto nella notte da parte di sconosciuti incendiò decine di case, autoveicoli e molte persone furono uccise tramite esecuzioni sommarie. Il percorso di autonomia di Oxchuc doveva essere stroncato in ogni modo, tanto che si verificarono degli omicidi anche in chiesa, dove la popolazione si era rifugiata terrorizzata. Presto si capì cosa era successo. Dove non aveva ottenuto successo la repressione di Stato erano riuscite le bande paramilitari agli ordini di María Gloria Sánchez, protetta dall’allora governatore del Chiapas, oggi senatore, Manuel Velasco Coello.

Memore di quanto accaduto, in occasione della campagna elettorale del 1 luglio 2018 per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica e del governatore dello stato del Chiapas, la gente di Oxchuc decise che la democrazia sarebbe stata esercitata esclusivamente dalle comunità e non dai partiti politici, vietando la campagna elettorale e la presenza delle stesse formazioni politiche sul proprio territorio. Anche in quella circostanza, le votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica e dello Stato avvennero per alzata di mano e risultarono eletti rispettivamente Andrés Manuel López Obrador e Rutilio Escandón Cardenas.

La battaglia per l’autodeterminazione condotta a Oxchuc ha coinvolto pian piano altri municipi tzeltales come Sitalá e Chilón. A differenza delle “autonomie di resistenza” dei municipi zapatisti, quella di Oxchuc è una “autonomia regolata” in cui si chiede allo Stato di farsi carico sia del riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni sia di farli rispettare.

Tuttavia non è detto che ad Oxchuc regni per molto tempo la pace sociale. Il Chiapas resta uno stato infestato dai paramilitari e la presenza, nello staff di Amlo, di persone molto lontane dagli ideali di autonomia e resistenza degli zapatisti e, più in generale, dei popoli indigeni, lascia pensare che questa coraggiosa comunità dovrà far fronte a nuovi tentativi di destabilizzazione.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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