«We Shall Not Be Moved. Voci e musiche dagli Stati Uniti»

Franco Minganti sul libro – con 4 cd – di Alessandro Portelli

E’ uscito – per il vero già da un po’ – l’ennesimo, straordinario lavoro di Alessandro Portelli.

«We Shall Not Be Moved. Voci e musiche dagli Stati Uniti (1969-2018)» è un libro corredato da 4 cd audio, o meglio è un cofanetto di 4 cd di registrazioni sul campo e dal vivo a opera dello stesso Portelli che, nel volume che lo accompagna, ci offre informazioni, commenti e approfondimenti su ogni singola traccia sonora. Insomma, testi e contesti.

E’ un ulteriore tassello che si aggiunge agli altri capitoli recenti della sua fantasmagorica “autobiografia di servizio”, che altro non è se non la documentazione di ricerche condotte sempre sul campo e indissolubilmente intrecciate con la vita e il lavoro di tutti i giorni. E’ un vero e proprio saggio etnografico al cui centro stanno certamente le voci e le musiche dagli Stati Uniti che il titolo promette ma anche lo stesso Portelli, che annoda sul filo della memoria viaggi, registrazioni, appunti ed emozioni che coprono quasi mezzo secolo… e, detta così, sono un bel po’ di anni.

Nei suoni, nelle voci e nei rumori scorre nelle nostre orecchie una notevolissima galleria di informanti – gli amici, i musicisti, i testimoni occasionali, gli ambienti e le situazioni – che finiscono per costituire reti affettive e solidali fatte di persone che sono sempre al cuore umano della politica vissuta sulla propria pelle e attraverso il proprio impegno. Così anche Sandro diventa a sua volta il nostro informante, lo studioso e il cacciatore di suoni insieme, forte delle registrazioni condotte da un certo punto in avanti, quando il registratore diviene lo strumento-chiave della sua ricerca/testimonianza, quella di un raro interprete della storia orale. E Sandro non esita a confrontarsi con i reperti della storia, personale e collettiva insieme, con cura quasi archeologica per fare luce su un passato tutto sommato recente, magari riprendendo alla lettera i suoi interventi “del tempo che fu”, per lo più usciti sulle pagine del quotidiano il manifesto. Da bravo etnologo del presente è attento a rispettare nei dettagli le delicate cronologie della microstoria che vorremmo farci vanto di non tralasciare; ed è così che, oltre ad ammirare uno straordinario affresco sonoro che copre quasi un cinquantennio – voci e musiche appunto – potremmo persino ricostruire la vita di Sandro annotando luoghi, date, amicizie e circostanze. Così nulla più è casuale, volti e voci ritornano sempre: ad ogni giro, ad ogni nuovo appuntamento un suggello di amicizia più profonda, umanamente più solida, politicamente sempre più chiara… di sicuro le basi gettate per altri incontri nel futuro.

Ricorrono nomi famosi, storici della stagione delle lotte per i diritti civili e del folk revival (Barbara Dane, Mike Seeger, Irwin Silber, il Reverendo Kirkpatrick, meglio conosciuto come “Brother Kirk”) ed altri forse meno (Ernie Marrs, amico di Woody Guthrie, o Jane Sapp e Nora Guthrie, figlia di tanto padre), insieme con gruppi e intepreti rimasti senza nome. Analogamente convivono circostanze passate alla Storia (la grande manifestazione di protesta contro l’inaugurazione della presidenza Nixon a Washington nel gennaio 1969; o la manifestazione nazionale di Washington per il Solidarity Day indetto contro Reagan nel 1981) e piccoli episodi tanto locali quanto essenziali per la vita delle comunità di riferimento (un picchetto operaio nella Georgia del 2010 o la bandiera dell’American Indian Movement innalzata su un’occupazione di protesta a Hesperus, Colorado del 1971). Poi ci sono le geografie che tengono insieme episodi sonori registrati a New York, Washington, in Virginia, West Virginia, Oklahoma, Kentucky, Colorado, Kansas, Massachusetts, Georgia… ma anche a Roma e Fiorenzuola d’Arda, per un viaggio che parte idealmente da Harlan, dagli Appalachi di cui Portelli è diventato un chronicler appassionato e indispensabile (suo il bellissimo e pluripremiato They Say in Harlan County. An Oral History, del 2012, per la Oxford UP) e si conclude a New York con una dedica – potrei dire “inevitabile” – a Pete Seeger.

Portelli ha scelto di “tagliare” l’archivio ignorando una cronologia meccanica e tematizzando piuttosto i 4 cd con titoli come 1. We Shall Not Be Moved, 2. Lonesome Dove. Blues, old time, work songs, 3. Amazing Grace. Gospel bianco e nero, 4. L’America della contestazione. Un viaggio nel 1969 e un ritorno. In effetti, le prime 19 tracce di quest’ultimo cd sono, di fatto, il primo disco che Portelli curò nel 1969 per i Dischi del Sole, insieme con Ferdinando Pellegrini – L’America della Contestazione, appunto – qui integrato da altre registrazioni di quello stesso anno e da un paio di acquisizioni recenti, catturate negli stessi luoghi di allora, per testimoniare la continuità e la vitalità di “cultura popolare, canzone politica e coscienza civile”, come sottolinea lui.

Un lavoro così ampio e comprensivo si offre con una grandissima attenzione e cura per il lettore: per ogni traccia sono presenti le trascrizioni degli originali sonori e le rispettive traduzioni in italiano. C’è anche una galleria fotografica in coda al volume, ad opera dello stesso Portelli e di Giovanni e Vilma Grilli, foto a colori scattate per lo più in anni molto recenti che possiamo appuntare a una parete virtuale, a riflettersi nei suoni di questa straordinaria raccolta.

Alessandro Portelli, We Shall Not Be Moved. Voci e musiche dagli Stati Uniti (1969-2018), Squilibri, Roma 2019 [39€].

 

Franco Minganti

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