A 15 anni dalla strage di Viareggio
Viareggio, 29 giugno 2009.![](https://www.labottegadelbarbieri.org/wp-content/uploads/2016/02/strageViareggio.jpg)
Sono le 23.48 quando il treno merci 50325, che trasporta quattordici vagoni-cisterna carichi di Gpl, entra oscillando nella stazione.
Se nelle stazioni precedenti, Forte dei Marmi o Pietrasanta, ci fossero stati ferrovieri in servizio sicuramente si sarebbero accorti dell’andatura irregolare del convoglio, e forse avrebbero potuto fermarlo prima della tragedia.
Prima che il 50325, a causa del cedimento strutturale dell’asse di uno dei carri-cisterna, deragliasse. Prima che da uno squarcio nella prima cisterna fuoriuscisse quel gas poi dispersosi nell’area circostante. Nelle vie, nei cortili, nelle case. Ma nelle stazioni precedenti i ferrovieri non c’erano. Mancavano anche i carri scudo, ovvero i vagoni pieni di materiale inerte che dovrebbero essere posti agli estremi dei convogli che trasportano carichi eccezionali.
Non c’erano neppure i meccanismi antisvio, quei dispositivi che avvertono immediatamente i macchinisti se il treno che guidano sta deragliando.
![](https://www.labottegadelbarbieri.org/wp-content/uploads/2016/02/strageViareggio.jpg)
Sono le 23.48 quando il treno merci 50325, che trasporta quattordici vagoni-cisterna carichi di Gpl, entra oscillando nella stazione.
Se nelle stazioni precedenti, Forte dei Marmi o Pietrasanta, ci fossero stati ferrovieri in servizio sicuramente si sarebbero accorti dell’andatura irregolare del convoglio, e forse avrebbero potuto fermarlo prima della tragedia.
Prima che il 50325, a causa del cedimento strutturale dell’asse di uno dei carri-cisterna, deragliasse. Prima che da uno squarcio nella prima cisterna fuoriuscisse quel gas poi dispersosi nell’area circostante. Nelle vie, nei cortili, nelle case. Ma nelle stazioni precedenti i ferrovieri non c’erano. Mancavano anche i carri scudo, ovvero i vagoni pieni di materiale inerte che dovrebbero essere posti agli estremi dei convogli che trasportano carichi eccezionali.
Non c’erano neppure i meccanismi antisvio, quei dispositivi che avvertono immediatamente i macchinisti se il treno che guidano sta deragliando.
E così quella sera, a Viareggio, il 50325 attraversò la stazione ad un’elevata velocità, come gli era stato concesso, fece 400 metri barcollando e poi deragliò, lasciando fuoriuscire il Gpl, che rapidamente si incendiò, innescando un’esplosione che in via Ponchielli fece crollare tre palazzine e distrusse la strada.
11 persone persero la vita in quella stessa notte, altre 21 moriranno a causa delle ustioni nelle settimane e nei mesi successivi, dopo lunghe e terribili agonie.
Solo l’intervento manuale di un ferroviere di Viareggio – dove le agitazioni sindacali avevano impedito la rimozione totale del personale notturno – impedì che un intercity e un regionale finissero dritti nel rogo.
11 persone persero la vita in quella stessa notte, altre 21 moriranno a causa delle ustioni nelle settimane e nei mesi successivi, dopo lunghe e terribili agonie.
Solo l’intervento manuale di un ferroviere di Viareggio – dove le agitazioni sindacali avevano impedito la rimozione totale del personale notturno – impedì che un intercity e un regionale finissero dritti nel rogo.
Mauro Moretti, all’epoca AD di Ferrovie dello stato, nel corso di un’audizione in Senato definirà la strage “uno spiacevole episodio”.
![](https://www.labottegadelbarbieri.org/wp-content/uploads/2023/02/strage-di-viareggio.jpg)
Intanto però, i reati di incendio colposo e lesioni personali colpose erano andati prescritti. Nel gennaio 2021 la corte di cassazione ha reso prescritto il reato di omicidio colposo e ha stabilito l’esecuzione di un nuovo processo d’appello per disastro ferroviario colposo. Nessuna giustizia quindi per quei 32 morti e per la città di Viareggio, nonostante familiari delle vittime e cittadini stiano dando battaglia da 13 anni.
Tratto da Cronache Ribelli (*)
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