A 15 anni dalla strage di Viareggio

Viareggio, 29 giugno 2009.
Sono le 23.48 quando il treno merci 50325, che trasporta quattordici vagoni-cisterna carichi di Gpl, entra oscillando nella stazione.
Se nelle stazioni precedenti, Forte dei Marmi o Pietrasanta, ci fossero stati ferrovieri in servizio sicuramente si sarebbero accorti dell’andatura irregolare del convoglio, e forse avrebbero potuto fermarlo prima della tragedia.
Prima che il 50325, a causa del cedimento strutturale dell’asse di uno dei carri-cisterna, deragliasse. Prima che da uno squarcio nella prima cisterna fuoriuscisse quel gas poi dispersosi nell’area circostante. Nelle vie, nei cortili, nelle case. Ma nelle stazioni precedenti i ferrovieri non c’erano. Mancavano anche i carri scudo, ovvero i vagoni pieni di materiale inerte che dovrebbero essere posti agli estremi dei convogli che trasportano carichi eccezionali.
Non c’erano neppure i meccanismi antisvio, quei dispositivi che avvertono immediatamente i macchinisti se il treno che guidano sta deragliando.
E così quella sera, a Viareggio, il 50325 attraversò la stazione ad un’elevata velocità, come gli era stato concesso, fece 400 metri barcollando e poi deragliò, lasciando fuoriuscire il Gpl, che rapidamente si incendiò, innescando un’esplosione che in via Ponchielli fece crollare tre palazzine e distrusse la strada.
11 persone persero la vita in quella stessa notte, altre 21 moriranno a causa delle ustioni nelle settimane e nei mesi successivi, dopo lunghe e terribili agonie.
Solo l’intervento manuale di un ferroviere di Viareggio – dove le agitazioni sindacali avevano impedito la rimozione totale del personale notturno – impedì che un intercity e un regionale finissero dritti nel rogo.
Mauro Moretti, all’epoca AD di Ferrovie dello stato, nel corso di un’audizione in Senato definirà la strage “uno spiacevole episodio”.
L’inchiesta di Lucca aveva portato alle condanne di Michele Mario Elia (all’epoca AD di Rete Ferroviaria Italiana), Vincenzo Soprano (di FS Logistica), e Mauro Moretti. Insieme a loro sono stati condannati alcuni dirigenti di Gatx Rail, l’azienda che aveva affittato il carro cisterna alle Fs, e a quelli dell’officina Jungenthal, che aveva revisionato l’asse ceduto.
Intanto però, i reati di incendio colposo e lesioni personali colpose erano andati prescritti. Nel gennaio 2021 la corte di cassazione ha reso prescritto il reato di omicidio colposo e ha stabilito l’esecuzione di un nuovo processo d’appello per disastro ferroviario colposo. Nessuna giustizia quindi per quei 32 morti e per la città di Viareggio, nonostante familiari delle vittime e cittadini stiano dando battaglia da 13 anni.

Tratto da Cronache Ribelli (*)
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alexik

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