A colloquio con Sally Burch
Intervista esclusiva con la direttrice di ALAI, Agencia Latinoamericana de Información che il governo argentino condsidera troppo “dirompente”
di Maria Teresa Messidoro
D. Si presenti, spiegandoci dove e come lavora.
R. Sono Sally Burch, giornalista ecuadoregna-britannica (è nata a Londra nel 1949 – NDR), radicata in Ecuador da più di trent’anni. Sono direttrice della Agencia Latinoamericana de Información, ALAI – cfr www.alainet.org. Ho lavorato molto sui temi legati a Internet, diritti della comunicazione, comunicazione e genere, politiche e strategie di comunicazione nei movimenti sociali.
D. Ci racconti ciò che le è successo in Argentina, un fatto che provocò reazioni in tutto il mondo.
R. Mi sono iscritta alla riunione ministeriale della OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), a Buenos Aires, in dicembre, per partecipare come delegata della società civile, proprio perchè da tempo lavoro, insieme ad altre organizzazioni, sul tema del commercio elettronico, con molta preoccupazione per la posizione della OMC relativamente alla possibilità di aprire nuove negoziazioni in questo ambiuto. Considero infatti che le proposte presentate su questo tema siano funzionali agli interessi delle grandi multinazionali di Internet, che già dominano questo campo, non favorendo minimamente la gente comune, nè tantomeno i Paesi in via di sviluppo che desiderano ampliare un proprio settore di commercio elettronico.
Pochi giorni prima dell’evento, la OMC comunicò a più di 60 giornalisti, tra cui io, che la nostra iscrizione era stata rifiutata dal governo dell’Argentina, il paese ospitante. Quanto successo, senza nessun precedente analogo in riunioni di questo tipo, si deve semplicemente al fatto che le autorità argenitne, verificando il nostro lavoro in internet, hanno considerato le nostre opinioni “dirompenti”. Nel mio caso, sicuramente la causa principale è stato quanto avevo scritto a proposito del commercio elettronico.
Proprio nello scorso settembre, ALAI è stata tra gli organizzatori a Quito dell’incontro “Diálogos por una Internet Ciudadana: NuestrAmérica hacia el Foro Social de Internet”, dove si discusse su questo tema e si concluse, tra gli altri aspetti, che il criterio di garantire il “libero flusso di dati” significa che in realtà i nostri dati personali si convertiranno in una merce pregiata, che le grandi corporazioni possono sfruttare con pochi o forse nessun beneficio personale e senza rispettare il nostro diritto alla privacy. Analogamente, si affermò che il modello attuale di internet e l’intelligenza artificiale, concentrati nelle mani di poche multinazionali private, va contro l’interesse pubblico e costituisce una seria minaccia alla democrazia e alla sovranità degli Stati. Le negoziazioni del commercio elettronico, così come prospettate dalla OMC, vogliono imporre delle norme vincolanti, che rafforzano tale modello.
Inoltre, difendiamo il principio che temi come questi, di grande importanza per l’umanità e con implicazioni per i diritti umani, lo sviluppo e la libertà di espressione, non si affrontino a porte chiuse, tra governi potenti e grandi multinazionali, senza la partecipazione della società civile o con processi democratici, così come succede spesso nelle riunioni della OMC.
Alla fine, soltanto a due persone del gruppo colpito dal provedimento repressivo fu effettivamente negato l’accesso all’Argentina, anche se già molti altri avevano desistito di viaggiare, per la paura di essere rimandati a casa. Fortunatamente, il caso ebbe rilevanza a livello internazionale, provocando una ondata di protesta e di indignazione, costringendo il governo argentino a non espellere altri osservatori, consentendo inoltre agli “incriminati” di partecipare alle riunioni della OMC. D’altra parte, abbiamo approfittato di quanto successo per dare maggiore risonanza alla nostra campagna di denuncia delle negoziazioni in tema di commercio elettronico, aprendo un dibattito più ampio al riguardo. (*)
D. Può descriverci le politiche repressive di cui è stata vittima anche lei.
R. Il governo di Macri continua a portare avanti un’agenda neoliberista aggressiva, di apertura al capitale e con la conseguente eliminazione delle conquiste sociali e dei diritti conquistati negli ultimi decenni; ha inoltre dimostrato, soprattutto negli ultimi mesi, che può raggiungere questi obiettivi soltanto con una forma di governo ogni giorno più repressiva di fronte alla crescente resistenza sociale. La negazione degli accrediti nella riunione della OMC o della semplice entrata nel Paese è stata una espressione in più di questo atteggiamento autoritario; però con l’aggravante che Argentina si è permessa di imporre il proprio criterio a un organismo multilaterale, violando il proprio ruolo di Paese ospite, che avrebbe dovuto facilitare la partecipazione di tutte le persone iscritte. La OMC non avrebbe dovuto permetterlo, dato che si crea così un precedente nefasto per il sistema multilaterale.
D. Lo scivolamento a destra, lento ma costante, del continente latinoamericano.
R. Dopo un decennio di governi progressisti in quasi tutta l’America Latina, la destra torna a conquistare spazio; però in molti casi ciò è avvenuto grazie alla violazione flagrante del processo democratico, come si può evidenziare in Brasile (golpe legislativo) o in Honduras (frode elettorale) o con il suo intento di imporsi con la forza in Venezuela. Solo in Argentina, un governo di destra ha vinto nelle elezioni contro un precedente governo progressista (e ora in Cile). E’ certo che le destre hanno approfittato del malessere delle popolazioni di fronte al logorio del potere e all’impatto della crisi economica internazionale; però in quasi tutti i Paesi la gente ha ben chiaro di non voler tornare ad un modello neoliberista e di conseguenza alle nefaste misure (paquetazos) degli anni 80 e 90.
In questa offensiva contro le politiche progressiste c’è una chiara ingerenza del governo statunitense, con la complicità dei grandi mezzi di comunicazione, molte volte in collusione con i sistemi giudiziali. Il caso del Brasile è realmente scandaloso: si impone una sentenza contro Lula senza nessun fatto evidente o legittimità, solo per impedirgli di essere candidato alla presidenza, mentre le massime autorità dello Stato hanno a proprio carico accuse di corruzione con prove inoppugnabili e nessuno li sta giudicando.
In questo momento, in Messico, il partito Morena, di sinistra, è primo nei sondaggi. Ora bisogna vedere se lo lasciano vincere: la frode elettorale in Messico ha una lunga storia. In Venezuela il processo bolivariano è riuscito a mantenersi in piedi di fronte a un feroce attacco interno ed esterno, grazie all’appoggio costante e alla coscienza politica elevata di buona parte della sua popolazione.
D. Quale il ruolo di Alainet nel contesto della controinformazione latinoamericana e come riesce a resistere economicamente nell’attuale panorama dell’informazione globale.
R. ALAI ha appena compiuto 40 anni (nel 2017) che è già di per sè un successo, considerando le condizioni avverse in cui vive la stampa popolare. Lavora come un’ampia rete di collaborazioni, con l’apporto di importanti pensatori, giornalisti e editorialisti, leaders sociali e ricercatori, ovviamente uomini e donne, senza distinzione. Occorre precisare che la nostra identità non è tanto di controinformazione (cioè dire il contrario di ciò che affermano i grandi mezzi comunicativi) quanto piuttosto di portare avanti una informazione popolare (con l’alleanza dei popoli) e alternativa (con una agenda informativa propria); tutto ciò cercando di costruire una comunicazione controegemonica (che si può raggiungere soltanto se si lavora con altri mezzi di comunicazione).
Più che nel riportare la notizia, il lavoro di ALAI si focalizza nell’analisi e nel commentare ciò che sta dietro i fatti, proponendo elementi di comprensione e contestualizzazione degli avvenimenti regionali e mondiali, a partire da una prospettiva dei popoli.
Ha un legame solido con l’integrazione regionale e per questo ha contribuito a costruire il Foro de Comunicación para la Integración NuestrAmérica (FCINA – www.integracion-lac.info), un raggruppamento di reti di mezzi e coordinamenti sociali.
Allo stesso modo, durante tutti questi anni, ha cercato di svolgere il ruolo di sensibilizzare gli attori sociali sui nuovi temi che appaiono all’orizzonte, su cui sarebbe importante dibattere e che dovranno essere inclusi nella loro agenda politica.
Analogamente, agli inizi degli anni 90, favorì la conoscenza delle nuove tecnologie di comunicazione, per comprendere i loro vantaggi per il lavoro internazionale nella rete dei movimenti sociali. Oggi, stiamo maggiormente lavorando sui pericoli per le società democratiche portati dalla concentrazione di queste tecnologie in grandi piattaforme controllate da monopoli privati. E su ciò che avviene oggi a grande velocità: l’intelligenza artificiale ad esempio, con algoritmi per niente trasparenti, che coinvolgono sempre di più diverse aree della vita, senza la necessaria regolamentazione per cautelare l’interesse pubblico.
Nel nuovo contesto dell’America Latina, che abbiamo abbozzato in precedenza, e data l’alta concentrazione della comunicazione, che siano mezzi o tecnologie, in mano dei settori del potere economico, è sempre più indispensabile disporre di mezzi popolari, al servizio della cittadinanza. Ma sappiamo che la sopravvivenza di questi mezzi alternativi è sempre più difficle, e ALAI non fa eccezione. Consideriamo che abbiamo bisogno di un nuovo modello di sostegno della stampa, intesa in senso ampio, in particolare di quella non commerciale, dato che il modello basato sulla pubblicità e sulle sottoscrizioni non funziona più. Perchè la pubblicità è stata accaparrata dai giganti di internet, come Google e Facebook.
Senza dubbio tutto questo richiede un ampio dibattito e una estesa partecipazione della cittadinanza.
Gracias Sally, per il suo contributo, che ci farà sicuramente riflettere.
(*) sulla vicenda, si veda l’articolo di David Lifodi “Argentina: la polizia spara pallottole di gomma contro i giornalisti”)