Finalmente in traduzione italiana l’Abbecedario dei Soulèvements de la Terre, movimento ecologista nato in Francia nell’inverno del 2021 per costruire l’alternativa radicale alle soluzioni correnti alla crisi climatica (dalle manifestazioni simboliche alle risposte tecnocratiche) e per resistere al saccheggio capitalistico delle terre e delle acque comuni, e alla sparizione, sotto il cemento, delle zone naturali alla base della nostra sussistenza.
Per natura composito, il movimento riunisce attivisti per il clima, agricoltori, sindacalisti, gruppi autonomi, persone coinvolte nelle lotte territoriali e nelle ZAD (Zones à defendre), cittadini e cittadine, intellettuali di rilievo internazionale. Queste pagine danno voce a una battaglia polifonica contro l’inazione climatica e il greenwashing che perpetra un modello di sviluppo e di coesistenza mortifero, fondato sullo sfruttamento sociale e coloniale. Contro tutto questo, il movimento mette al centro la Terra e la sua valenza politica. Lo fa attraverso l’occupazione di terreni destinati a progetti industriali, il “disarmo” di infrastrutture e fabbriche che accaparrano beni comuni o che asfissiano noi e le altre specie, la creazione di una rete di alleanze che mobilita decine di migliaia di persone e tiene conto delle specie non-umane.
In Francia, il movimento ha rapidamente raccolto un vasto numero di adesioni, imponendosi quale realtà politica ineludibile. E tuttavia, la rilevanza e l’urgenza dei problemi che affronta, così come le soluzioni che propone, travalicano i confini d’oltralpe in quanto via finalmente concreta per la composizione della resistenza – al capitalismo, alla distruzione ecologica, alle spiagge privatizzate e ai boschi sventrati – per un mondo comune. (Orthotes Editrice)
Editoriale/Prefazione
Les Soulèvements de la Terre
di Les Soulevements de la Terre
La terra non è stata creata affinché voi ne foste i signori, e noi i vostri schiavi, servitori e mendicanti; al contrario, essa fu creata per essere fonte comune di sostentamento, per tutti, senza distinzione tra le persone. E che voi compriate e vendiate le terre, e i loro frutti, come fate gli uni con gli altri, è un abominio. (Dichiarazione dei Diggers, 1 giugno 1649).
L’inverno 2021 vede nascere un movimento: i Soulèvements de la Terre. Contro la monopolizzazione e l’avvelenamento della terra e dell’acqua da parte del complesso agroindustriale. Contro la metropolizzazione e la cementificazione delle terre agricole che ci nutrono e degli ultimi spazi naturali esistenti. Un movimento per resistere con tutte le nostre forze alla devastazione in atto. Per riprendere, mettere in comune e custodire la nostra terra. Per intraprendervi esperienze comunitarie e cooperative. Per reinventare forme di vita combinano il sostentamento contadino alla simbiosi con tutti i viventi.
In ballo, una questione politica cruciale: la sfida sull’utilizzo e la ripartizione della terra, sui modi attraverso cui ce ne prendiamo cura e la lavoriamo. Si tratta di una sfida che incrocia questioni sociali, ecologiche e coloniali. È una questione sociale, poiché occorre strappare la terra da quelle poche mani che la detengono e la sfruttano biecamente, al fine di costruire spazi in cui reinventare la vita, il lavoro e la solidarietà. Si tratta di una questione ecologica poiché è necessario proteggere la terra dall’avanzata del cemento e difendere i terreni agricoli e tutti quei luoghi in cui il libero fiorire e la vita animale abbiano lo spazio che si meritano.
È infine una questione coloniale, poiché le ex colonie sono le prime a subire le conseguenze disastrose di uno stile di vita metropolitano e consumistico che annienta la base di sostentamento contadino di cui vive ancora la maggior parte delle popolazioni del Sud del mondo; è tuttora una questione coloniale poiché la ricchezza dell’Occidente si basa sul saccheggio del loro suolo.
Da secoli, da nord a sud, movimenti popolari sostengono e si battono per concretizzare un’idea semplice. Una posizione al crocevia tra senso comune contadino e affermazione rivoluzionaria: la terra e l’acqua sono beni comuni. Appartengono a tutti, non solo a pochi. Questa stessa evidenza viene difesa ovunque: dai Diggers inglesi del XVII secolo all’odierno Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra in Brasile, dal movimento dei contadini lavoratori della Loira Atlantica all’insurrezione dei Mau-Mau in Kenya, dai territori autonomi della ribellione zapatista fino a “Dilli Chalo!” la recente e imponente rivolta contadina in India.
I Soulèvements de la Terre non hanno inventato niente, o molto poco. Si rifanno a un’intuizione politica millenaria. Riaccendono pratiche di lotta, di offensiva e di autodifesa che mai avremmo dovuto abbandonare. Di fronte al disastro, un’urgenza di vita ravviva l’imperativo di lottare per altri mondi. Quella per la quale ogni manifestazione traduce l’espressione concreta della nostra rabbia e delle nostre aspirazioni e non una vana supplica rivolta a chi ci governa, ci opprime e distrugge la possibilità stessa del nostro avvenire sulla terra.
Nell’arco delle stagioni e delle azioni, dalle strade di Lione al Marais Poitevin, dai vigneti del Var ai quartieri popolari di Besançon, il movimento non ha cessato di crescere e di progredire. Il 25 marzo 2023, 30.000 persone hanno marciato a Sainte-Soline contro i mega-bacini in risposta all’appello dei Soulèvements de la Terre, dell’associazione Bassines Non Merci e della Confédération paysanne. La giornata faceva seguito alle precedenti manifestazioni accompagnate dal disarmo e da incursioni nei cantieri.
Quel giorno, lo Stato ha voluto stroncare la lotta, colpendo massicciamente una folla eterogenea ma decisa a porre fine al cantiere. Era pronto a uccidere. Etica e ragione di Stato sono da sempre state inconciliabili. Ciò che impressiona di Sainte-Soline è la portata e l’intensità senza precedenti del fuoco. Cinquemilacinquecento granate lanciate in due ore. Più di 200 manifestanti sono rimasti feriti, tra cui mutilati e mutilate molto gravi. Tre persone hanno rischiato di morire. Mentre scriviamo, una di loro non è ancora fuori pericolo.
Di fronte all’indignazione dilagante, lo Stato ha creduto di poter giustificare la sua violenza cieca brandendo lo spauracchio dell’estremismo di sinistra e instillando il veleno della divisione. Ma la solidarietà è stata più forte. Così, Darmanin ha annunciato lo scioglimento dei Soulèvements de la Terre. L’obiettivo: minacciare di incarcerare chiunque abbia l’audacia di riunirsi, parlare o agire all’insegna dei Soulèvements de la Terre. Affossare il movimento con il terrore, a qualsiasi costo. Ma, come ha scritto il poeta combattente per la resistenza René Char: “La parola solleva più terra di quanta ne possa il seppellitore”.
In pochi giorni, come un lampo, il grido “Nous sommes les Soulèvements de la Terre” ha risuonato in ogni angolo: scritto su striscioni, taggato sui muri, scandito nei discorsi, riportato nelle tribune giornalistiche, gridato dalla folla radunata nelle strade delle città e dei villaggi francesi. Al punto che 100.000 persone hanno espresso apertamente il loro sostegno in una dichiarazione congiunta. In pochi giorni, sono sorti più di 140 comitati locali in tutta la Francia. Dappertutto, le persone si sono riunite per far seguire i fatti alle parole e immaginare le future azioni dei Soulèvements de la Terre. Nel momento in cui scriviamo queste righe, la minaccia di scioglimento incombe ancora. Anche se il provvedimento venisse attuato, dimostreremo in mille e uno modi che non si può sciogliere una sollevazione.
Questo abbecedario è solo uno dei tanti modi per sostenere lo slancio del movimento dei Soulèvements de la Terre. È un piccolo vocabolario, realizzato nell’urgenza, per il movimento: con le sue constatazioni, le sue ipotesi, le sue pratiche e le sue risonanze. Parla per, senza mettersi al posto di. Circa quaranta autori e autrici prendono la parola per condividere una voce che esprime il senso del loro coinvolgimento. Le voci di scienziati e scienziate, scrittrici e scrittori si intrecciano con quelle di anonimi, organizzazioni e gruppi che fin dall’inizio hanno avuto un ruolo più attivo nella dinamica dei Soulèvements de la Terre. L’obiettivo di questo abbecedario è di alimentare una discussione collettiva di ampio respiro nello spazio pubblico e nei comitati locali.
Il manifesto che esporrà le ipotesi e le dichiarazioni politiche del movimento, resta da scrivere.
Stato (ancora) coloniale
di Françoise Vergès
Non ci possono essere “sollevazioni della terra” senza includere i secoli di schiavitù e colonialismo che, con le loro politiche estrattiviste, di esproprio, di genocidio, di deportazione e di sfruttamento hanno posto le basi del razzismo ambientale saccheggiando popoli e terre come mai era accaduto prima. Interi territori vengono devastati, miniere squarciano le vene del pianeta, delle foreste sono perdute per sempre, dei saperi vengono depredati, delle città distrutte, dei tesori rubati e milioni di persone vengono deportate in schiavitù. Le discipline della storia naturale e della geografia impongono un’egemonia scientifica sulla specie umana e su quelle non umane.
La colonizzazione post-schiavista perpetra questa economia del depauperamento dei corpi, della terra e dei mari e impone codici di legge che negano il diritto alla terra e organizzano la censura di lingue, culture e pratiche.
Secoli di capitalismo razziale e di imperialismo insieme al loro complice inseparabile, il militarismo, hanno costruito un mondo inabitabile e irrespirabile per milioni di persone nel Sud globale, ma anche per le specie non umane. Ma in ciò che Aimé Césaire aveva definito la «teoria del contraccolpo»1 delle politiche coloniali, vale a dire il fatto che queste ultime facciano ritorno in Occidente, si vede alla luce del giorno l’espansione inesorabile della violenza.
Ciò che l’Occidente pensava di poter esternalizzare – guerre, repressioni brutali, negazione dei diritti, devastazione, consegna a una morte prematura – fa ritorno sul suo suolo.
E benché rivolte, rivoluzioni e insurrezioni vengano pacificate offrendo qualche beneficio tratto dell’estrazione ai cittadini e cittadine dell’Occidente, il velo è squarciato e la pace armata che garantisce l’ordine capitalista, patriarcale e imperialista mostra il suo vero volto, quello di un ordine statale al servizio del neoliberismo autoritario.
Ma è sempre il Sud globale a pagare il prezzo più alto. Lì, milioni di bambini nascono con malattie respiratorie, in un numero molto più grande rispetto al Nord del mondo; e sempre in numero maggiore rispetto al Nord, un grande numero di persone muore a causa dell’aria inquinata; gli eserciti, le industrie fossili, quelle estrattive, commerciali, digitali e dell’agro-business contaminano i corpi, il suolo e le fonti d’acqua per generazioni e vi scaricano tonnellate dei loro rifiuti tossici.
I disastri climatici esacerbano queste disuguaglianze strutturali e razziali. Le inondazioni in Pakistan, il terremoto in Turchia e la pandemia di Covid-19 lo hanno ancora una volta dimostrato: i popoli del Sud globale sono le prime vittime dell’intersezione tra oppressioni di razza/classe/genere al centro delle crisi climatiche e sanitarie. Sono proprio le donne nere, autoctone, razzializzate, i bambini, i diversamente abili e le persone trans a essere maggiormente colpite.
Gli strumenti di sorveglianza e repressione – droni, muri, normalizzazione della militarizzazione, politiche contro i rifugiati – amplificano la banalizzazione della morte delle vite che non contano, mentre lo Stato amplia costantemente il campo della criminalizzazione.
In Francia, sotto la Repubblica, persiste lo Stato coloniale. La straordinaria mobilitazione a Sainte-Soline, l’incredibile dispiegamento di forze armate e la loro brutalità non devono farci dimenticare gli assassini di giovani ragazze e ragazzi neri e arabi, la violenza coloniale nello spazio pubblico, delle bambine e dei bambini neri e razzializzati, costretti a inginocchiarsi dalla gendarmeria mobile, la stigmatizzazione delle donne velate, l’islamofobia, il razzismo strutturale e la caccia ai rifugiati e alle rifugiate. L’industria nucleare “francese” poggia sull’estrazione dell’uranio in Niger, e quindi sull’inquinamento e la contaminazione; l’’industria delle banane nelle Antille francesi si regge sull’avvelenamento – che dura per generazioni – di corpi, terreni e fiumi a opera del pesticida clordecone.
Nella Guyana francese è stata soffocata una ZAD indigena che si oppone alla distruzione di una foresta in terra amerindia. A Mayotte, la Legione straniera, presente dal 1975, protegge gli interessi imperialisti dell’industria dei combustibili fossili (il 30% del traffico mondiale di petrolio passa attraverso il Canale del Mozambico). In quest’isola, dove manca l’acqua, dove la deforestazione raggiunge il livello più alto di tutti i dipartimenti francesi, dove un direttore dell’Agenzia sanitaria regionale propone che l’ospedale offra la sterilizzazione a tutte le donne, lo Stato francese risponde con operazioni militari, rastrellamenti, espulsioni di massa e politiche contro i e le migranti.
Nella storia lunga delle sollevazioni della terra – nella forma di rifiuto dell’estrazione, dell’espropriazione, dello sfruttamento e della devastazione – la politica di liberazione delle comunità cimarroni, i maquis delle lotte di liberazione nazionale, le ZAD, da Standing Rock a Notre-Dame-des-Landes, tutte le comuni, tutte le azioni che si oppongono allo Stato capitalista coloniale-razziale, incarnano queste coalizioni che agiscono per proteggere i beni comuni e mettono in pratica un’urgenza vitale.
➡ Cfr. anche Indigeno, Kapitalocene, Oltremare
Tratto da Ecor.Network.
Nota: (1) cfr. A. Césaire, Discorso sul colonialismo (1955), tr. it. L. Di Genio, Ombre corte, Verona 2020.
Abbecedario dei Soulèvements de la Terre. Comporre la resistenza per un mondo comune
a cura di Giovanni Fava e Claudia Terra
Ed. Orthotes, 2024, collana: Ecologia politica – 200 pp.
Qui l’originale in francese.
Qui la voce “Composizione”, da Infoaut.
Qui la voce “Lottare e curare” da Comune-info.
Qui la voce “Urgenza climatica” da Bologna Climate Justice.
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curioso che in Francia costi 11,5 euri mentre da noi 18…..