Acqua fritta e futuri a secco
di Erremme Dibbì (*)
«Soprattutto aveva paura dell’acqua, a causa del modo in cui l’acqua è. Cercò di usarla tutta, seppellendo le fonti, costruendo dighe sui fiumi. Ma quando si beve, poi si deve orinare. L’acqua torna a scendere. Come cresce il deserto, così cresce il mare. Perciò Piccolo Uomo avvelenò il mare. Tutti i pesci morirono. Ogni cosa cominciò a morire». Così Ursula Le Guin, oggi arzilla nonnina, nel romanzo «Sempre la valle».
Sorella fantascienza ci ha avvisato. L’acqua sta finendo, perfino «il mare è andato a male». James Ballard nel racconto «L’ultima pozzanghera» dà in diretta l’assassinio dell’ultimo pesce sul fondo dell’oceano prosciugato. «Il lago Atlantico, un braccio d’acqua stagnante lungo 16 km e mezzo e largo uno e mezzo, era tutto quello che restava degli oceani […] Nel centro giaceva il corpo schiacciato ma ancora guizzante del pesce». Due ragazz lo hanno ucciso a sassate e un inguaribile ottimista commenta: «Mi dispiace ma non è la fine del mondo». Apparentemente al lato opposto, nel romanzo «Deserto d’acqua» Ballard ci mostra un pianeta-laguna, sommerso dallo scioglimento delle calotte polari, altrettanto inabitabile.
Periodicamente la ricca New York va in crisi d’acqua e ogni tanto qualcuno propone di razionarla. Ma l’idea di fare la doccia a giorni alterni getta nel panico i cittadini spreconi. Che dovrebbero invece rileggere «Largo, largo» di Harry Harrison [del 1966 ma Urania lo ha ristampato in mrzo]: in una sovraffollata New York l’acqua è talmente poca che si può solo riempire qualche bottiglia nelle fontanelle guardate da soldati armati, sperando di non essere aggrediti dagli scippatori di h2O in agguato; oppure si può bere l’acqua del fiume, «veleno puro». Una catastrofe che l’insensato sfruttamento ha da tempo concretizzato in molte parti del pianeta ma i succhia-risorse [altrui] statunitensi mai l’avrebbero pensata in casa loro dove un neonato stelle-e-strisce mediamente consuma in un giorno l’acqua per un anno d’un bimbo africano. I tragi-comici amministratori di Clyde [Usa e dove senno?] nell’estate 1988 di fronte a un’imprevista siccità pagarono 2000 dollari ai pellerossa superstiti per «una danza della pioggia». Patetica resa della pretesa onnipotenza tecnologica ad antiche magie. Era meglio dar retta a Platone: «La legge sull’acqua sia dunque questa: chi corrompe con veleni l’acqua altrui sia citato in giudizio; se colpevole […] oltre alla multa sia condannato a purificare le fonti o il deposito d’acqua».
Ancora un passo e ci ritroviamo nel ciclo di «Dune» di Frank Herbert dove è un delitto persino piangere perché così si spreca una goccia del liquido più raro che ci sia. Un passo più in là Howard Fast recupera un’antica favola nera – in altra versione in «La ballata dell’amore cieco» di De Andrè – con «l’unico figlio di una madre […] che vittima di un amore folle le strappa il cuore». Nel racconto «La ferita» quel figlio impazzito siamo tutti noi. Continuiamo a trivellare la madre-Terra per cercare petrolio rimanendo sorpresi quando… sgorga sangue e non sappiamo se quella ferita si chiuderà: «Voi uomini fetenti sapete solo uccidere […] non avete imparato a fare qualcosa di vivo […] E adesso è troppo tardi».
Infine un delirio che mai potrà accadere. Pensate a un pianeta pieno di acquedotti e con l’acqua che comodamente arriva in quasi tutte le case [almeno nella parte più ricca del pianeta], da comodi rubinetti. Una bella utopia, no? E ora immaginate che un gruppo di pazzi inizi a imbottigliare l’acqua, a trasportarla da una parte all’altra [su veicoli inquinanti] per venderla, a caro prezzo, alle stesse persone che potrebbero berla, quasi gratis, a casa loro; provate per un attimo a pensare che i governi li lascino fare e che la gente ci caschi. Impossibile no?
(*) Questo sentiero di letture nella fantascienza è uscito, nel maggio 2007 su «Carta» a firma Erremme Dibbì, ovvero Riccardo Mancini e Daniele Barbieri. Lo ripropongo come contributo “referendario” e come ricordo di Riccardo. Se proprio siete appassionati e volete recuperare “sentieri” simili ne trovate altri 8 (città; robot; computer; cyborg; religioni; “sesso, amore e x”; prigioni; presidenti) molto lunghi nel nostro libro «Di futuri ce n’è tanti: istruzioni per uscire da un presente senza sogni» pubblicato (nel 2006) da Avverbi editrice.
bella incursione letteraria!
posto su Fb con piacere.