Aforismi di Oscar Wilde – 2
A cura di Mauro Antonio Miglieruolo
Secondo capitolo – dopo una lunga pausa – degli aforismi di Oscar Wilde. Speriamo vi piacciano, il che mi porrebbe nella condizione di esaudire il desiderio di pubblicarne molti. A decidere però sarà il bilancio tra i mugugni dei buoni lettori e le eventuali approvazioni.
Iniziamo da uno dei suoi più divertenti. Allusivo, ma per nulla elusivo:
Tutte le donne diventano come le loro madri. Questa è la loro tragedia. Un uomo no. E questa è la sua tragedia.
Possibile che Wilde ritenga auspicabile per un uomo somigliare alla madre? La lettura letterale del testo questo indurrebbe a credere. Considerando però l’inclinazione all’ironia e alla provocazione del grande irlandese, il pensiero subito va alla laboriosità, sensibilità e accortezza delle donne. Incluse coloro che la violenza fisica, culturale e psicologica ha dimezzato.
Quelli che contano le loro galline prima che siano uscite dall’uovo, agiscono molto saggiamente, perché le galline corrono in giro in maniera tanto imprevedibile che è impossibile contarle con precisione. (OW)
Lo stesso vale per le idee e le parole che le dovrebbero esprimere. Contarle prima di darle in pasto al pubblico costituirebbe il dovere di ogni persona saggia. Purtroppo molte poche sagge persone, donne incluse, frequentano i desolati lidi della politica, in Italia e altrove. Bisognerebbe attaccare questo aforisma all’ingresso del parlamento, sperando che lo comprendano. E che un poco se ne lascino ammaestrare.
Perdere un genitore può essere considerata una disgrazia; perderli entrambi sa di disattenzione. (OW)
Uno dei suoi più famosi, apparentemente grondante cinismo. Uno in cui il gusto della battuta farebbe agio su ogni altra considerazione. Ma non vorrebbe invece essere un altolà ai distratti dei sentimenti e suggerire loro una pausa di riflessione? Liberarsi del principio d’autorità rappresentato dagli interiorizzati propri genitori è meta valida e consigliabile a chiunque. Padri e madri fanno cose orribili a coloro che allevano; dei loro errori in genere questi ultimi portano il peso per tutto il resto della loro vita. I genitori sono portatori di un potere enorme. Possono far molto bene e molto male ai loro figli.
I quali però devono ricordare che là sono le loro radici. Prendere le distanze è necessario, un obbligo. Distrarsi da essi però significa aggiungere danno a danno.
Personalmente papà e mammà non li voglio sulle mie spalle, ma certamente c’è un posticino piuttosto ampio per loro al centro del mio cuore.
Molto è dato ad alcuni e poco è dato ad altri. L’ingiustizia ha diviso il mondo in parti ineguali. Unica divisione equa la tristezza. (OW)
Dice molto senza dire l’essenziale. Che è l’ingiustizia alla base dell’universale tristezza. Che la logica del capitale moltiplicando le differenze tra gli uomini, incitando alla sopraffazione, moltiplicando le miserie crea un sistema di relazioni avvelenato che rende quasi impossibile stabilire rapporti sereni tra le persone. Causa non ultima dello stato di alienazione universale. Che colpisce i piccoli, come i grandi.
Oscar Wilde, glorioso omosessuale, è nato a Dublino da Sir William Wilde (noto oculista) e Jane Francesca Elgee, poetessa e patriota, conosciuta con il nome di battaglia “Speranza”.
A maggio del 1895 viene condannato a due anni di lavori forzati per essersi concesso il merito di essere quello che é. Naturalmente tutte le opere di Wilde vengono tolte dai cartelloni londinesi.
Il 19 maggio 1897 chiede asilo a un monastero cattolico, ma viene “cristianamente” respinto.
Muore il 30 novembre 1900 a Parigi.