Aggiornamenti da Jeju
ricevo da Maria G. Di Rienzo questo aggiornamento a proposito dell’articolo
Le armi irrompono nel paradiso di Jeju
26 agosto 2011
Cari amici e amiche di Jeju, l’Isola della Pace Mondiale, la scorsa settimana abbiamo saputo che 700 agenti di polizia sono stati inviati al porto di Jeju dalla terraferma sudcoreana, con autobus e camion che portavano tre grandi cannoni ad acqua. Gli abitanti dell’isola hanno vigilato, attendendosi l’attacco della polizia.
Esso è avvenuto la mattina del 24 agosto. Alle 2 del pomeriggio di quello stesso giorno, il sindaco del villaggio di Gangjeong, Kang Dong-kyun, si è avvicinato ai contractors militari che hanno iniziato ad usare una gru da 250 tonnellate che è stata portata di contrabbando nel villaggio, di notte. mentre chiedeva che la gru illegale fosse smantellata e rimossa, il sindaco è stato caricato su un veicolo della polizia assieme al suo concittadino Kim Jong-Hwan e altri attivisti della società civile.
Per 10 dure e lunghe ore, 100 fra abitanti di Jeju e attivisti pacifisti hanno usato i loro corpi per impedire che la polizia trasferisse altrove il sindaco e gli altri. Due attivisti sono stati rilasciati, ma il sindaco, il signor Kim e Fratello Moon sono ancora in stato di arresto.
I residenti di Gangjeong sanno che gli ordini sono stati mandati dall’alto. E’ più che mai il momento di resistere. Perché ora? Perché stiamo cominciando a vincere la pubblica opinione. Articoli su Jeju sono stati pubblicati su The New York Times e The International Herald Tribune, entrambi a sostegno della resistenza pacifica degli abitanti di Gangjeong, che dura ormai da quattro anni. I fatti mostrano che questa base navale distruggerebbe ecosistemi unici, provocherebbe la Cina circondandola con un sistema antimissilistico statunitense e sarebbe comunque incapace di proteggere la Corea del Sud dalla Corea del Nord.
La Cnn e Al-Jazeera hanno dato copertura di recente alle proteste e il leader dell’opposizione in Corea del Sud, Chung Dong-young, ha dichiarato in una lettera aperta che non solo si oppone alla costruzione della base navale, ma che una volta che essa sarà sconfitta, prega che il sito dei lavori diventi un Parco della Pace.
Se il mondo apprende sempre di più sui pericoli che questo tesoro mondiale di ambiente e cultura, l’Isola di Jeju, sta correndo – e sempre di più sugli sforzi eroici di comuni contadini e pescatori, delle leggendarie pescatrici subacquee e dei bambini, per preservare la loro casa e il loro modo di vivere, pace democrazia e ambiente – hanno la possibilità di prevalere.
Ma con la maggiore visibilità arriva maggiore repressione, e centinaia di poliziotti si stanno aggiungendo ai mille già presenti su Jeju. Per restare un passo avanti abbiamo bisogno dell’aiuto degli amici distanti: circa 5.000 persone da cinquanta diversi Paesi hanno già firmato la petizione diretta al Presidente Lee affinché fermi la costruzione della base navale, sono le persone che stanno costruendo consapevolezza globale attorno all’istanza.
Noi comunicheremo regolarmente al mondo intero cosa sta succedendo al villaggio di Gangjeong, seminando semi di pace nei media e fra gli alleati del movimento per la pace, del movimento ambientalista, del movimento per i diritti umani e del movimento delle donne, aggiornando il sito www.savejejuisland.org con bollettini in più lingue.
Ci appelliamo con urgenza a tutti voi per salvare l’Isola di Jeju.
Per favore, visitate il sito web per avere più informazioni su come agire ora:
http://savejejuisland.org/Save_Jeju_Island/Get_Involved.html
Proprio come nessun essere umano è un’isola, Jeju appartiene a tutti noi.
Con speranza,
La Campagna Globale per salvare l’Isola di Jeju
Christine Ahn, Korea Policy Institute
Imok Cha, M.D.
Wooksik Cheong, Korea Peace Network
MacGregor Eddy, Women’s International League for Peace and Freedom (WILPF)
Bruce Gagnon, Global Network Against Weapons and Nuclear Power in Space
Matt Hoey, Save Jeju Island Campaign, Coordinatore
Gilchun Ko, artista di Jeju
Iara Lee, regista e fondatrice di “Cultures of Resistance”
Regina Pyon, Solidarity for Peace and Reunification of Korea (SPARK)
Gloria Steinem, autrice femminista, co-fondatrice di Women’s Media Center
Ann Wright, colonello dell’esercito Usa in pensione, pacifista.
Ho riassunto la mail inviatami oggi. Personalmente intendo scrivere all’ambasciata della Repubblica di Corea a Roma e ai consolati a Milano, Padova e Palermo. Se volete farlo anche voi, queste sono le mail dei consolati:
consul-it@mail.mofat.go.kr – milano@mofat.go.kr –
consolatocoreaveneto@gmail.com – conscoreasicilia@alice.it
Non ho trovato quella dell’ambasciata, mi servirò della posta ordinaria (Maria G. Di Rienzo)
UNA PICCOLA NOTA
Sul numero 914 di “Internazionale” (datato 9 settembre 2011) trovo un breve articolo, ripreso da “The Hankyoreh (Corea del Sud)”, sull’intervento violento delle forze dell’ordine che cita il massacro del 3 aprile 1948 quando l’esercito uccise decine di migliaia di persone. Vedo che su “Internazionale” e altrove preferiscono traslitterare il nome dell’isola in Cheju invece che in Jeju; lo segnalo soprattutto per chi volesse effettuare ricerche in rete (db)
maria, puoi mandare copia della tua mail in inglese, che io non sono un falco in quella lingua ma posso spedire anche io il tuo testo e girarlo agli amici talpe come me nelle lingue?
grazie