Agli uomini si perdona tutto, alle femministe nulla

  Lettera al direttore del quotidiano «L’unità» e alla signora Serra (*) 

   di Rosangela Pesenti dell’Udi – Unione Donne in Italia

RosangelaUDI-femminismo

Come si autodefinisce una donna che, mentre rivendica tutti i suoi diritti sacrosanti, si preoccupa prima di tutto di stabilire una distanza di sicurezza dalla storia politica autonoma delle donne?

Porre le domande giuste è il primo passo per la conoscenza perciò all’ineffabile professoressa ne poniamo un’altra: com’è sopravvissuto il patriarcato alla crisi di grandi sistemi economici e politici come la società schiavile e quella feudale, alla dissoluzione di imperi, alle catastrofi di guerre?

Uno dei modi più sicuri è la cooptazione di quote di donne attraverso l’elargizione di piccoli/grandi privilegi in cambio dell’aiuto nel peggioramento delle condizioni di vita di tutte e alla manipolazione del cosiddetto apparato concettuale.

Ne viene fuori quello che proprio Lidia Menapace già trent’anni fa definiva il similfemminismo che come il simil-oro degli anni ’50 dava a tutte l’illusione che il casalingato fosse una condizione da sciuretta (come si dice in Lombardia), così oggi dà a qualcuna la sua illusione di potere perché attacca il femminismo e l’UDI con l’eloquio forbito da… apparato concettuale di un femminismo che si appropria di parole e capovolge i fatti.

Noi dell’UDI siamo anche invecchiate per fortuna (e per fortuna piccole femministe crescono) e certamente non siamo perfette, ma continuiamo a denunciare quello che peggiora la vita delle donne e perciò la vita di questo Paese.

Si critica il femminismo e intanto si studiano le parole di padri e fratelli e se ne seguono le orme perché quelle portano nei luoghi giusti del potere, non importa se razzista gerarchico omofobo e, manco a dirlo, sempre sessista.

Agli uomini si perdona tutto alla fine, alle donne, pardon alle femministe, nulla.

In questo modo sono state cancellate le donne che hanno salvato l’Italia in guerra, le antifasciste che si sono fatte vent’anni di confino, carcere, lager e poi le partigiane, dalle giovanissime alle anziane e poi le madri della Repubblica.

Ora tocca a noi, anziane vecchiette e vecchiacce della generazione del femminismo che ovviamente non siamo sante e non lo siamo state. Abbiamo voluto cancellare la necessità di esserlo, come di essere le perfette signore perbene, le brave ragazze approvate dalla famiglia e dai maschi, le cooptate dalla politica maschile. Abbiamo rischiato in proprio, chi più chi meno, magari chi per niente, cercando di cambiare le nostre vite.

Un articolo così sciatto non meriterebbe risposta ma noi femministe riconosciamo il valore di ogni donna anche di quella che usa il potere della stampa, che noi non possediamo, contro di noi.

Perché noi sappiamo che la sua libertà è frutto non solo delle nostre lotte ma delle nostre vite e noi arriveremo lontano perché non cancelliamo le donne venute prima di noi così come sappiamo ascoltare perfino quelle che pensano di aprire il futuro facendo terra bruciata del comune passato e delle lotte del presente.

Noi sappiamo che ogni donna alla fine è in balia solo di se stessa. Per questo ancora teniamo in piedi associazioni e reti in cui poter dire NOI.

Comunque, dopo l’ostracismo di anni, sull’Unità è stata scritta la parola UDI: evviva!! Anche se, fatto per difendere Alfano e il suo pericoloso stupidario, si tratta veramente di una caduta di stile prima ancora che politica.

Rosangela Pesenti

Unione Donne in Italia

P.S.

Al direttore dell’Unità chiediamo come mai quando si nomina un uomo o un’istituzione autorevole si preoccupa di avvertire per ospitare la replica, mentre nominando Lidia Menapace e l’UDI nel corpo di un articolo da lui pubblicato non si sia preoccupato di farlo.

(*) La lettera risponde a un articolo di Alessandra Serra pubblicato su Unità.tv

 

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