Alcuni delitti…
… in Italia e la caccia allo straniero “brutto, sporco e cattivo” (anche “assassino”)
di Geneviève Makaping
Che cosa sta ribollendo in Italia, e che si sta acuendo in quest’ultimo decennio, da portare alcuni direttori di giornale a parlare di “pogrom” dei cosiddetti “diversi”? Che cosa rende lo straniero “brutto, sporco e cattivo”, aggiungiamo anche “assassino”?
Certo è che, la lotta contro tutte le forme di discriminazione deve passare anche attraverso l’educazione. La scuola è il luogo fondamentale, insieme alla famiglia, per l’accesso alla conoscenza e alla crescita dei più giovani. Educazione intesa come ricerca di mediazione culturale in grado di fornire degli strumenti anche agli adulti, per il rispetto della dignità della persona, qualsiasi aspetto fisico abbia.
Dalla cronaca di questi anni abbiamo preso alcuni casi che hanno sconvolto l’opinione pubblica italiana, non solo per l’efferatezza dei delitti, ma anche perché senza una valida ragione, lo straniero è stato sospettato perché tale. In taluni casi, il migrante è stato incarcerato o ucciso perché straniero. Episodi che non aiutano la causa di chi lavora per diffondere la bontà dell’incontro tra i popoli.
Novi Ligure. 21 febbraio del 2001. All’arrivo delle forze dell’ordine, la sedicenne Erika De Nardo denuncia una rapina per opera di due migranti, presumibilmente albanesi. Fornisce persino un identikit agli inquirenti. Ha detto una bugia. Il suo fidanzatino Mauro “Omar” Favaro di diciassette anni e lei hanno da poco ucciso con novantasette coltellate suo fratello undicenne Gianluca e la madre, Susanna Cassini, quarantuno anni. I due ragazzi saranno incastrati da registrazioni ambientali.
Erba, in provincia di Como. È l’11 dicembre 2001. Coltello, spranghe e infine incendio della casa, le armi e azioni per la carneficina. Uccisi Raffaella Castagna, trenta anni, il figlio Youssef Marzouk di due anni e tre mesi, Paola Galli, sessanta anni, nonna del bambino e la vicina di casa Valeria Cherubini, cinquantacinque anni. Suo marito, Mario Frigerio di sessantatré anni, si salva ma è gravemente ferito. Le indagini si concentrarono su Azouz Marzouk, tunisino di ventisei anni, spacciatore di droga e marito di Raffaella. Un alibi di ferro salva uomo. Si trovava nel suo Paese. L’attenzione degli inquirenti si sposta sull’ambiente degli spacciatori magrebini. Mario Frigerio si riprende e inchioda i veri assassini che lo avevano creduto morto. Sono i vicini di casa, i coniugi Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi, di quarantotto e quarantasette anni.
Perugia. La notte tra l’1 e il 2 novembre 2007, Meredith Susanna Cara Kercher di ventidue anni, studentessa inglese, è assassinata. Era arrivata nel mese di settembre con il programma Erasmus. Doveva laurearsi in “European Studies”. Tutto accade nell’appartamento che divide con due italiane e una americana, Amanda Knox. Secondo la ventenne di Seattle, Patrick Lumumba, congolese, proprietario del locale dove lei lavora, si trovava nel luogo del delitto la notte dell’omicidio. Lumumba è arrestato e liberato dopo due settimane di carcere. Un professore svizzero che quella notte si trovava nel suo locale, ha confermato il suo alibi. Amanda Knox insieme al suo fidanzato pugliese, Raffaele Sollecito di ventitré anni, saranno arrestati per l’omicidio dell’amica. Il 3 ottobre 2011, quattro anni dopo, saranno assolti, in secondo grado di giudizio. In carcere c’è già un altro ragazzo, Rudy Guede, con sentenza definitiva. Amanda Knox è condannata a tre anni per calunnia, già scontati.
Torino. 11 dicembre “È assolutamente inaccettabile che si dia luogo a manifestazioni di linciaggio nei confronti di persone per la sola ragione che sono cittadini stranieri. Torino è una città civile che ha saputo sempre rispettare ogni persona, quale che sia il luogo in cui è nata, la lingua che parla, la religione che pratica”. Le affermazioni del sindaco, Piero Fassino, infuriato di fronte all’odio e all’esplosione di violenza nei confronti dei rom, sono una buona sintesi di come i cittadini di un Paese civile dovrebbero pensare. Una ragazza di sedici anni denuncia uno stupro e indica due nomadi. È subito caccia allo straniero, al diverso. Circa 500 cittadini organizzano una fiaccolata per solidarietà alla ragazza. Alcuni manifestanti incendiano le baracche rom in località cascina Continassa; non soddisfatti, ostacolano i vigili del fuoco e la polizia che cercano di intervenire. Il fratello della ragazza e i carabinieri arrivano appena in tempo, per fermare quello che avrebbe potuto trasformarsi un rogo di uomini donne e bambini, due settimane prima di Natale. L’adolescente, spaventata di fronte a tanta esplosione di violenza, racconta la verità: ha inventato tutto, non è stata stuprata, il rapporto era consensuale.
Firenze, 13 dicembre 2011. L’Italia è sconvolta. Il killer, Gianluca Casseri, cinquanta anni, simpatizzante di Casa Pound, fascista, fa fuoco al mercato, uccide Mor Diop. e Samb Modou, ferisce gravemente Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheik. Gli africani improvvisano un corteo da Piazza Dalmazia, con cori contro l’”Italia Razzista” e i “Maledetti italiani”. Non si può generalizzare. La tensione è alta. Sempre a Firenze, nel 1990 vi furono delle spedizioni punitive contro gli immigrati con successiva manifestazione nazionale. A Milano, due giorni dopo, Saidou Moussa Ba, scrittore senegalese, è aggredito da un gruppo di giovani italiani. Molti non sanno che Saidou ha dei problemi seri agli occhi quindi ha delle grosse difficoltà, come ad esempio scappare.
Morire di razzismo in Italia. Per non dimenticare. Ecco alcuni nomi: Giacomo Valent, 1985. Jerry Esslan Masslo, 1989. Abba (a Milano) e la strage dei Casalesi, 2008.
Abbiamo accennato alla scuola come luogo di educazione per eccellenza, ma anche luogo per l’educazione all’alterità. Scuola come luogo per la valorizzazione della pluralità delle appartenenze. Una scuola dove la multietnicità deve essere letta come ricchezza. Ed ecco alcune notizie che arrivano da alcune scuole d’Italia, senza volere fare delle generalizzazioni.
Senise, paesino in provincia di Potenza. Scuola elementare. Caso di razzismo denunciato per fortuna dagli stessi ragazzi. Una foto ricordo con tutti i compagni e gli insegnanti insieme a lei, e poi un’altra con gli stessi protagonisti ma senza lei, bambina down. È accaduto il 30 settembre scorso.
Caserta, scuola media Pietro Giannone, un mese fa. “Tu sei nera, non sei come gli altri, per questo ti abbasso il voto”: con questa motivazione, una insegnante di geografia (l’episodio è riportato dai quotidiani locali) un mese fa circa, avrebbe dato 7 ad una bambina di pelle nera, rispetto al 9 di un altro bambino di pelle bianca, con compiti quasi identici. La bimba ha raccontato tutto alla sua madre. Il preside sconvolto avvia una inchiesta. Intanto i compagni della ragazzina hanno confermato l’accaduto.
Luglio 2011 Milano. Chiude la scuola più multietnica d’Italia – titolano i quotidiani nazionali. In quella scuola, si parlano 17 lingue per 17 nazionalità diverse, quella italiana compresa. Su 93 alunni, 80 sono stranieri che in buona parte vivono nelle case popolari . Il governo non sembra d’accordo sul fatto che la multietnicità possa costituire una ricchezza culturale, e lo fa per bocca dell’allora ministro Gelmini: “Troppi stranieri, non si può derogare alla legge che pone un tetto del 30%”. Si tratta della scuola statale «Lombardo Radice» di Milano, quartiere San Siro, pluripremiata in Lombardia, come modello di integrazione.
Nella ricerca e la stesura di questo lungo articolo, il pensiero costante è stato che non si può misurare il grado di civiltà di una nazione in base al numero dei suoi morti vittime di razzismo, o di umiliazione per la loro appartenenza e apparenza. Così fosse, sarebbe sconfitta per chi lo pensa, per il Paese che ospita questo pensiero e non lo combatte. Ecco anche perché le istituzioni, associazioni, categorie varie, dovrebbero puntare alla valorizzazione dei meritevoli. In Italia, non c’è un conduttore di telegiornale nazionale, tanto per fare un esempio, proveniente da mondo della migrazione. Alcuni deputati ci sono, uno per il centrodestra e uno per il centrosinistra, uno al Parlamento europeo, ma sono pressoché invisibili e “muti”.
Per una migliore rappresentazione della figura del migrante, anche il linguaggio giornalistico dovrebbe essere più accurato. I colleghi dovrebbero informarsi su chi siano e cosa facciano i migranti in Italia, oltre ad una sparuta minoranza che delinque. A tale fine, consiglierei la lettura, del Dossier annuale, una meticolosa ricerca, a cura della Caritas Migrantes. Il giornalista dovrebbe sapere che espressioni come “vù cùmprà”, “extracomunitario”, “gente di colore” (come se il resto degli esseri non avessero un colore) e vari altri epiteti servono a connotare solo l’esclusione dell’altro. La buona integrazione ha come obbiettivo l’inclusione del migrante.
In questo reportage non sono importanti i luoghi quanto i fatti accaduti.
UNA BREVE NOTA
Genevieve Makaping, antropologa, sociologa e giornalista camerunense (da 30 anni in Italia) ha scritto «Traiettorie di sguardi» con il sottotitolo «E se gli altri foste voi?» pubblicato nel 2001 da Rubettino: un libro che non dovrebbe mancare in una buona biblioteca per capire l’Italia sempre più meticcia. Ho ripreso questo pezzo dal suo blog. (db)