Alessandro De Roma: una tazzulilla di caffè a Calcutta
Calcutta è una città in via di sviluppo di un Paese che solo adesso sta scoprendo i lussi del consumismo, perciò qui, come nella gran parte delle nuove potenze economiche, le differenze tra ricchi e poveri sono enormi. Un ricco e un povero vivono praticamente in due città diverse, molto più di quanto non possa succedere a Torino, a Roma, a Parigi o a Londra.
Si può tentare di confrontare le possibilità che un povero ha di accedere ai lussi del consumismo a Calcutta e a Roma, usando il costo di un biglietto d’autobus o di metropolitana come unità di misura. Un euro a Roma, circa 5 rupie a Calcutta (4 rupie per le fermate del centro, 6 per le fermate periferiche).
A Calcutta un biglietto della metropolitana costa il doppio di un tè comprato per strada e di un quotidiano (4-6 rupie il biglietto, 2 rupie e cinquanta il tè e il quotidiano). Ma se si desidera un caffè o un tè in un posto decente, in cui potersi sedere senza restare incollati alla sedia, si devono spendere almeno 30 rupie. Circa 10 volte più di un tè comprato per strada e almeno sei biglietti della metropolitana.
A Roma il biglietto della metropolitana costa come il quotidiano e più di un caffè bevuto in piedi al banco di un bar (70, 80 centesimi, qualche volta 90). Se ci si vuole sedere in un caffè decente per consumare il proprio caffè si può spendere una cifra che va da uno a tre euro. Di più si può spendere solo in luoghi eccezionalmente eleganti. Dunque si spende al massimo quanto si spende per 3 biglietti della metropolitana: la metà, in proporzione, rispetto a Calcutta. Bisogna anche considerare che quello che noi classificheremmo a Roma come un tranquillo bar di quartiere, a Calcutta sarebbe classificato come un posto molto esclusivo. Non solo, a Calcutta il tè è la cosa più economica che si possa acquistare in qualsiasi luogo, anche in un caffè elegante. L’equivalente di quello che in Italia è un caffè espresso.
Se si vuole un caffè espresso a Calcutta in un posto elegante, 30 rupie non bastano di sicuro. In uno dei caffè della catena Barista Lavazza, per esempio, ce ne vogliono almeno 45 o 50, a seconda che il caffè sia macchiato oppure no. Questo significa che una macchia di latte nell’espresso costa come due copie del quotidiano più diffuso in città: 5 rupie.
Una confezione di biscotti al cioccolato da 200 grammi può costare in un supermercato di Calcutta 30-40 rupie, ossia 10-15 copie di un quotidiano. Sarebbe come spendere in Italia 10-15 euro per un pacco di biscotti del Mulino Bianco.
Supponiamo che un uomo col suo risciò compia 20 percorsi al giorno lavorando 10 ore al giorno: con una media di 10 rupie a percorso, guadagnerebbe al mese 6000 rupie, ossia meno di 100 euro.
Paragoniamolo a un operaio italiano che guadagna 1000 euro al mese.
Con quei soldi l’operaio italiano potrebbe comprare a Roma 1000 biglietti della metropolitana, 600 pacchi di biscotti del Mulino Bianco oppure 750 caffè seduto al tavolino al prezzo di un euro e cinquanta.
A Calcutta l’autista di risciò potrebbe comprare: 1500 biglietti della metropolitana, ma soltanto 150 pacchi di biscotti e 150 caffè seduto al tavolino.
Andando a pranzo a casa di una mia amica mi sono fermato a comprare una scatola di pasticcini di stile occidentale: al cioccolato o alla crema, e non i soliti dolcetti bengalesi al burro o al formaggio: 12 pasticcini, 152 rupie (2 euro e mezzo).
Il vecchio che dalla pasticceria mi ha portato in risciò a casa della mia amica per compiere un tragitto di 20 minuti, guadagna circa 15 rupie – anche se io, shahib ricco e afflitto dai sensi di colpa, gliene ho date 20 – ossia circa un decimo del valore della mia scatola di pasticcini. Ciò significa che per guadagnarsi quella scatola lui dovrebbe lavorare minimo 5 ore, con una media di 2 faticosissimi percorsi in risciò per ogni ora.
Dovendo prima mangiare, dormire, nutrire il resto della famiglia, c’è da credere che non gli sia mai neppure passato per la testa di sedersi a un tavolino della catena Barista Lavazza e ordinare un caffè e neppure di acquistare un vassoio di pasticcini. Il brivido della classe media in questo Paese rimane un sogno proibito. L’autista di risciò o l’operaio qui sono inequivocabilmente pezzenti senza speranza.
BREVISSIMA NOTA
Se volete reincontrare Alessandro De Roma su codesto blog la data giusta è il 27 agosto.
Grazie Alessandro
una narrazione, questa tua, scritta con il cuore e con il cuore si legge.
Grazie sempre anche a te, Daniele.
clelia