Alien, nello spazio nessuno ti sente urlare
Una nuova tappa della (viaggiante) Eai, Enciclopedia Aliena Intergalattica, guidata dal pilota e astrofilosofo Fabrizio Melodia.
Ci sono razze aliene da cui è decisamente consigliabile tenersi a debita distanza, non tanto per bramosie di conquista ma semplicemente perché sono predatori … come ne esistono molti in natura e ancor più nei consigli di amministrazione delle multinazionali.
Ne sa qualcosa l’equipaggio della nave da commercio Nostromo, incappata sventuratamente in una di queste forme di vita violente e aggressive per loro natura, mentre era di ritorno dal pianeta Thedus con un carico di minerali e l’equipaggio era in stato d’ibernazione.
Tutto ha inizio con un messaggio di soccorso proveniente da un planetoide nelle vicinanze della Nostromo; il computer di bordo Mother (nome significativo, vero?) risveglia in automatico gli occupanti.
Si tratta di cinque uomini e due donne ossia il capitano Dallas, il vice Kane, l’ufficiale scientifico Ash, il capo-tecnico Parker, il suo collega Brett, più l’ufficiale Ripley e la navigatrice Lambert. Con loro una mascotte, il gatto tigrato Jones.
I cinque non sono per niente contenti del contrattempo, ma non possono contravvenire alla procedura programmata, pena la perdita dei dividendi di tutto il lavoro di mesi. Dallas, Kane e Lambert si dirigono con una navicella sul planetoide, l’atterraggio non è dei migliori e il mezzo subisce diversi danni. Mentre la fase di riparazione ha inizio, Dallas e Kane si dirigono verso l’origine del segnale, il relitto di una gigantesca nave aliena.
Ellen Ripley intanto analizza la trasmissione, scoprendo che la modulazione d’onda usata dalla nave aliena è in realtà un segnale d’allerta massima.
Dentro la nave, Kane e Dallas scoprono lo scheletro di un gigantesco alieno che presenta il torace orrendamente squarciato, come se fosse esploso da dentro. Vicino a quel terribile sudario, rinvengono strani baccelli a forma di uova, probabilmente il carico che stava trasportando. Nell’esaminarli da vicino, Kane incautamente si avvicina troppo e improvvisamente una delle uova si schiude, proiettando contro di lui una strana creatura che gli si attacca sul viso, perforando il casco.
Viene riportato prontamente a bordo dove Ellen Ripley vorrebbe rispettare alla lettera il protocollo di quarantena che si applica in questi casi per non mettere in pericolo l’intero equipaggio; ma la situazione d’emergenza, le insistenze del preoccupatissimo comandante Dallas e le strane pressioni dell’ufficiale scientifico Ash hanno la meglio sul regolamento e sul buon senso.
A bordo, Kane viene posto sul lettino medico, con la creatura ancora attaccata al viso, la quale lo mantiene in coma, come se si stesse nutrendo di lui. A niente valgono i tentativi di staccarla: essa genera un acido che corrode e aggredisce ogni cosa, in più la sua struttura esterna sembra mutare in polimeri cristallini, permettendo all’inusuale organismo di sopravvivere in condizioni estreme e alle più brutali pressioni.
Dopo non molto, il parassita si distacca da solo e apparentemente sembra essere morto. Kane si risveglia, apparentemente incolume, ma durante un ultimo pasto prima di ibernarsi nuovamente, ha un violentissimo attacco di convulsioni, fino a quando una creatura aliena esce letteralmente dal suo petto, uccidendolo sul colpo. La creatura fugge nei meandri labirintici dell’astronave, facendo perdere le proprie tracce. L’equipaggio inizia una caccia serrata, non comprendendo di essere ormai preda della nuova entità che si aggira indisturbata per i corridoi e i cunicoli della nave.
Brett, alla ricerca del gatto Jones, viene assalito dal mostruoso alieno che nel frattempo ha avuto una crescita abnorme. Dallas entra coraggiosamente nei condotti per spingere il mostro nella camera di compensazione ed espellerlo nel cosmo, ma anche egli soccombe.
Terrorizzata, Lambert implora il resto dell’equipaggio di far esplodere la nave e fuggire con la scialuppa di salvataggio ma Ripley, ora al comando, ordina di rimandare dal momento che essa non può ospitare quattro persone.
Ellen Ripley scopre una verità sconcertante, scorrendo i file contenuti nel sistema del computer Mother. La Compagnia ha inserito nel sistema una procedura standard per quanto riguarda l’incontro con altre forme di vita extraterrestre: il protocollo prevede la conservazione e il trasporto dell’alieno sulla Terra, anche a costo della vita dell’intero equipaggio. Scopre inoltre che tale procedura è affidata per intero all’ufficiale scientifico Ash il quale, ritenendo Ripley una minaccia, l’aggredisce brutalmente, tentando di ucciderla.
Parker riesce a colpire Ash con un estintore, decapitandolo. Con enorme sorpresa scopre che Ash è un androide, incaricato dalla Compagnia di riportare l’alieno per uno studio approfondito. Dopo essere stato riattivato da Ripley, l’androide riferisce tutta la storia, affermando ormai che per l’equipaggio non c’è alcuna speranza di salvezza.
I superstiti pensano al da farsi, ma Lambert e Parker vengono assaliti e uccisi dalla creatura e Ripley fugge disperatamente insieme al gatto Jones su una delle scialuppe di salvataggio, dopo aver sovraccaricato i motori per farli esplodere.
Il lampo nel cosmo sembra mettere fine alla vita dell’alieno, ma prima di ibernarsi per tornare a casa, Ripley scopre con orrore che l’alieno era riuscito a infilarsi di nascosto sulla scialuppa di salvataggio.
In un ultimo tentativo, Ripley riesce a indossare una tuta spaziale e aprire il portello principale, facendo risucchiare il mostro nelle profondità cosmiche. La creatura non si dà per vinta, tentando in tutti i modi di tornare a bordo ma Ripley riesce a incenerirlo attivando uno dei propulsori.
Finalmente, dopo lo scampato pericolo, Ellen Ripley può finalmente ibernarsi.
Queste creature aliene – raccontate nel film di Ridley Scott – sono quanto di più potente e terribile si sia incontrato. Predatori con aspetto variabile: nella forma perfetta hanno una postura eretta con braccia e gambe ma al contempo hanno l’aspetto degli artropodi; le loro dimensioni sono leggermente superiori a quelle umane; sono in grado di strisciare e correre a quattro zampe. Il loro cranio è di forma esageratamente oblunga, allungato verso la schiena. Possiedono una bocca munita di zanne affilate e una lingua retrattile, dotata a sua volta di mandibola e mascella dentate, in grado di scattare e mordere la preda con forza simile a quella di un proiettile. Hanno una coda che termina con un’appendice affilata. La loro pelle è nera e liscia, non possiedono occhi visibili.
Il corpo degli Alien conferisce loro sorprendenti doti di agilità e velocità; la loro forza è due volte quella umana e la loro pelle è provvista di doti mimetiche, permettendo di occultarsi nel buio e confondersi fra le tubature e i condotti caratteristici degli spazi in cui si annidano (la quadrilogia di «Alien» è ambientata su navi spaziali e basi con strutture dotate di simili caratteristiche); possono scalare qualsiasi superficie con facilità e attaccano spesso dall’alto. Possono inoltre resistere a temperature elevatissime (nonostante rifuggano il fuoco), al freddo e agli acidi. L’androide Ash spiega a Ripley che lo strato epiteliale esterno, per un processo biologico complesso, si trasforma in “silicone polarizzato”, che li rende estremamente resistenti alle condizioni climatiche avverse. Le creature rifuggono gli elementi minacciosi e dunque non attaccano frontalmente o apertamente ma attendono il momento giusto per tendere un agguato al bersaglio o colpirlo alle spalle; sono dotati, infatti, di una notevole capacità strategica e adattativa, caratteristica dei predatori nel regno animale.
Il loro sangue è composto da “acido molecolare”, in grado di sciogliere qualsiasi tipo di materiale in pochi secondi, eccezion fatta per i loro tessuti.
Il compito principale degli alieni è procurare le vittime da parassitare per la riproduzione. In assenza di ciò si comportano come feroci predatori, uccidendo e divorando ogni essere vivente di altre specie.
Purtroppo non tutte le creature intelligenti del cosmo sono di forma umanoide (il che non esclude però siano predatori, giusto?) e/o evolute culturalmente e tecnologicamente.
Una paura atavica porta a ritenere lo xenomorfismo (l’aspetto completamente diverso dall’essere umano) come una evidente minaccia alla nostra specie: temere l’alterità e ciò che non si conosce, ritenere l’Altro una minaccia reale e concreta.
La claustrofobia in uno spazio infinito è qualcosa di palpabile e questi alieni non sono altro che costituiti dalla stessa sostanza di cui è fatto il vuoto cosmico, il buio. Un nulla totale, in cui non esistono suoni e che non può nemmeno accogliere le nostre urla di terrore panico.
Evidenti sono i richiami sessuali e pulsionali della creatura, realizzata nel design dal pittore svizzero Hans Giger e realizzata come animatrone dal bravissimo Carlo Rambaldi.
L’interno dell’astronave è labirintico come se fossero gli intestini di una persona e la creatura assurge a vero e proprio parassita intestinale che diventa larva e uovo dentro all’utero femminile, con una violenza inaudita.
Non è un caso che l’unica a essersi opposta sino in fondo all’alieno è proprio uno spirito androgino come quello di Ellen Ripley, astronauta emancipata e battagliera, pari ai suoi colleghi maschi ma dotata in più di un sano buon senso intuitivo e di una prestanza fisica dovuta ad anni di duro lavoro, nonostante sembri all’apparenza esile e fragile. Un femmineo che contrasta l’ovulazione parassitaria, maschile, della creatura, un gigantesco lumacone dalla bocca estensibile, esattamente come un organo di riproduzione.
L’istinto di morte contro la pulsione della vita, il tutto incarnato nel contrasto con il femminile, vera alternativa al parassitismo e alle bieche mire commerciali e scientifiche della Compagnia… predatrice terrestre temibile quanto (o più) degli “Alien” di Ridley Scott.