Alzati che sta passando la Carovana Femminista

Il 17 ottobre la tappa finale a Lisbona

di Silvia Vaccaro (*)

 

Foto di Delia Merola, gentilmente concessa

Le giovani attiviste sono arrivate a bordo del loro caravan nella Capitale. Ad attenderle per una tre giorni di eventi una coordinamenta nata dal basso di cui NOIDONNE ha fatto parte

Quando leggerete questo pezzo le ragazze della Carovana femminista saranno arrivate in Portogallo e si staranno preparando a raccontare la loro incredibile avventura all’evento finale del progetto, previsto per il 17 ottobre a Lisbona. L’obiettivo della Carovana, nata in seno alla grande rete della Marcia Mondiale delle donne, network internazionale femminista che conta oltre 6.000 associazioni presenti in più di 150 Paesi, era quello di mappare e mettere in rete le donne, i gruppi e le loro pratiche di resistenza femminista nei diversi territori, attraversando il continente a bordo di un caravan, quello stesso che lo scorso otto settembre è arrivato nella Capitale.

Foto di Valentina Faraone, gentilmente concessa

Ad accogliere le attiviste una coordinamenta composta da singole e realtà femministe romane quali la Cooperativa Sociale Be Free, il collettivo Cagne Sciolte, la Casa Internazionale delle Donne, il Centrodonna L.I.S.A., la Casa delle donne Lucha y Siesta e la nostra rivista. La tre giorni romana è stata un momento di scambio intenso, iniziato subito con un incontro dall’alto valore simbolico: la visita al centro anti-violenza di Torre Spaccata gestito dalla cooperativa Be Free, seguita poi dalla cena di accoglienza presso la Casa delle donne Lucha y Siesta. In quell’occasione le ragazze ci hanno raccontato di come sia stato appagante ma faticoso viaggiare per tutti questi mesi, alternandosi alla guida, macinando chilometri e tappe, stringendo mani e imbattendosi in tante storie di donne, anche molto diverse tra loro. Un’impresa ambiziosa la cui idea, come ci hanno spiegato Clara, Marion, Sara, Natalia, Ann e Miriam, è venuta proprio alle giovani femministe del gruppo “Young Feminists”, costituitosi nel 2011 all’interno della Marcia Mondiale delle donne.

Foto di Delia Merola, gentilmente concessa

Dodici ragazze hanno lavorato al progetto, dandosi il cambio nelle varie tappe del viaggio, iniziato lo scorso 6 marzo nel Kurdistan Turco e proseguito attraversando Grecia, Bulgaria, Romania, Serbia, Kosovo, Bosnia, Croazia, Austria, Svizzera, Francia, Belgio, Germania, Polonia, Italia, Spagna e Portogallo. Per dare un senso a questo grande sforzo logistico e investigativo, a questa potente pratica femminista transnazionale, e poterla raccontare alle donne che hanno incontrato sul loro cammino, hanno raggruppato le battaglie delle donne in quattro aree tematiche. Il primo tema è quello della violenza contro le donne. Le battaglie di cui ci raccontano sono quelle delle donne curde, combattenti – armate e non – per la libertà del loro popolo. Donne che combattono contro la guerra e che colpiscono l’immaginario per via del loro coraggio e dell’indomita voglia di vivere una vita libera.

Foto di Valentina Faraone, gentilmente concessa

Un’altra esperienza che le ha colpite è stata la visita in Austria nei campi di concentramento nazisti, dove gruppi di femministe e lesbiche custodiscono e cercano di trasmettere la memoria della specificità femminile anche nella prigionia: le donne infatti, oltre a sopportare fame, malattie e torture, venivano date come premi agli altri prigionieri. Un’altra ragione per cui le donne lottano è l’autonomia economica. A Tusla, in Romania, le ragazze della carovana hanno incontrato donne che si battono affinché le fabbriche dove lavorano non chiudano. Un altro esempio viene dal Kosovo, dove tante vedove di guerra producono insieme frutta e ortaggi, dandosi sostegno a vicenda. La terza battaglia è quella legata all’auto-determinazione dei corpi, necessaria oggi più che mai per combattere contro il diffuso clima reazionario nei vari paesi europei e la difficoltà di esercitare il diritto all’aborto. L’ultimo ambito è quello della sovranità alimentare, ovvero come le donne si stanno auto-organizzando per trovare modi di produrre cibo nell’ottica di contrastare il predominio delle multinazionali, generatrici di disastri ambientali, povertà, disuguaglianze. In segno simbolico le ragazze hanno raccolto e scambiato con le donne che hanno incontrato semi di piante e alberi da frutto.

SilviaVaccaro-foto

Foto di Delia Merola, gentilmente concessa

La tre giorni romana è coincisa con la bella Marcia delle donne e degli uomini scalzi, che a Roma è partita dal Centro Baobab, simbolo di accoglienza, e a cui le attiviste della carovana e della coordinamenta hanno partecipato per denunciare l’ingiustizia delle politiche migratorie europee e globali e, in particolar modo, la violenza agita sui corpi delle donne migranti prima, durante e dopo i loro percorsi di fuga. Spazio di confronto anche sulla salute sessuale e riproduttiva presso il Centrodonna L.I.S.A, e sul tema della salute psichiatrica alla Casa Internazionale di via della Lungara, partendo proprio dalla discussione del libro “Praticare la differenza: donne, psichiatria e potere” di Assunta Signorelli, nota psichiatra e allieva di Franco Basaglia. Tre giorni di confronto e dialogo, che danno forza all’attivismo quotidiano e infondono speranza alle donne e alle femministe di tutta Europa. I racconti che ci sono giunti dalle ragazze della Carovana ci fanno dire con convinzione che siamo tante, siamo potenzialmente vicine e siamo dalla parte giusta.

(*) ripreso da «NOIDONNE WEEK»: numero 40, anno X, 13 ottobre 2015

 

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