Amazon e dintorni: sciopero a Varese

Piccole buone notizie dal “post-moderno” che, per le condizioni di lavoro, puzza di Ottocento

di Gian Marco Martignoni

Si è svolto ieri – 11 maggio – il presidio dei lavoratori Amazon, operanti nei siti di Origgio e Caronno Pertusella, attraverso uno sciopero promosso dalla Filt-Cgil di Varese e finalizzato a intervenire sulla catena dei sub-appalti, a partire dalle maestranze facenti capo alla ditta Navire e alla Coop MG che grazie alla recente sindacalizzazione rivendicano condizioni di lavoro – salariali e contrattuali – dignitose. La riuscita dello sciopero ha permesso di aprire una vertenza sindacale, con un tavolo immediatamente convocato con il consorzio di Sail Post. Al centro della discussione ci saranno l’applicazione piena dei contratti di settore, la revisione degli orari di lavoro fuori regola e senza il corrispondente riconoscimento economico e versamento contributivo, la gestione dei permessi, ferie, danni ai furgoni ecc che sono a totale discrezione aziendale, nonché i carichi di lavoro inauditi. Sostanzialmente la retribuzione media è pari a 800 euro, a fronte di più di 12 ore di lavoro giornaliere su 6 giornate lavorative settimanali, buste paghe farlocche o inesistenti. Come nella recente vertenza dello SDA di Gazzada-Schianno solamente con la lotta e l’organizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici si possono ribaltare le situazioni capestro che minano l’integrità psico-fisica dei lavoratori e delle loro famiglie. Al di là del nuovismo predicato dai Poletti di turno, la lotta paga e può impedire il ritorno a condizioni di lavoro da anni ’50.

LE IMMAGINI – trovate in rete e scelte dalla “bottega” – non si riferiscono allo sciopero di ieri.

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