Amianto. Eni Rewind condannata a versare 7 milioni all’Inail

Il fatto: il Tribunale di Ravenna ha condannato Eni Rewind Spa a pagare a Inail gli indennizzi versati a suo tempo per 24 lavoratori, morti di mesotelioma a causa della esposizione all’amianto nel petrolchimico di Ravenna. In tutto si tratta di circa 7 milioni compresi gli interessi.
La decisione prende spunto dalla sentenza che nel 2021, aveva visto una raffica di assoluzioni dei vari responsabili di settore avvicendatisi nel tempo ma con una formula che lasciava intuire che, anche se non era stato possibile stabilire il momento esatto della formazione del tumore, il fatto comunque sussisteva. L’indagine penale aveva abbracciato un arco produttivo che andava dagli anni ’60 al 2012, individuando 78 parti offese tra lavoratori ammalati o familiari di deceduti (TGR Emilia Romagna).

ENI DEVE RISARCIRE INAIL A RAVENNA PER 7 MILIONI DI EURO

di Vito Totire

DOBBIAMO SVUOTARE INTERAMENTE IL VASO DI PANDORA del PETROLCHIMICO DI RAVENNA
La sentenza del giudice Bernardi “ovviamente” è GIUSTA, ma si deve fare di più e questa sentenza spinge nella direzione adeguata, in questo senso:

• Parlare di “raffica di assoluzioni”, come fa un comunicato ANSA di oggi, nel 2021 non è esatto. I giudici alla fine “si sono convinti” che le teorie dei consulenti del “padrone” fossero fondate: impossibile stabilire le responsabilità penali individuali perché impossibile stabilire il momento decisivo dello sviluppo del cancro.
Si tratta di teorie unanimemente disconosciute dalla comunità scientifica che ha invece acclarato che tutte le dosi di amianto a cui si è stati esposti nel tempo contribuiscono a far crescere quella “dose cumulativa” che ha effetti mortiferi.
• Detto questo rimane la responsabilita’ di una “organizzazione del lavoro” che al di là delle
responsabilità penali individuali si è mostrata una organizzazione appunto morbigena e mortifera.
• Le risorse “recuperate” dall’Inail devono essere redistribuite alle vittime dell’amianto e delle esposizioni a fattori di rischio cancerogeni.
INSOMMA DEVONO ESSERE REDISTRIBUITE AI LAVORATORI E AI LORO CONGIUNTI COLPITI INDIRETTAMENTE O DIRETTAMENTE COME LA SIGNORA, MOGLIE DI UN LAVORATORE MANUTENTORE, CHE E’ DECEDUTA PER MESOTELIOMA, SEMPRE CAUSATO DALLA ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO “ENI “ CHE “CONSENTIVA” IL TRASPORTO DELLA TUTA INQUINATA A DOMICILIO (PER RISPARMIARE SUI COSTI DI LAVANDERIA…?)
• SUL PETROLCHIMICO DI RAVENNA IL VASO DI PANDORA E’ ANCORA DA APRIRE PER INTERO
• A TROPPI LAVORATORI E’ STATA DISCONOSCIUTA LA EZIOLOGIA PROFESSIONALE DELLA MALATTIA: non solo per malattie da amianto ma anche per malattie causate da altri cancerogeni “abbondantemente “presenti …
• Né i “problemi” del petrolchimico sono circoscritti ai cancerogeni accertati dalla IARC;
l’inquinamento ha riguardato tante altre sostanze tossiche o classificate cancerogene possibili o probabili o anche sostanze che agiscono come pericolosissimi interferenti endocrini. E’ forse un “caso “che i dati “peggiori” sull’inquinamento da ftalati si sia evidenziato in E-R nel canale Candiano e in un altro corso d’acqua della Romagna ?
Si proprio uno di quelli che hanno esondato…nelle case dunque “non solo fango” ?
• Al momento stiamo “discutendo” con Inail la vicenda di un lavoratore (segnalato per mesotelioma nel maggio del 2023 e ancora non riconosciuti!) che auspichiamo di risolvere in collegiale a breve. Nota critica: riconosciuto dal registro mesoteliomi (Renam) disconosciuto (al momento) dall’Inail.
In Italia succede anche questo (e non solo a Ravenna), non commentiamo ulteriormente.
• APRIRE COMPLETAMENTE IN VASO DI PANDORA SIGNIFICA INDAGARE A FONDO SU TUTTE LE EMISSIONI E GLI INQUINANTI PRODOTTI DAL PETROLCHIMICO: cvm, benzene, fosforiti, additivi e altre sostanze chimiche. Occorre partire sia dai dati eventualmente disponibili negli archivi Uopsal/Ausl, Arpa e Criaer, sia anche e soprattutto dalla memoria operaia. Su questo ultimo punto la nostra proposta, per la quale abbiamo già avviato concreti contatti, è di COSTITUIRE UNA ASSOCIAZIONE OPERAIA “VETERANI DEL PETROLCHIMICO” che sia nelle condizioni di catalizzare la memoria dei lavoratori sui rischi a cui sono stati esposti.
Un solo esempio: c’è chi riferisce di “polveri radioattive” monitorate evidentemente con un contatore geiger che transitavano da un certo reparto all’inceneritore, ma questo è solo un flash in una condizione generale molto nebulosa sulla quale è doveroso fare chiarezza.
A questo fine stiamo lavorando contro i disconoscimenti sia da parte dell’Inail che da parte della magistratura, per esempio sui tumori polmonari o su altri tumori a volte riconosciuti in primo grado e disconosciuti in corte d’appello “grazie” ai ricorsi Inail.
• Dagli anni novanta ci stiamo conducendo un strenua resistenza contro disconoscimenti che riteniamo immotivati e iniqui.
• Occorre , oltre a riaprire il confronto quindi su tutti i tumori disconosciuti (polmone, vescica,tiroide, leucemie). Occorre avviare un lavoro di ricerca sistematica che non può non passare attraverso una indagine epidemiologica completa e capillare che parta dalla costruzione di una anagrafe di tutti gli ex esposti a cancerogeni (ovviamente non solo amianto).
Chi intende collaborare e mettersi in sinergia con questo programma di emersione di verità e giustizia si metta in contatto con noi.

Vito Totire, medico del lavoro, portavoce AEA/RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
Via Polese 30 40122 Bologna, cell. 333.4147329.
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alexik

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