Ancora condanne per Bayer
di Silvia Ribeiro (ripreso da comune-info)
Alla fine del 2023 i tribunali del Missouri e di Filadelfia hanno nuovamente condannato Bayer-Monsanto a risarcimenti per milioni di dollari nei confronti di cittadini statunitensi che si sono ammalati di cancro a causa del nefasto pesticida il cui utilizzo limitato è stato consentito in Europa per altri 10 anni. Da quando la Bayer ha acquistato Monsanto, il gigante dei veleni e degli OGM, nel 2018, negli Stati Uniti sono state intentati contro di lei più di 165mila procedimenti legali per i danni causati dal glifosato alla salute dei querelanti o dei loro familiari
Bayer-Monsanto è stata condannata nuovamente nei mesi di novembre e dicembre 2023, nei tribunali del Missouri e di Filadelfia, a pagare un risarcimento milionario a cittadini statunitensi che hanno contratto il cancro a causa dell’uso del glifosato agrotossico, una sostanza chimica brevettata dalla Monsanto nel 1974. La sentenza del Missouri ha imposto all’impresa il pagamento di 1,5 miliardi di dollari. Oltre il 90% del mais (e della soia) geneticamente modificati sul mercato è tollerante ai pesticidi, la maggior parte dei quali al glifosato. L’aumento esponenziale dell’uso di questo agrotossico è direttamente collegato alla semina di OGM.
Da quando la Bayer ha acquistato il gigante dei veleni e degli OGM Monsanto, nel 2018, negli Stati Uniti sono state intentati contro di lei più di 165mila procedimenti legali per i danni causati dal glifosato alla salute dei querelanti o dei loro familiari. Dopo aver perso nei primi tre casi emblematici – nel 2018 e nel 2019 – per oltre 2,5 miliardi di dollari (poi Bayer è riuscita a far ridurre quella somma in appello, ma le sentenze sono state riaffermate), il colosso transnazionale ha deciso di stipulare accordi extragiudiziali con circa 100mila ricorrenti, per una cifra superiore a 10 miliardi di dollari. Decine di migliaia di casi restano però pendenti. Nel 2020 la Bayer aveva stanziato 16 miliardi di dollari per coprire le cause legali, una cifra bassa alla luce delle nuove sentenze.
Un punto chiave è che le sentenze erano schiaccianti perché i giudici hanno dimostrato con centinaia di documenti presentati da avvocati (e resi pubblici da uno dei giudici) che la Monsanto sapeva da decenni che il glifosato causava gravi danni, compreso potenzialmente il cancro, ma lo ha nascosto, oltre a fare pressioni e/o corrompere scienziati e agenzie di regolamentazione in quel paese (e in altri, come poi mostrato in separata sede) affinché ignorassero tali dati e presentassero dati di presunta innocuità o “lieve” tossicità (https://usrtk.org/monsanto-papers/).
Nel 2023, inoltre, Bayer-Monsanto è stata condannata a pagare 6,9 milioni di dollari di multa allo stato di New York per aver utilizzato pubblicità ingannevole. Secondo l’ufficio del procuratore generale di quello Stato, Bayer e Monsanto “hanno ripetutamente affermato nelle pubblicità che i prodotti a marchio Roundup, che contengono il principio attivo glifosato, erano sicuri e non tossici, senza fornire prove sufficienti (http://tinyurl.com/znn4akx9 ).
Nel frattempo, le organizzazioni agricole negli Stati Uniti, rappresentate dal Center for Food Safety (CFS), hanno intentato una causa il 13 dicembre 2023, chiedendo che l’EPA (United States Environmental Protection Agency) riconosca che per il glifosato non c’è un registro in vigore, che cancelli quello precedene e proceda a vietare questo pesticida a causa dei suoi elevati rischi (http://tinyurl.com/3kxmt94v ).
Si tratta di un’azione legale significativa, non solo in sé, perché in difesa della salute e dell’ambiente, ma anche perché la causa che gli Stati Uniti stanno portando avanti contro il Messico per obbligarlo a non limitare l’uso e il consumo di mais geneticamente modificato e il glifosato – come indicato da un decreto governativo del 2023 – si basa in parte sul fatto che l’EPA afferma che l’uso del glifosato “non presenta rischi preoccupanti per la salute quando il glifosato viene utilizzato secondo le modalità indicate dall’attuale etichettatura“.
La revisione della registrazione del glifosato presso l’EPA deve essere effettuata ogni 15 anni. Dopo la dichiarazione del 2015 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui il glifosato è un probabile cancerogeno, l’EPA affermò invece che questa sostanza, “nelle misure rilevanti per la salute umana“, non è pericolosa. L’EPA convocò un gruppo di esperti e un processo di revisione e mantenne la sua conclusione iniziale, nonostante nel 2019 altri organismi ufficiali e autorizzati, come il Registro delle sostanze tossiche e delle malattie degli Stati Uniti (ATSDR), in inglese) avessero fatto una valutazione che si concludeva affermando che esiste un rischio di cancro associato al glifosato, in particolare quello di linfoma no-Hodgkins e di mieloma multiplo. Eppure, ancora una volta, nel 2020, l’EPA ha pubblicato “una decisione di revisione provvisoria di registrazione” del glifosato, ritenendo che esso non è un probabile cancerogeno.
La petizione presentata dalle organizzazioni e dal CFS a dicembre fa seguito a precedenti cause legali, che hanno dimostrato che l’EPA durante questi processi si è divisa in due schieramenti di opinioni, ma che la decisione finale per la registrazione ha intenzionalmente ignorato aspetti critici di altre istanze, di vari degli scienziati da lei convocati e anche dei suoi stessi documenti sull’argomento. Per tutti questi motivi, nel giugno 2022, la Corte d’Appello del Nono Circuito ha respinto la decisione provvisoria dell’EPA che ha dovuto dunque ritirarla nel settembre 2022 e avviare una nuova revisione della registrazione. Ciò significa di fatto che il glifosato viene ancora venduto negli Stati Uniti senza avere una registrazione valida o “scientificamente fondata“, come paradossalmente chiede il governo Usa al Messico nella causa in corso (http://tinyurl.com/3kxmt94v).
Sull’ampia revisione degli studi condotti da scienziati di 11 paesi che ha portato l’OMS IARC nel 2015 a concludere che il glifosato è cancerogeno negli animali e probabilmente cancerogeno negli esseri umani, ogni anno sono stati pubblicati dozzine di nuovi studi che confermano la sua pericolosità, così come l’azione distruttiva in ambito endocrinologico e neurologico, che causa depressione, distrugge il microbioma e provoca altri danni alla salute umana e animale (USRTK, dicembre 2023 http://tinyurl.com/2bmayz4n ).
*Ricercatrice presso il Gruppo ETC
Fonte e versione originale in La Jornada