Ancora su «Furland®»

recensione di Pierluigi Pedretti al romanzo di Tullio Avoledo (*)

«Come in ogni parco dei divertimenti, le Attrazioni del Furland sono contigue. Il Magico Mondo dei Druidi confina con il Kosakenland ’44. E’ stato allestito nella piccola valle parallela. Le colline fanno da schermo efficace per evitare sconfinamenti di Onorevoli Visitatori o di figuranti»

Cos’è il Furland? E’ un parco delle meraviglie, una immensa attrazione a tema storico, dove ogni luogo della regione Friuli, una volta italiana, si presta ad accogliere visitatori da ogni dove, purché paganti bene, per assistere – o meglio partecipare – alla Storia travestiti da antichi romani, celti, cosacchi, nazisti, ebrei…Tutto così realistico da rasentare la follia. I friulani devono interpretare i ruoli assegnati senza anacronismi, essere perfettamente nella parte per divertire gli “ Onorevoli Visitatori”. Lo scopo è arricchire la loro terra, se stessi, ma soprattutto la società – marchio registrato Furland® – che gestisce il tutto coi soldi dei suoi internazionali azionisti, da Elon Musk ai russi, cinesi, giapponesi ecc. Siamo dopo la guerra civile del 2023, in anni imprecisati, quando l’ideatore del progetto, l’Amato Leader Vittorio Volpatti, riesce nel suo delirio di rendere l’intero Friuli un’azienda (apparentemente?) redditizia.

«Certo, per gli Onorevoli Visitatori il Furland è un posto decisamente migliore del caotico e multirazziale Friuli del 2023. Pulito, sicuro, autosufficiente dal punto di vista energetico, sostenibile da quello ecologico, abitato da gente cordiale e servizievole. Ottimo cibo, vini rinomati, attrazioni per tutti i gusti. Nessun delitto, niente più povertà». Sì, ma a quale prezzo?

Se all’estero c‘è da tempo una tradizione consolidata sulla distopia, da qualche anno anche la nostra editoria mainstream – superando le resistenze di molti critici di professione – si è accorta delle abilità letterarie degli scrittori italici (ne cito alcuni: Laura Pugno, Fausto Brizzi o Alessandro de Roma) nel manipolare la “ narrativa di anticipazione”, tanto da proporli in collane importanti senza più ghettizzarli fra i generi. Tullio Avoledo ne è esempio, sicuramente uno dei migliori. I suoi romanzi non sono da meno dei lavori di quei grandi scrittori, anglosassoni per lo più, che hanno usato il fantastico come uno dei tanti modi possibili per leggere il nostro tempo. La narrativa distopica si coniuga spesso nel suo caso nella variante dell’ucronia, o storia alternativa, cioè nella descrizione di una società in cui la storia ha preso una piega diversa rispetto al tempo corrente. Il modello principale è senza dubbio La svastica sul sole (ma lo trovate anche come «L’uomo nell’alto castello») di Philip K. Dick. In un’intervista ad Antonella Falco rispondeva sul perché molti critici snobbassero la letteratura fantascientifica, ucronica in particolare: «probabilmente perché, come capita spesso, la critica più paludata non capisce nulla di fantascienza, genere cui l’ucronia – con qualche sporadica eccezione – appartiene. Non hanno letto i libri davvero belli, i veri capolavori. Molti critici non sono andati oltre gli Urania degli anni ’70, o i libri di Isaac Asimov. La fantascienza – genere oggi in crisi – ha avuto in realtà degli stilisti sorprendenti. Mi vengono in mente Cordwainer Smith, o James Tiptree Jr. Ma anche Philip Dick e Robert Ansom Heinlein sono due autori che si lasciano indietro gran parte dei narratori mainstream. Poi c’è un’altra cosa da dire, e cioè che gli autori mainstream sono generalmente incapaci di scrivere buona fantascienza. Mi viene in mente di primo acchito quello che è forse il più brutto romanzo di Philip Roth, Il complotto contro l’America. O il molto osannato ma inconsistente La strada di Cormac McCarthy. Mentre Ishiguro ha scritto un romanzo ucronico sui cloni, Non lasciarmi, che è un capolavoro assoluto. Non ho idea se Ishiguro abbia letto o legga fantascienza, ma penso proprio di sì».

Intanto, romanzo dopo romanzo, lo scrittore friulano ha dipanato la matassa di un mondo probabile, situato più o meno nel futuro, comunque sempre accanto a noi. Lo fa da una prospettiva particolare, insolita, poco frequentata dalla odierna letteratura italiana. Avoledo è uno scrittore bravissimo, che pubblica da anni libri di fantascienza veramente notevoli. E’ un autore che, per il fascino e qualità delle storie, ha un seguito fedele di lettori. E’ narratore che va al di là di ogni catalogazione, uno di quei pochi che sa coniugare il fantastico con le inquietudini, gli affanni e i sentimenti dei nostri tempi. L’avvocato di Valvasone esordisce nel 2003 con “L’elenco telefonico di Atlantide, romanzo di successo. Dello stesso anno è “ Mare di Bering”, seguito da “Lo stato dell’unione , uscito nel 2005 insieme a “Tre sono le cose misteriose”, con cui vince il Premio Super Grinzane Cavour. Dell’anno dopo è Breve storia di lunghi tradimenti, nel 2008 “La ragazza di Vajont” nel 2009 L’anno dei dodici inverni e due anni dopo Un buon posto per morire. Proprio nel 2011 appare il primo libro della trilogia dedicata al progetto dell’universo Metro 2033 di Dmitrij Gluchovskij: Le radici del cielo, poi il secondo volume, La crociata dei bambini (2016) e la conclusione, in via di pubblicazione, Il Conclave delle tenebre. Probabilmente l’universo del Furland è lo stesso di Metro 2033.

Il protagonista, Francesco Salvador, (finto) ufficiale della Wehrmacht è affiancato da un comprimario, Hem, che recita nelle Attrazioni la parte di Hemingway. Egli è chiamato a indagare su un certo Zorro, il quale sta mettendo i bastoni tra le ruote nella macchina dei divertimenti, che comincia a mostrare crepe sempre più vistose nella sua presunta perfezione. Meglio non svelare oltre per non pregiudicare la piacevole lettura, ottenuta grazie anche a uno stile agile, spesso dialogico, ironico, che cozza con la gravità delle situazioni le quali poco alla volta si aprono davanti al lettore sempre più sorpreso per un domani che tanto improbabile non è. Avoledo sa dipanare con abilità sotto i nostri occhi il filo amaro di un futuro che è già in mezzo a noi, squadernandoci un pezzo della nostra vita, di quella che è e verrà.

Tullio Avoledo

Furland®

Chiarelettere editore

226 pagine per 16,50 euro

(*) cfr Due buoni frutti sull’albero del fantastico

 

Redazione
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3 commenti

  • Daniele Barbieri

    d’accordo sulla recensione e abbastanza in sintonia con quel che Avoledo dice ad Antonella Falco ma… Ma che “La strada” di Cormac McCarthy sia «inconsistente» secondo me no, no, no. Decisamente no. No.

    • Raffaele Mantegazza

      C’è anche chi ha definito “Morte a venezia” un divertimento osceno per pedofili…il mondo è bello perché è vario e avariato. “La strada” è uno dei romanzi più belli degli ultimi 30 anni, a mio parere

  • andrea mingozzi

    Avevo notato questo libro a seguito di una presentazione all’interno della trasmissione radiofonica Fahreneit 451, vederlo recensito qui così bene…aumenta il mio interesse. Grazie

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