Ancora su “I Pianeti Impossibili”
di Mauro Antonio Miglieruolo
Torno sull’ottimo lavoro di Riccardo Dal ferro per parlare dei capitoletti finali, intitolati collettivamente “Pianeti miei: le appendici”.
L’autore sembra non tenerli in gran conto. Li definisce in modo serrato, in una piccola introduzione, “idee scartate”, “fantasie troppo spinte”, “escrescenze spontanee” e “sperimentazioni mai troppo serie”.
Nulla di tutto questo. In quei capitoli vi è condensato tutto Dal Ferro, vizi e virtù, nella pienezza del suo essere creativo in questa fase. Non si equivochi, però. Non si tratta di materiaoggetto solo di studio, ma di pagine che invitano al godimento.
A comprova riporto il penultimo brano della serie (locazione immobiliare), brano nel quale l’eccessivo barocco delle invenzioni non nuoce alla giocosa chiarezza delle intenzioni. Gioca con noi, Dal Ferro e ci permette, se lo vogliamo, di giocare con lui. Non dunque con l’intento di far ridere e ridere, ma con quello più serio di sorridere.
Insieme.
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universo vendesi.
ampio monolocale di dimensioni siderali, ubicato sulla circonvallazione che incrocia il vuoto cosmico e il nulla eterno, edificato solo dodici miliardi di anni fa, arredamento di lusso con vista sull’infinito, prezzo astracciato. Ampia cucina al centro della galassia, temperature sufficienti ad abbrustolire sistemi solari, preparare nebulose in salmì, arrostire stelle per un barbecue nucleare a cui invitare tutti i vostri amici. la sala da pranzo è molto grande, con illuminazione ad altissimo consumo, come ad esempio nane bianche (non fatene menzione con le vostre ospiti albine e di bassa statura), supergiganti rosse (stesso discorso per comuniste in sovrappeso) o supernovae alogenae. il tavolo, in solida costellazione massiccia, si può ampliare a piacimento, se si considera la teoria delle stringhe e lo spazio tra le particelle come un incommensurabile abisso. infinite camere da letto, arredate con fasce di asteroidi decorative, pianeti sui quali stendersi per riposare, galassie a specchio e spicchi di galassia. le porte scorrevoli portano direttamente in altre dimensioni, ma non possiamo assicurarne ospitalità e cordialità. i buchi neri possono essere debellati con cillit bang, ma a volte sono davvero ostinati e bisognerà solo starci a distanza. nel caso, nutrire periodicamente il buco nero con polvere galattica, civiltà innocenti e planetoidi in esubero. i vostri bambini saranno felici della grande sala giochi, con pareti morbide e insonorizzazione da vuoto. palle, cinture di orione, costellazioni da saltellare, segni zodiacali da rompere e ricostruire, puzzle cosmici, tutto quanto possa essere stimolante per la mente e la crudeltà dei vostri figli. anzi, vi dirò di più, tutto l’universo può essere un immenso parco giochi, e davvero sarebbe divertentissimo giocarci, senza prenderlo così sul serio come facevano gli inquilini precedenti.
come? cosa dite? volete trasformarlo in un macdrive per autostoppisti galattici? panini planetari e patatine galattiche con salse cosmiche? fare del sistema solare una piscina di palline per ragazzini isterici e infelici? hamburger alieni e insalatone di neutrini? no, scusate, ci siamo capiti male. l’universo non è più in vendita.
me lo tengo.