Ancora (e ancora) sul cemento-amianto in Valsamoggia

di Vito Totire (*)

Al comune di Valsamoggia    Alla Regione Emilia-Romagna

Alla Prefettura di Bologna     Al DSP Ausl Bologna

La vicenda sta assumendo (per noi) anche il senso di una esercitazione a mantenere la calma: modestamente la prova, al momento, l’abbiamo superata. Ma fino a quando le istituzioni abuseranno della pazienza dei cittadini?

La Valsamoggia è uno dei posti più incantevoli d’Italia e quindi del mondo, vogliamo concorrere a farla restare un sito anche salubre.

Le istituzioni però si sono perse in un bicchier d’acqua e ormai dobbiamo proporre che il comune di Valsamoggia conceda la cittadinanza onoraria – alla memoria – a Franz Kafka, considerato “maestro dell’assurdo burocratico”. Nel corso degli ultimi due anni abbiamo dato una indicazione alla Regione E-R: costituire una unità di pronto intervento per le bonifiche degli smaltimenti abusivi (basta fare una convenzione con una ditta abilitata alle bonifiche). Ma il presidente Stefano Bonacini non ha ascoltato la proposta o non la condivide; oppure – peggio – la Regione si confronta con un numero ristretto di interlocutori e non con tutti quelli cui dovrebbe dare udienza.

Il punto su cui non si può transigere è semplice: uno smaltimento abusivo di cemento-amianto o di materiale cancerogeno e/o nocivo deve essere bonificato entro 24-48 ore dall’avvistamento.

Negli anni 2018-2019 a Loiano per ottenere la bonifica di un immobile abbandonato abbiamo dovuto tribolare 15 mesi (15 mesi da quando abbiamo “scoperto” l’immobile la cu esistenza era nota al Comune almeno da 20 anni): questo per un lavoro di bonifica gestibile in 4-5 giorni lavorativi.

Vicenda alquanto diversa rispetto a quella espodta qui ma simile nella “follia” burocratica.

Torniamo a Valsamoggia:

  1. Un cittadino segnala all’Arpa di Casalecchio un abbandono di cemento-amianto in via Canovetta il 23 agosto 2019
  2. Nessuna novità fino a settembre-ottobre dello stesso anno quando vengono messe a conoscenza del fatto alcune guardie ecologiche; ma anche dopo nulla si muove;
  3. Il Comune riferisce di essere informato del “problema” solo nel febbraio 2020;
  4. Nel febbraio 2020 il Comune accenna a una lunga strategia finalizzata ad individuare il soggetto a cui addebitare la bonifica; contestualmente pare minimizzare la questione e temporeggiare;
  5. Dunque, come per Loiano, si profila una ulteriore gran perdita di tempo che a nostro avviso deve invece assolutamente essere evitata.

Andiamo a fare alcune precisazioni e formulare alcune domande:

  1. Vogliamo ricostruire il percorso e l’esito della segnalazione all’Arpa? Nel 1993, all’epoca del referendum sulle competenze “ambientali” – dunque per la separazione tra PMP (presidio multizonale di prevenzione) e Usl – noi votammo contro. Gli italiani votarono a favore, commettendo un grave errore. Siamo in democrazia e ovviamente accettammo la decisione; ma questo significa che oggi una segnalazione all’Arpa si ferma lì e non viene socializzata ad altri enti?
  2. Stesso destino la segnalazione alle guardie ecologiche? la Provincia di Bologna (buonanima che nessuno rimpiange) quando esisteva, impose metodi e organizzazione paramilitari (più esattamente “esecutive”) alle ggeevv – appunto le guardie ecologiche – limitandone fortemente l’autonomia, salvo quando sono state gestite, appunto autonomamente, da alcune associazioni ecologiste. Vuol dire che le gusrdie ecologiche non hanno neanche facoltà di fare segnalazioni al sindaco o alla Ausl per uno smaltimento abusivo di cemento-amianto?
  3. Il Comune di Valsamoggia ha maturato una idea che minimizza il rischio: le lastre sarebbero incellophanate, predisposte per lo smaltimento ecc. Come sempre occorre essere chiari: a noi le lastre risultano solo molto malamente ricoperte, per quello che può servire una incellophanatura dopo 7 mesi di abbandono all’aperto! Ci risulta FUORIUSCITA DI MATERALE SFALDATO. Le lastre sono state trattate con collante? A noi non risulta ma pure se fossero state trattate sarerebbe quel labile collante utilizzato nei cantieri – capace di garantire una “tenuta” per poche ore – in vista dell’immediato conferimento in discarica idonea; se poi si è trattato di una manovra semi-abusiva e non abusiva fin dall’inizio (cioè un cantiere “regolare” che commette irregolarità nella fase finale) controllare la documentazione dei cantieri in zona del 2019 non dovrebbe essere difficile per la Ausl di Casalecchio visto che ogni cantiere regolare è censito e preceduto dalla consegna alla Ausl di un piano di lavoro;
  4. Ulteriore questione: a noi risulta che le lastre siano appoggiate in parte su suolo privato ma in parte su suolo pubblico (per l’esattezza una strada vicinale ad uso pubblico): non è questo un motivo che dovrebbe portare a rompere gli indugi e bonificare tutto immediatamente o si sta vagheggiando due interventi separati per le “porzioni” di lastre , cioè uno a carico del Comune e uno a carico di un altro ipotetico responsabile ? Sarebbe assurdo il solo pensarlo; davvero si sta annaspando in un bicchier d’acqua;

Comunque sia: le norme di legge sugli oneri economici e materiali per questo tipo di bonifiche sono contraddittorie; è stata più frequentemente riconosciuta responsabilità del proprietario dell’area se questi non ha ottemperato a una ordinanza comunale per la recinzione come mezzo di tutela preventiva nei confronti di smaltimenti abituali. Non vogliamo né possiamo, in questa sede, affrontare il tema in maniera esaustiva. Pagherà chi è giusto che paghi: SIAMO ASSOLUTAMENTE CONVINTI DELLA FONDATEZZA DEL PRINCIPIO “PAGHI CHI HA INQUINATO”.

TUTTAVIA NON POSSIAMO ATTENDERE (PER UN INTERVENTO DI BONIFICA CHE PUO’ ESSERE FATTO IN POCHE ORE) UNA ISTRUTTORIA DI INDAGINE DELLA DURATA DI MESI O ANNI SENZA GARANZIA CHE SI CONCLUDA EFFICACEMENTE.

A cosa è servito a Loiano – vicenda sulla quale la Regione è stata puntualmente informata per tutti i passaggi – inviare una ordinanza a un soggetto che palesemente non sarebbe stato in grado di ottemperare: E’ SERVITO SOLO A PERDERE TEMPO.

Condotta illogica ancor più se pensiamo alla importanza sempre rilevante del fattore tempo rilevanza che diventa ESTREMA quando entra in sinergia con un rischio, come appunto è l’amianto.

In conclusione: esigiamo che il sito venga bonificato entro questa settimana con contestuale avvio di azione di rivalsa se e quando la rivalsa sarà possibile (ma con quello che si è evidenziato fino ad ora le istituzioni saranno in grado di individuare il “colpevole”? O si insisterà sugli oneri a carico del proprietario del sito magari fino alla Cassazione per concludere il tutto entro 10 anni?).

Parliamone, agiamo ma bonifichiamo: in settimana!

Chiediamo al signor Prefetto la convocazione di un tavolo di confronto via skipe, qualora – entro la settimana (cioè entro il 24/4) – il sito non sia ancora bonificato o quanto meno non sia programmato un intervento per la settimana successiva.

Ennesima considerazione: sosteniamo da più di venti anni che il censimento capillare del cementoamianto in tutto il territorio (sul “modello” adottato dal comune di San Lazzaro di Savena) avrebbe un forte effetto di prevenzione degli smaltimenti abusivi: se tutto è censito risulta facile ricostruire la provenienza e ciò riduce le condotte illecite. Questa penosa vicenda lo conferma. Vogliamo ancora temporeggiare?

20 aprile 2020

(*) Vito Totire è medico del lavoro, presidente di AEA, l’Associazione Esposti Amianto e rischi per la salute

 

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