Ancora sul voto utile
di Mauro Antonio Miglieruolo
Alla breve, perché si vota?
Due sono le possibilità sulle quali sono interessato a ragionare:
Se si vota per realizzare un determinato obiettivo o determinati obiettivi l’appello al voto utile è una evidente assurdità: si dovrebbe votare per chi quegli obiettivi si propone.
Se invece il voto non è “per” ma “contro” qualcuno allora il voto “utile” acquista un suo senso, sia pur degradato.
A tale proposito mi dichiaro:
nonostante la scarsa fiducia che nutro nella effettiva democraticità delle elezioni (per come è organizzata la società molto prima che in ragione delle norme elettorali), voto per intervenire nel gioco delle forze politiche per (cioè intervengo nella congiuntura politica particolare per):
– Realizzare il necessario rinnovamento delle persone, dei programmi, delle pratiche politiche degenerate dietro le quali prospera la classe politica attuale; e se non il rinnovamento, almeno il ridimensionamento.
– Quindi in favore di chi offre prospettive di operare in tale senso, mostrando nel contempo attenzione agli obiettivi che più mi stanno a cuore, il recupero del potere d’acquisto di salari e pensioni, dei diritti dei lavoratori, del ridimensionamento del ricorso al lavoro precario, ricostruzione della legalità, la lotta all’evasione e speculazione e, fondamentale, chi si proponga di finanziare le attività produttive e non il finanziamento della finanza.
Voto allora in positivo
per dare una opportunità a chi è stato fuori dallo sfascio politico-economico degli ultimi venti anni.
E NON voto
Chi ne è stato corresponsabile quando era alla NON-opposizione, e responsabile quando al governo.
Perché in questo caso non si tratterebbe di un voto utile, ma di un voto conservatore, un voto per dare continuità alla politica che ci ha portato all’attuale sfascio. La logica del meno peggio (non porre riparo: scegliere il male minore) è il grimaldello con cui i politicanti hanno aperto le porte alla corruzione, all’evasione, al dispotismo padronale e alle forze che vogliono la liquidazione dello stato sociale.
La logica del meno peggio è la logica che riserverà a tutti il peggio che è andato crescendo nei decenni e per altri decenni ancora minaccia di crescere.
PERCIÒ:
ANDARE ALLE URNE SÌ, MA SENZA TURARSI IL NASO.
Mai più , costretti a mascherare l’ odore di decomposizione.
AGGIUNGO QUESTO INTERVENTO DI UN’AMICA BOLOGNESE CHE ERA PER POCHE/I (MA IO L’HO CONVINTA A REGALARMELO)
Finalmente ho riordinato le idee e ho capito cosa voterò.
Vi renderò partecipi dei passaggi del mio misero ragionamento.
Per prima cosa, ho escluso il non voto.
che vuol dire “astenersi”? in un’assemblea ci si astiene dal pronunciarsi su una questione quando si vuole rimettere la decisione agli altri, del tipo “io non mi assumo questa responsabilità”, “non ho elementi per valutare, decidete voi” o “non sono nella posizione di decidere su questa cosa perchè ho un conflitto di interessi, quindi decidete voi”
in tutti questi casi, l’astensione implica una fiducia nell’operato del resto dell’assemblea, fiducia che io non ho nel resto dell’elettorato italiano
oppure si può non votare perchè non si riconosce in toto il sistema della democrazia rappresentativa: e qui ci posso stare. ma che effetto politico concreto ha la mia orgogliosa scelta di non partecipare a questa farsa? ha qualche chance di delegittimare e smascherare la farsa, ci abbiamo almeno provato a costruire un contesto per cui il non voto possa avere questo effetto di senso? non mi pare. se ci fosse un movimento organizzato o anche solo un discorso pubblico minimamente intellegibile a favore del non voto, dell’annullamento, del rifiuto della scheda o che so io (come per esempio credo che ci sia in Spagna) potrei prendere in considerazione l’idea. farlo così, che il significato del mio gesto è solo nella mia testa, mi sembra non abbia alcun senso
oppure si può non votare perchè, pur riconoscendo legittimità al sistema, non si riconosce nessuno degli schieramenti in campo. Bene. Siamo così ingenui da pensare che quelli che verranno eletti, di fronte al 20, al 30, al 50 % di astensionismo, si sentiranno meno legittimati a governare e avranno qualche pudore a prendere decisioni fondamentali per la vita di tutti noi, compresi gli/le astensionisti? Un non voto di questo tipo presuppone forse più di tutti gli altri una fiducia fantascientifica nelle istituzioni della democrazia rappresentativa, e nel senso delle istituzioni dei vari candidati
Ci sono un sacco di paesi con oltre il 50% di astensionismo, compresi credo gli USA, che continuano tranquillamente a considerarsi e ad essere considerati democratici
oppure si può non votare per una questione morale, perchè per una propria coerenza morale personale sentiamo che “non possiamo”. Personalmente, non ripongo la mia coerenza morale e politica in quel segno di matita che metto ogni due o tre anni su un pezzo di carta, non ho alcun investimento identitario nell’atto del voto, proprio perchè investo tutti i giorni in un attivismo politico radicale fuori dalle istituzioni
il dovere morale di non collaborare al sistema schifoso che governa le nostre vite dovrebbe portarci a combatterlo 1) ogni giorno, e 2) con azioni positive, cioè costruendo alternative, e non con azioni negative, del tipo non ti voto, così quando tutto andrà in merda (travolgendomi) almeno potrò avere la consolazione illusoria che la responsabilità non è mia
A questo punto, mi sono chiesta chi votare: parliamo di sel, grillo e rivoluzione civile, visto che gli altri non li prendo manco in considerazione.
Rivoluzione civile: sbirri giustizialisti, il partito della legalità travestito da rivoluzione non è per me un’alternativa appetibile… anche se certo sono sempre meglio di…
…Grillo: lo scontento che grillo riesce a catalizzare è autentico, ma il fatto che lo catalizzi in direzione di istanze di destra (vedi articolo di wu ming per approfondimenti), aprendo a casa pound, dicendo di non essere nè di destra nè di sinistra, il che storicamente è sempre stato il preludio per la nascita di regimi di estrema destra, propagandando idee razziste (vedi qui, qui, e qui) spacciando per novità e vera partecipazione un movimento basato sul leaderismo in cui chiunque non è d’accordo col capo viene cacciato via a suon di insulti, mi sembra il modo migliore per far sì che questo scontento venga governato e neutralizzato e, al di là delle dichiarazioni roboanti, non minacci in alcun modo lo status quo.
Io non credo che distruggere per distruggere sia una cosa buona di per sè; cioè non credo che valga la pena abbattere questo sistema, basato sulla parvenza della democrazia e sulla libertà formale, per trovarci poi in un regime in cui non c’è più manco la parvenza. Questa parvenza di libertà formale, teorica, è l’unica cosa che ancora consente un minimo margine di manovra ai movimenti che lottano per dare sostanza a questa libertà. Chi dice che qualunque cosa è meglio dello schifo che ci circonda non sa di cosa sta parlando. Oggi per sbattermi dentro come dissidente devono trovare almeno una scusa, ma uno Stato in cui possono farlo anche senza una scusa è peggio.
Naturalmente non è che penso che il movimento 5 stelle sia in grado di instaurare un regime autoritario domani. Probabilmente uan volta che saranno in parlamento si spaccheranno in mille rivoli, si autoelimineranno sbranandosi l’uno con l’altro, una parte salterà sul carro del vincitore, un’altra fonderà un altro partitino, ecc.
Però esiste un fenomeno studiato in sociologia delle comunicazioni di massa per cui la gente tende a uniformarsi all’opinione della maggioranza, anzi per essere più precisi, all’opinione che crede sia in crescita e che crede diventerà la futura maggioranza.
Se Grillo va al 20 o al 30%, non mi preoccupa il fatto che i suoi candidati andranno in parlamento, ma il fatto che la sua mentalità, la cultura di cui è portatore, appariranno vincenti e quindi ancora più gente le abbraccerà. E quello sì che potrebbe essere il terreno fertile per l’ascesa di un nuovo fascismo, ad opera di gente più furba
Il giustizialismo e l’idolatria della legalità di Ingroia vanno nella stessa direzione, concimano il terreno, anche se in misura incomparabilemente minore
Quindi rimane Sel. Partito più o meno decente, non entusiasmante, alleato del disgustoso PD, ma tanto se il pd va al governo, con qualcuno si doveva comunque alleare: meglio che si allei con Sel che non con Monti, meglio che abbia bisongo della fiducia di qualche parlamentare in più di Sel e di qualche parlamentare in meno di Monti, dell’Udc o di certi candidati di Grillo…
Voto Sel non perchè è un voto utile, ma perchè, date le condizioni, è il voto meno peggio che posso dare.
Meno peggio, perchè no? Anche quest’anno, voto il meno peggio… la mia passione politica non ne esce mortificata, proprio perchè si esprime su moltissimi altri piani.
Molte persone con cui ho parlato non voteranno o voteranno grillo perchè hanno dentro troppa rabbia e vogliono a tutti costi trovare un modo di esprimerla per via elettorale. Dato che un modo per esprimerla per via elettorale al momento non c’è – a meno che non vogliamo dirigere la rabbia contro noi stessi, esprimendola in modo autolesionista: votare grillo affinchè muoia sansone con tutti i filistei – forse la rabbia conviene esprimerla in piazza, condividerla in un collettivo, usarla per riprenderci almeno una piccola parte di quello che ci hanno tolto, impegnarsi nell’auto-organizzazione di alternative che ci facciano vivere da subito un po’ meglio e che ci facciano sperimentare da subito (anche se per una piccolissima parte della nostra vita, cioè quella piccolissima parte di cui siamo padroni) qualcosa di diverso dalla merda che mangiamo ogni giorno.
chiedi per favore il permesso all’autrice di riportare il commento sul mio blog. Che verrà completato dal mio personale commento al suo commento… nonostante le critiche sono d’accordo che non è articolo per poche e per pochi: infatti tocca questioni che sono nelle cose e nelle teste dei militanti. Sotto a chi tocca… Mam
Nel momento in cui un testo (in questo caso un commento) è su un blog può sempre essere ripreso, meglio se citando la fonte. Insomma sì Mau, fai pure.
Sono pienamente d’accordo con le premesse e in totale disaccordo con le conclusioni, per altro contraddittorie con lo spirito che anima la prima parte dell’intevento.
Valuto il ruolo di Sel, di là dalla coscienza soggettiva dei singoli militanti, forse anche di là dalla coscienza soggettiva di Vendola (RESPONSABILE IN PRIMA PERSONA della debacle elettorale della sinistra, contro il quale non esiterei a usare parole molto dure); pericoloso molto più della deriva autoritaria assunta dal Movimento5stelle. A meno di un miracolo Sel si troverà prigioniero in un governo a maggioranza PD che su alcuni temi cruciali è sicuro che non vorrà intendere ragioni (missioni di guerra all’estero, accettazione della riforma Fornero – salvo qualche contentino sugli esodati, l’art 18 ecc.); mentre su altri cercherà soluzioni gradite all’Europa dei burocrati e alla finanza. Difficilmente Sel (glielo auguro: ME LO AUGURO) riuscirà a avere un ruolo decisivo in questa alleanza. Finirà peggio di come è finita Rifondazione. Perché una cosa è guidare una struttura nella quale si è maggioranza, oltre a avere il “governatorato”, ben altra essere ministro in un governo che fino a ieri aveva tra le sue file reazionari odiatori dei lavoratori quale Ichino e quali sono la maggioranza dei suoi quadri.
Se, come temo, ne conseguirà un fallimento, conseguirà anche una delusione che porterà a una ulteriore accentuazione delle tendenze ribelliste, a spazi più larghi per la demagogia, a nuove possibilità offerte alla destra estrema di avere un ruolo in quanto partito di massa.
Mi auguro di sbagliare. Ma ci credo poco. Sbaglio spesso, un po’ meno spesso quando si tratta dell’abc della politica, avendola praticata per un decennio, un decennio cruciale che mi ha insegnato molte cose. La prima delle quali è non farsi illusioni e non cercare scorciatoie. La seconda e prendere di petto le situazioni e sporcarsi le mani se c’è da sporcarsi le mani. Pagando il prezzo che SEMPRE un comunista sa di dover pagare.
Voterò dunque rivoluzione civile non perché è il meno peggio, ma perché potrebbe (POTREBBE) rappresentare un sia pur timido e contraddittorio embrione di futuro partito moderato di sinistra.
La prima pietra di una grande costruzione che aspetta di essere iniziata.
Saranno i lavoratori, di quale settore non saprei dire, nessuno è in grado di dirlo, a posarla. Da quel momento in poi i discorsi saranno diversi. Le possibilità diverse. E anche noi, diversi. Non più i galli litiganti di Renzo Tramaglino, ma aquile che contempleranno dall’alto la corsa verso il precipizio dei padroni.
Una ulteriore considerazione, altrimenti la mia argomentazione risulta monca, incomprensibile.
Non che escluda aprioristicamente una allenza con il PD e che l’allenza in sé possa costituire una discriminante: ammetto l’alleanza non solo con il PD, ma anche con un partito ancora più amorfo e moderato, più rezionario sulle questioni del lavoro (chi è che ha aperto la breccia del precariato in Italia? proprio le forze che fanno capo all’attuale PD, non dimentichiamolo!). A due condizioni, però:
1) che sia modificato il rapporto di forze politico (non solo quello numerico) attualmente molto sfavorevole; un rapporto di forze che, di là dai numeri, veda la forza di sinistra in grado, su alcuni temi, di porsi al centro del dibattito (come è stata capace di fare la Lega, e come NON è ancora capace di fare Sel);
2) che i temi cruciali siano stati agitati a lungo prima; che cioé prima dell’allenza si sia andati, su determinati temi, a uno scontro politico con i vertici del partito futuro alleato; uno scontro che non importi, se possibile, la rottura con i vertici, ma sia in grado di illustrare alla base del PD i limiti del partito medesimo; che si ponga efficacemente sul terreno delle lotte, non cioé sulle opinioni, ma operi attraverso la mobilitazione continua su determinati temi, scontando anche l’isolamento se necessario; e la rottura politica se la controparte la vorrà attuare (ma essendosi mossi con tutte le prudenze del caso, senza insultare, senza giudicare, senza condananre, utilizzando invece la forza delle argomentazioni e prima ancora la forza insita negli obiettivi e nelle forme di lotte scelte per realizzarli. Ma questo non un solo giorno e ogni tanto, ma tutti i giorni e sempre, PER ANNI, PROBABILMENTE PER ALMENO UN DECENNIO).
Altrimenti tutto risulta o velleità o opportunismo, o ambedue.
Non bisogna farsi illusioni. La strada è lunga e piena di ostacoli. Se non ci si rassegna a intraprenderla per come è, il decennio a cui faccio riferimento oggi, sarà il decennio di domani e dopodomani ancora.
Mancherà sempre un decennio all’inzio delle vera politica, delle vere scelte, se continueremo a cercare scorciatoie e non si inizierà il lavoro vero, lavoro faticoso, improbo, avaro di risultati che ci aspetta.
Un lavoro che non dovrebbe contemplare indulgenza nei confronti di chi (Vendola) alla vigilia di elezioni cruciali (ALLA VIGILIA!) rompe l’unità di Rifondazione, rendendo impossibile il raggiungimento del quorum, eslcudendo per anni dal paronarama parlamentare (anche questo ultimo conta, poco, ma conta) forze che si ostinavano a rimanere legate alle tematiche del lavoro.
Con quella iniziativa, Vendola ha scelto (non soggertivamente, sono disposto a ammetterlo) di stare dalla parte della borghesia.
In circostanze analoghe personalmente non ho esitato. NON HO ESITATO A DIFENDERE GLI STALINISTI DEL PCI DAGLI ATTACCHI DEI MODERATI, NONOSTANTE COSTORO, CONTRO LA SINISTRA SINDACALE, AVESSERO ADOPERATO OGNI ARGOMENTO, OGNI MEZZO PER OSTACOLARLA, ANCHE IL PIU’ SCORRETTO, ANCHE LA CALUNNIA, ANCHE L’INSULTO.
Forse Vendola è stato infamato utilizzando parole che al solo pronunciarle uno di sinistra dovrebbe sprofondare dalla vergogna. Molto più grave è il vero e proprio sabotaggio operato con la scissione di allora. Scissione che non si giustifica con niente altro che con lo scopo di eliminare Rifondazione dal panorama politico. Un compagno non si ostacola mai, non lo si danneggia mai; al contrario lo si aiuta sempre. SEMPRE.
Purché non si tratti di un compagno che abbia abbandonato il terreno dell’opposizione di classe per schierarsi dalla parte del nemico.
Rifondazione non l’aveva fatto. Temo che altri sì.
Elenco di seguito alcune aquile: Ferrero, Di Pietro, Diliberto…
Grazie Mark del giusto rilievo. Non era a loro, oneste galline, che mi riferivo. Ma, per esempio, alla militante con la quale ho pure polemizzato.
In ogni caso: le persone sono importanti, ma vi sono situazioni in cui è il ruolo oggettivo che è importante. Si trattasse di avere come Primo Ministro, o nuovamente come ministro, Diliberto, scapperei, altro che votare. Ma che persone come lui, ideologicamente legate a temi che mi stanno a cuore, nonostante dogmatismi e opportunismi vari, tornino in parlamento non mi sembra evento del tutto trascurabile.
Certo un Gramsci ci starebbe meglio. Anche un revisionista come Togliatti: meglio. Ma noi non abbiamo neppure un Berlinguer, figuriamoci!
Saranno eletti? non lo so: sempre meglio che un Crosetto, un Ichino o una Bindi che, guarda un po’ è il meglio che offre il PD!
Sollecitato da larghe (?) masse (?) a intervenire preciso il mio punto di vista o di svista:
* meno male che, come dice Pabuda, fra due giorni tutto questo inutile cancan elettorale verrà dimenticato;
* vi sono molte ragioni e sragioni per votare/nonvotare Grillo o Sel ma infinite più, a mio avviso, per non credere agli zombies di Rivoluzione civile (al di là di singole persone che, mi auguro per sbaglio, sono finite in questa macedonia troppe volte riciclata per non essere guasta)
* il discorso “elettorale” al quale mi sento più vicino è quello del volantino-poesia di Sandro Sardella;
* sempre creduto (e ancor più oggi) che è la lotta a decidere, a cambiare e non il voto che è, al massimo, uno specchio deformato dei rapporti di forza tra le classi
(db)
Ok, sottoscrivo
con la sola riserva della parolina “inutile” attribuita al cancan elettorale.
Che lo è, ma non inutile. A patto vi sia una forza che sia in grado di servirsene per agitare temi, le masse per un momento più attente, che con le forze limitate disponibili, in altri momenti non sarebbe possibile agitare.
Questa forza non c’è, ma almeno è possibile far passare l’dea che è cambiare si può, che non sarà come sempre è stato.
Che l’avvenire è nostro.
Affettuosità
Mi associo a DB (Dirimente Barbieri)
Mi fa piacere che anche Miglieruolo sottoscriva il contrario di ciò che ha appena sostenuto
Sono i troppi anni, Mark, che ci vuoi fare. O forse no, è solo che avrei bisogno dell’aiuto di uno scrittopedista…
Tutto Ok, però, vedrai che piano piano riusciremo a capirci.
Tra noi sono sicuro di sì.
Vai tranquillo e non ti demoralizzare: apprezzo sempre gli entusiasti.
Non sono demoralizzato. Anzi, I commenti dei compagni onesti, ancorché critici, mi entusiasmano ulteriormente.
E se invece di entusiasmo lo chiamassimo ottimismo della volontà?