“Andatevene”: una storia non solo bolognese
Atlantide assediata di Gianluca Ricciato (Laboratorio SmaschieramentiAtlantide)
I degradati
Non sono i punkabbestia, fatti sparire nel giro di dieci anni deportati prima in zona Roveri e poi fuori provincia. Non sono nemmeno i clochard fatti fuori minuto dopo minuto dalla grassa indifferenza che cresce soprattutto nei giorni delle feste invernali.
Non sono nemmeno gli extracomunitari, gli studenti, i terroni, i giovani e tutti quei deviati che potrebbero dare fastidio con la vita eccessiva. Dopo le dieci di sera è difficile vederli visto che non possono consumare alcol in giro. A parte il fatto che stranieri, meridionali e precari sono sfruttati dalle 7 di mattina alle 8 di sera sette giorni su sette e spesso non hanno nemmeno la forza di andare a fare i deviati notturni, ahiloro. E non sono nemmeno i suonatori di chitarra per la strada, romantiche figure bolognesi che in queste settimane vengono multate duecento euro per il loro hobby ribelle.
E allora chi è che assedia Bologna?
È una nuova classe di deviati, apparentemente normali, li puoi incontrare dappertutto e a qualunque ora, dal caffè della mattina al bar di quartiere, fino al 62 notturno, autobus con cui tornano a casa quelle rare volte che escono di sera.
Sono i degradati.
Finalmente, dopo tanta fatica, è arrivato a candidarsi come sindaco colui che rappresenta tutto il loro spirito e la loro cultura, in una parola la loro anima: Daniele Corticelli, il cui volto triste di chi ha avuto un’adolescenza difficile campeggia da settimane su quegli stessi autobus dove puoi trovare i suoi compagni depressi.
I principali obbiettivi dei degradati sono: chi esce con gli zoccoli per strada, chi mette poltroncine sui balconi, chi fuma tabacco invece di sigarette, chi legge, chi scrive, naturalmente chi fa sesso, chi la sera non guarda la televisione, chi ha il nome che finisce con una consonante, chi ha amici, chi si saluta baciandosi e chi beve birra italiana.
Negli ultimi mesi i degradati hanno scoperto che c’è un luogo che racchiude molti dei loro nemici, si chiama Atlantide, e a dispetto del nome è facilmente raggiungibile con il 32 e il 33 – le circolari dei viali di Bologna – dato che si trova in Porta Santo Stefano, anzi è Porta Santo Stefano. Naturalmente noi non siamo per la repressione né per il TSO bensì per la riduzione del danno e per il porgi-l’altra-guancia, quindi crediamo che Corticelli, il comitato Al Crusel e gli altri deviati della Bologna del 2000 abbiano bisogno di percorsi di riabilitazione e risocializzazione e non di carceri o manicomi.
Abbiamo imparato la lezione, che si può rileggere in questi giorni nello splendido testo appena pubblicato dalla nota casa editrice bolognese Pendragon e intitolato Berretta Rossa. Storie di Bologna attraverso i centri sociali, di Stefano D’Onofrio e Valerio Monteventi. I militanti del PCI del quartiere San Donato consideravano nemici i ragazzi del movimento, e “non si rendevano conto che i veri nemici del comunismo non eravamo noi ma gli affaristi del loro partito”. E nella prefazione Valerio Evangelisti aggiunge: “andatelo a spiegare a un ex pcista ‘pidduino’, non capirà una parola”
Immaginatevi quindi, andare a informare il dirimpettaio, il tabacchino, l’edicolante di Porta Santo Stefano che i loro veri problemi sono i livelli di inquinamento stratosferici che si devono respirare ogni giorno vivendo e frequentando il centro di Bologna; oppure una serie di governi speculari chiamati “centrodestra” o “centrosinistra” che in vent’anni si sono asserviti alle logiche dell’economia liberista e hanno svenduto tutti i beni che avevamo – acqua, mezzi pubblici, energia – dimezzando le risorse economiche dei cittadini e depredando le risorse naturali; oppure spiegare alla signora di via Dante che passeggia all’imbrunire in Piazza Carducci con il suo chihuahua, che i veri pericoli per la sua incolumità non sono i ragazzi seduti sulla panchina ma una percentuale purtroppo non tanto bassa di normali maschi italiani di tutte le classi sociali che dentro casa sfogano le loro frustrazioni sulle “loro” donne, perché sono cresciuti con degli stereotipi di genere ridicoli che li manovrano da dentro e fanno loro riproporre le logiche della guerra nelle relazioni quotidiane. E tutto questo è funzionale a tutti i poteri, economici e politici.
Oppure spiegare loro che per avere un ambiente più sano non serve sgomberare Antagonismogay, Clitoristrix e Nullaosta da Porta Santo Stefano per fare un ufficio ambientalista inutile, ma occorre costringere gli amministratori a mettere in atto le politiche di riduzione e riciclo dei rifiuti, risparmio di acqua, conversione degli edifici al risparmio energetico, incentivazione delle vere energie rinnovabili e non degli inceneritori come il Frullo di Hera che provoca tumori da decenni nelle zone di Quarto e Granarolo. E, soprattutto, spiegare loro che la soluzione alla depressione e alle fobie sono la partecipazione e la socialità, sono le strade piene di gente e i luoghi pubblici. Spegnere la televisione, spegnere la paura.
Vi sembra facile? A volte viene quasi la voglia di lasciarla questa città, di lasciare loro gli spazi, perché è inutile parlare con i Corticelli furbetti e con quelli ossessionati, perché sembrano irrecuperabili. Dovrebbero andare a riprendersi quell’adolescenza che è stata loro scippata, quella partecipazione e quel godimento che è stato loro negato. E per questo vogliono negare il nostro.
Uno spazio de-genere: Clitoristrix e Antagonismogay
Proprio per affermare il godimento e la libertà nacque quattordici anni fa Atlantide.
I primi gruppi che si delinearono, dopo un periodo di partecipazione più varia, furono Clitoristrix femministe e lesbiche e Antagonismogay. Lo spirito comune di questi due collettivi fu ed è l’affermazione della radicalità delle battaglie politiche per i diritti di genere e di orientamento sessuale e contro tutte le forme di discriminazione e violenza di genere. Radicalità vuol dire alcune cose ben precise: ad esempio il rifiuto di ogni operazione demagogica che sfrutta la violenza maschile contro le donne per fomentare scintille di odio razziale, come fanno il Resto del Carlino, il Pdl e i neofascisti, ma spesso anche molta gente di sinistra, al posto di indagare le cause di quella violenza che risiedono nelle relazioni tra i generi e nelle forme ataviche di dominio della nostra civiltà patriarcale. I collettivi rifiutarono ogni discorso omologante e normalizzante, in cui le figure “eccentriche” del gay, della lesbica, del e della transgender, vengono depauperati della loro carica sovversiva rispetto alla normalità eterosessuale che si vorrebbe “naturale”. Ciò vuol dire ad esempio che non basta, anzi è negativo che l’accettazione delle differenze da parte della società debba passare dal diventare fenomeni da baraccone come Platinette. Il lato oscuro di questo processo di finta accettazione è la trans prostituta “cattiva” che va con i Marrazzo e finisce “giustamente” uccisa di notte a casa sua.
Allo stesso modo, cercare di far rientrare la complessità delle lotte decennali dei femminismi nelle categorie delle “pari opportunità”, prendendosi il contentino delle quote rosa e facendo fare alle donne ad esempio la parte delle belle statuine che leggono comunicati scritti da maschi (vedi molte assessore, deputate e ministre italiane degli ultimi anni) è un’operazione deviazionista che minaccia le lotte per la libertà femminile e le conquiste ottenute sulle strade, nei tribunali e nel parlamento: divorzio, aborto, legge contro lo stupro, declericalizzazione delle relazioni e della sessualità, autodeterminazione delle scelte.
La parola radicale dei femminismi, come quello di Clitoristrix e del gruppo allargato Quelle che non ci stanno che si riunisce dal 2006 ad Atlantide, si oppone alla violenza maschile, quella che parte dallo stadio più quotidiano della violenza domestica per arrivare a quella perpetrata contro le donne e gli uomini di tutto il mondo attraverso le guerre coloniali di conquista delle risorse, che abbiamo visto aumentare nel decennio 2000 a seguito dell’acuirsi delle contraddizioni della globalizzazione.
Per questo e per altri motivi, Atlantide è stato un punto di riferimento per le discussioni e le mobilitazioni dei movimenti di questi anni, anche quelli apparentemente non collegati alle tematiche di genere – ammesso che ci sia qualcosa nella vita di noi umani slegata dal nostro essere/avere un sesso e un genere, o magari più di uno.
Sono tante le attività che hanno portato avanti i collettivi e tanti gli spazi aperti dentro e fuori Atlantide, come il movimento Facciamo Breccia di cui fanno parte diverse realtà locali e nazionali connesse ad Antagonismogay, e il Laboratorio Smaschieramenti diventato di fatto un nuovo collettivo generato da Antagonismogay.
Partito da una profonda riflessione sulla costruzione del modello virile che porta alla violenza, Smaschieramenti ha prodotto la nota indagine sul desiderio (del) maschile Smaschierati anche tu negli spazi sociali bolognesi, che è arrivata sui quotidiani nazionali e la cui analisi ha dato spunto a varie riflessioni sui legami tra costruzione del genere, sessualità e violenza.
Il valore della condivisione: Nulla Osta
I valori condivisi dell’antisessismo, dell’antifascismo e della libertà di espressione, soprattutto del mondo giovanile, hanno portato agli inizi degli anni 2000 a coinvolgere il terzo gruppo stabile entrato in Atlantide, il collettivo Nulla Osta, sorto come gruppo libertario animalista e diventato in poco tempo il punto di riferimento dell’autoproduzione musicale bolognese e non solo, ponendo al centro il valore della condivisione come punto di forza della crescita individuale e collettiva.
Il riconoscimento delle attività di Nulla Osta è generale nel mondo musicale, cresciuto anche per la tenacia con cui il collettivo è riuscito a portare avanti gli spazi dell’autoproduzione in un’epoca in cui, al contrario di pochi anni fa, i luoghi per le espressioni creative si sono paurosamente ristretti, a tal punto da arrivare a strangolare tutti quei singoli e quelle realtà che vivevano e lavoravano su progetti artistici e musicali.
Se pensiamo che Bologna dagli anni Settanta agli anni Novanta ha ospitato e dato vita ad avanguardie come i movimenti musicali punk e new wave italiani, i fumetti di Frigidaire e di Andrea Pazienza, la cultura delle posse nata nell’Isola nel cantiere poi diventato Link, le nuove letterature di Enrico Palandri e di Pier Vittorio Tondelli e quella noir dei Wu Ming, pensare tutto questo e vedere che ora si fa fatica persino ad avere un luogo dove esibirsi in centro, oltre a fare rabbia aumenta il valore del lavoro di chi come i Nulla Osta tenta di tenere uniti i fili della migliore cultura d’avanguardia bolognese, europea ed internazionale.
Chi non vuole il dialogo a Bologna?
Possibile che tutto questo non venga recepito ma sia osteggiato in questa maniera? Possibile che a mettere in discussione tutto questo basta qualche raro deficiente che dopo essere stato ad Atlantide piscia o lascia una bottiglia per strada – qualche deficiente con cui abbiamo sempre tentato di parlare e fare capire che il suo comportamento mette a repentaglio tutto quello che abbiamo costruito, proprio per il fatto che c’è dietro l’angolo qualcuno che specula sul suo comportamento “indecoroso”. Ma ovviamente va dato il giusto peso a tutto, un po’ di pipì o qualche bottiglia in giro non ci danneggiano come i livelli di PM10 e particolato causati dal traffico insopportabile dei viali o come la vergognosa mala gestione dei rifiuti bolognesi che finiscono nell’incenerimento o nei traffici illegali con la camorra – come è emerso negli ultimi tempi.
La soluzione ai problemi si può trovare se questa amministrazione e prima di tutto questa città sono disposte a dialogare e trovare mediazioni.
Non siamo noi che non vogliamo discutere.
Ma l’assedio di Atlantide deve finire. L’assedio di Bologna deve finire.
Ci sono una ricchezza e una diversità date dal mondo multiculturale che la storia stessa di Bologna, i suoi padri e le sue madri hanno voluto.
Non si può sperperare in questo modo.
La misura è colma e occorre smettere di farsi la guerra tra poveri.
Le diverse esigenze dei cittadini si risolvono con il confronto, non con l’espulsione.
È impensabile pensare di costringere le associazioni che tengono viva Atlantide a pagare un affitto altissimo, come è stato negli ultimi anni in cui si è passati dall’occupazione alla mediazione, e punirli per le attività svolte che comunque sono servite non a lucrare ma a permetterci l’esistenza.
È impensabile accettare l’ignoranza di chi guarda il dito e non la luna, misconoscendo i percorsi politici e puntando sulla criminalizzazione di una parte consistente di società che frequenta questo e altri spazi. Un comportamento da ignoranti, quando non da irresponsabili che cercano di alzare il livello dello scontro.
Quale Bologna vogliamo per il futuro? La Bologna multiculturale, della speranza di convivenze possibili, dell’ecologia della mente, o la Bologna delle psicosi ossessive e dei muri sociali e culturali?
La Bologna di Atlantide o quella degli affaristi?
Links utili:
http://atlantide-resiste.blogspot.com (ATLANTIDE RESISTE)
http://www.ecn.org/agaybologna/ (ANTAGONISMOGAY)
http://smaschieramenti.noblogs.org/ (LABORATORIO SMASCHIERAMENTI)
http://quelle-che-non-ci-stanno.noblogs.org/ (QUELLE CHE NON CI STANNO)
clitoristrix[chiocciola]bruttocarattere.org (CLITORISTRIX)
en_cam[chiocciola]yahoo.com (NULLA OSTA)
UNA BREVE NOTA
“Atlantide assediata” era il titolo scelto da Gianluca (un amico oltre che un punto di riferimento intellettuale) per questo suo resoconto appassionato. Ma io l’ho ribattezzato “Andatevene” perchè fosse più chiaro il filo che lo lega – secondo me – a “Vattene” di Savina Dolores Massa che trovate (“postato” alle ore 12) su codesto blog (db)