Italia-Ue: debito, sinistre, mercato e bugie
Due interventi di Antonello Boassa e di Giorgio Cremaschi
Apoteosi del finanz-capitalismo: fino a quando?
di Antonello Boassa
Il Giappone ha un debito pubblico che si aggira attorno al 250% del PIL, più o meno il doppio di quello italiano. Non mi risulta che i cittadini siano, per tale motivo, preoccupati per i risparmi né che le loro aziende abbiano timori per carenza di domanda… Né tanto meno che orde di speculatori siano come avvoltoi pronti a scagliarsi contro lo Stato nipponico per i giudizi delle agenzie di rating le quali (come sanno le persone che non hanno perso del tutto le celluline grigie) sono un’arma spregiudicata al servizio dei predoni del finanz-capitalismo e dei loro maggiordomi.
Si dirà: ma l’economia del Sol Levante marcia discretamente ed è vero. Ma anche l’Italia, nonostante lo stato di servitù in cui versa grazie alla Triplice (UE, BCE; Nato), non va mica tanto male. Certo sarebbe ben altra cosa se potesse manovrare con un deficit al 6/7% che le permetterebbe di attuare una crescita uscendo dalle spire della semi-colonizzazione di UE e BCE. (NOTA 1). Ricordo che l’apparato industriale italico, nonostante le svendite favorite dal duo centrosinistra-centrodestra, è ancora il terzo del Continente. Ricordo che per avanzi primari non ha avversari in Europa. Ricordo che la bilancia commerciale è ampiamente positiva (nonostante i danni ricevuti per le sanzioni suicide, accettate dai nostri inetti politici; è vero che sono corrotti ma è anche vero che sono molluschi). Ricordo che i risparmi degli italici nelle banche si contano sul numero di svariati miliardi. Ricordo infine che, rispetto per esempio alla Spagna, il debito è ancora in gran parte in mano agli italici e che le banche, in particolare le banchette si aprono ancora – sia pure timidamente, data la scure del governo filo-teutonico sui consumi dei disoccupati, degli inoccupati, dei pensionati, dei poveri – più al credito che all’investimento in titoli tossici (diversamente dalle banche tedesche che preferiscono investire in massima parte in titoli finanziari, in gran parte tossici, i quali hanno contribuito illo tempore alla crisi finanziaria ststunitense riversatasi poi sul continente europeo).
In questi giorni abbiamo assistito nei talk-show e sulla carta stampata agli attacchi furiosi «contro il governo più di destra nella storia della Repubblica» (belli quelli precedenti) da parte di orrendi gnomi in completa sintonia con le ingiurie del corrotto Junker e di Moscovici e con l’indecente visita di Draghi al Quirinale per dare ordini perentori al proconsole germanico Mattarella il quale – molti non lo sanno, neanche Marco Travaglio – aveva perso la spina dorsale alla nascita.
Si dirà che questo governo giallo-verde è ben poca cosa, oltre che essere di destra (ma lasciatelo dire questo a chi si è opposto e si oppone alle pratiche neoliberiste incubatrici del rinascere in tutta Europa del nazismo e non a sedicenti antifascisti per convenienza perbenista). E’ vero! Razzismo intollerabile non del solo Salvini, deliri di Toninelli (un ponte che permetta alla gente di incontrarsi) o le boutades di Di Maio sulla fine della povertà… e altro ancora.
E’ vero ma rimaniamo sulla proposta iniziale della manovra gialloverde per un triennio (2,4%, 2,4%, 2,4% molto coraggiosa di questi tempi) ridotta poi per le pressioni del circo mediatico della grande finanza a un più modesto 2,4 %, 2,1, 1,8% comunque sempre rilevante ,almeno come controtendenza, capace di risollevare il PIL con un pochetto di occupazione e di debito…
E’ difficile che venga approvato dalla dittatura degli oligarchi di Bruxelles. «Se accogliessimo la manovra l’Eurozona si rivolterebbe»: così il capoclan Junker, maestro di corruzione e di mala gestione amministrativa.
Niente da ridire naturalmente sul 2,8% del compagno di merenda Macron il quale usufruisce di una situazione finanziaria che si regge solo sul super sfruttamento delle ex colonie africane.
Vediamo cosa accadrà, Se i nostri “eroi” resisteranno alle bordate che vengono persino da Berlusconi.
Intanto una cosa possiamo dirla. Il Giappone non ha problemi perché il suo debito è in moneta nazionale, dispone di una Banca centrale che può assicurare al suo governo tutta la liquidità necessaria, anche senza ricorrere ai mercati e non c’è nessun Grande Fratello a ordinare quanto debba essere il deficit di una manovra finanziaria. In poche parole, il Sol Levante – pur con una Costituzione scritta dal “Regime del male” – può vantare una semi-sovranità politica e una totale sovranità monetaria.
Non illudiamoci di poter cambiare l’Unione Europa. Nel Parlamento europeo abbiamo sentito proposte intelligenti, interrogazioni severe ma è stato come parlare al vento: il vero potere è da altre parti ed è sordo a qualsiasi argomentazione ragionevole.
Per uscire dal disastro sociale non c’è che una via: andarsene via il più presto possibile dalla gabbia di ferro costruita da masnadieri della finanza e gestita da burattini in patria e all’estero.
Costruire dunque “UNA SOVRANITA DEMOCRATICA” che assicuri una gestione autonoma politica, economica e monetaria, il controllo della Banca Centrale da parte del Tesoro, il recupero del patrimonio pubblico industriale, immobiliare, infrastrutturale e soprattutto la partecipazione creativa alla gestione degli apparati statali da parte della popolazione…
Un’utopia solo per chi non conosce la storia e poco sa del capitalismo nella sua forma ultima e più degradata. Un’utopia per chi ha smesso di stare fra le masse, fra le botteghe, fra le industrie, nei campi, nei pubblici uffici, nelle periferie, fra gli immigrati, nelle strade, fra i diseredati… Ma è bene ricordare che si va allo sbaraglio senza una teoria adeguata del capitalismo, senza una approfondita conoscenza dell’umanità dei nostri tempi, senza un’organizzazione disciplinata che eviti ammucchiate che non portano da nessuna parte, come si evince da esperienze passate, caratterizzate da europeisti amici dell’Europa della Finanza e nemici della costruzione di un’Europa democratica
Il presente è grigio ma non è detto che lo sarà per sempre però bisogna combattere, sacrificarsi, studiare.
NOTE
1) Per Marco Della Luna o si finanzia a deficit sostenuto o è la fine. Dal blog «Deficit di bilancio e deficit di efficienza» 30/9/18. Paolo Savona, pur dichiarandosi a favore della UE e dell’Euro, propone un New Deal, con un deficit ben superore al 2,4% , ispirandosi alla politica economica di Roosevelt per uscire dalla Depressione, politica economica ovviamente dettata da Keynes.
Sono d’accordo con Melenchon
di Giorgio Cremaschi
Il leader di France Insoumise Melenchon ha dichiarato che, pur non condividendo la manovra economica e le scelte di fondo del governo italiano, ritiene inaccettabile e da respingere l’intervento della Commissione UE. Questa la sostanza, al di là delle virgole sulle quali si soffermano le solite anime inquiete della sinistra persa. E questa sostanza io la condivido integralmente.
Io combatto questo governo per il decreto Salvini e per la pistola facile, per il condono fiscale e per quello alle case abusive di Ischia. Io contesto a questo governo gli annunci e le promesse di cambiamento – sul Jobsact, sulle pensioni, sul reddito di cittadinanza – rispetto alle quali, quando si dirada il fumo della propaganda, corrisponde poco o nulla. Io considero vergognoso che questo governo continui ad acquistare gli F35 e faccia il TAP in Puglia, mentre su tutte le altre Grandi Opere civili e militari tace o pasticcia. È un imbroglio che si spacci per cambiamento di politica economica una legge di bilancio che rispetta tutti i vincoli fondamentali delle politiche di austerità e che solo la follia del fiscal compact e di un rigorismo di bilancio idiota possono far giudicare come spendacciona. L’anno prossimo, come tutti i suoi predecessori da più di venti anni, il governo gialloverde varerà un bilancio con un forte attivo primario. Cioè i cittadini italiani pagheranno in tasse e contributi 25 miliardi in più di ciò che riceveranno in prestazioni dallo stato e da tutte le amministrazioni pubbliche. Quindi i tagli sociali continueranno e il paese continuerà ad impoverirsi per pagare gli interessi su un debito che, da quando Monti andò al governo nel nome del rigore, è cresciuto di 400 miliardi di euro.
Ma qualcuno sano di mente o di coscienza può davvero credere o far credere che siano queste le ragioni per cui la Commissione UE ha bocciato la manovra del governo italiano? Andiamo. Se Salvini e Di Maio avessero reso ancora più feroci le già feroci misure adottate contro i migranti, i poveri, gli occupanti di fabbriche e case, ma le avessero accompagnate ad una finanziaria lacrime e sangue, la UE li avrebbe portati ad esempio. Del resto il leader dei sovranisti reazionari europei, il capo del governo austriaco Kurtz che in questi sei mesi é anche a capo del governo politico della UE, è stato il primo a dire: “noi non pagheremo i debiti dell’Italia”. E l’altro alleato di Salvini, Orban, tace e acconsente. Per non parlare dei tedeschi, degli olandesi, di tutti gli altri sovranisti reazionari del nord Europa, tutti sovranisti a casa nostra.
Il fatto che le sole voci forti e chiare contro la Commissione UE vengano da leader della nuova sinistra europea non vuol dire, come afferma invece la sinistra dello spread, che questi si siano convertiti al sovranismo reazionario, ma al contrario che una sinistra che voglia stare con gli sfruttati e coi poveri deve combattere, non assecondare, il liberismo autoritario della UE.
Bisogna lottare contro la politica complessiva di questo governo, ma non stando a fianco della finanza e dei poteri della UE.
Moscovici ha parlato di fascismo, ma non si ferma il fascismo chiudendo gli ospedali. Le politiche di austerità sono la radice materiale dalla quale ha tratto linfa il risorgere di forze e sentimenti autoritari e razzisti in Italia ed in Europa.
La sinistra che ha sposato le politiche di austerità e di rigore ha fatto tra gli operai e i disoccupati la più efficace delle propagande a favore dei vari Salvini d’Europa.
Immaginiamo un governo davvero progressista, che decidesse di ripristinare l’articolo 18, di abolire davvero la legge Fornero e non semplicemente di ritoccarla, di far pagare, e non condonare, le tasse ai ricchi e alle multinazionali, di finanziare in deficit, sì in deficit, il risanamento idrogeologico del Paese e le opere pubbliche che servono davvero, case scuole ospedali.
Pensiamo ad un governo che decidesse di controllare i movimenti di capitali e di usare le nazionalizzazioni e non le privatizzazioni come strumenti di politica economica. Pensiamo infine ad un governo che mettesse in discussione la NATO e i suoi vincoli davvero e non solo con ridicoli giri di valzer fra Trump e Putin.
Ecco, di fronte ad un governo di questo genere come credete che reagirebbe la UE di Maastricht e del Fiscal Compact? Io dico che le accuse a Salvini e Di Maio sembrerebbero al confronto semplici scambi di cortesie.
Non basta essere in contrasto con la UE per stare nel campo dell’eguaglianza e della giustizia sociale, Salvini e Di Maio lo dimostrano. Ma se si sta con la UE dell’austerità quel campo lo si abbandona e basta. Come ha fatto la sinistra ufficiale che per questo è stata abbandonata dal suo stesso popolo. Grazie quindi a Melenchon e a tutte e tutti coloro che cercano di ricostruire in Europa quella sinistra sociale e del lavoro di cui c’è infinito bisogno, perché solo essa può battere in mezzo al popolo la destra reazionaria. E auguriamoci, e facciamo sì, che la sinistra dello spread raggiunga il prima possibile il posto che le spetta nella spazzatura della storia.
UNA PICCOLA NOTA DELLA BOTTEGA
Nell’articolo di Giorgio Cremaschi il fascistoide austriaco, attuale “cancelliere” viene indicato come Kurtz; in realtà il suo cognome è Kurz. Che si tratti di un errore (dettato dall’inconscio?) o di una beffa voluta, la scelta di quella “z” in più rende l’idea. Se non conoscete il «signor Kurtz» andate a leggervi il meraviglioso romanzo «Cuore di tenebra» di Joseph Conrad e poi guarderete (o riguarderete) con altri occhi il film «Apocalypse Now» di Coppola. [db]
TUTTE LE VIGNETTE – scelte dalla “bottega” – sono di Giuliano Spagnul.