Argentina: il black out della democrazia

Tra il 20 e il 27 luglio 1976, nella provincia di Jujuy i proprietari dello zuccherificio Ledesma fornirono alla dittatura militare delle vere e proprie liste di proscrizione con i nomi dei lavoratori da arrestare. I black out causati appositamente per catturare gli operai, noti come “El Apagón de Ledesma”, rappresentano uno dei molteplici episodi di terrorismo di stato.

di David Lifodi


Foto: https://marcha.org.ar/

El Apagón de Ledesma” rappresenta uno dei momenti di maggior repressione della dittatura argentina. Tra il 20 e il 27 luglio 1976 furono molteplici i black out che permisero alla polizia e all’esercito del regime di condurre a termine una serie di arresti di massa contro “los enemigos del patrón” tramite un’operazione di intelligence e pedinamento durata oltre tre mesi per stroncare l’opposizione dei lavoratori all’interno dello zuccherificio Ledesma.

Lista dei nominativi da fare prigionieri alla mano, approfittando delle tenebre, i militari arrestarono oltre 400 persone sia all’interno dell’impresa sia nelle località di Libertador General San Martín e Calilegua, nella provincia di Jujuy, dove si trovavano gli altri stabilimento dello zuccherificio. Ledesma, a sua volta, appoggiò la repressione contro i lavoratori, come emerse, fin dal 1984, grazie al lavoro della Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas (CONADEP). Fu proprio il proprietario, Carlos Pedro Blaquier, a trasformare Ledesma in un centro di operazioni militari di primo piano.

Dai primi anni Duemila, grazie alla mobilitazione dei movimenti sociali di Jujuy, i desaparecidos dell’ “El Apagón de Ledesma” hanno iniziato ad ottenere giustizia, tuttavia, solo nel 2012 Blaquier, insieme ad Alberto Lemos, amministratore generale di allora, sono stati processati per “privazione illegale della libertà” ai danni di 29 persone, ma nel 2015, la cosiddetta “falta de mérito”, venne in soccorso ai due imputati, garantendo loro l’impunità e generando rabbia e sconcerto tra i familiari degli scomparsi.

Il momento più drammatico dell’operazione poliziesca si consumò il 20 luglio, quando i militari entrarono nelle case dei lavoratori, le distrussero e rubarono tutto ciò che era possibile prima di arrestarli per condurli, sui mezzi dell’impresa stessa, alla sede della polizia di Jujuy dove tutti furono torturati. Le liste dei lavoratori di Ledesma da arrestare erano state preparate e consegnate ai militari da Blaquier e Lemos in persona.

Hilda Figueroa, ex detenuta, ricorda: “Inizialmente pensavamo che il black out fosse dovuto ad uno sbalzo di corrente, ma quando venimmo circondati dai militari capimmo immediatamente. Ci legarono le mani e, a calci, ci spinsero sulle camionette di Ledesma”.

Un’altra ex detenuta, Eublogia Garnica, rammenta i saccheggi nelle abitazioni e il trasporto in un centro di detenzione clandestino dove furono condotti circa 400 lavoratori dello zuccherificio. In pratica, Ledesma aveva potuto agire così facilmente perché teneva sotto controllo le località di Libertador General San Martín e Calilegua, tutte sorte come villaggi operai nei pressi dello stabilimento principale, alla stregua di quelli nati in Italia intorno alle zone di estrazione mineraria, poiché gestiva la farmacia, l’ospedale, i club sportivi e molto altro.

Se Carlos Pedro Blaquier, proprietario dello zuccherificio, finanziatore e sostenitore della giunta militare argentina della prima ora, alla fine è riuscito a farla franca, ancora oggi i sopravvissuti a quell’operazione poliziesca condotta sfruttando il favore delle tenebre ricordano la Noche del Apagón e lo stretto legame della dittatura con Ledesma.

Oggi l’impresa non produce più soltanto zucchero ed è cresciuta fino a diventare uno dei gruppi che rappresentano il motore economico del paese, tanto da poter contare sulla complicità dei governi che si sono succeduti alla guida dell’Argentina.

Nella testimonianza di Oscar Alfaro, uno dei sopravvissuti a quell’operazione repressiva, “Yo estuve en la noche del apagón de Ledesma” si comprende bene il motivo per cui la Noche del Apagón può essere definita terrorismo di stato.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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