Argentina: le multinazionali alla conquista del litio
A centinaia di chilometri da Buenos Aires, nella provincia di San Luís, le assemblee autoconvocate di cittadini si battono contro l’estrazione mineraria del litio su cui punta la multinazionale Latin Resources con il sostegno di gran parte della stampa allineata. La gente di San Francisco del Monte de Oro cerca di resistere allo sfruttamento intensivo del proprio territorio.
di David Lifodi
A San Francisco del Monte de Oro, cittadina di tremila abitanti nella provincia di San Luís (nella zona della della catena montuosa delle Sierras Grandes, sulle rive del fiume Chorrillos, a quasi 800 chilometri da Buenos Aires) rischia di consumarsi l’ennesima storia di sfruttamento delle risorse naturali da parte di un’impresa mineraria. La multinazionale Latin Resources intende estrarre litio dalla miniera Géminis, situata a pochi chilometri dal centro del paese. Come in un film già visto più volte, gli abitanti temono per la loro salute, poiché l’estrazione mineraria inquinerà le sorgenti d’acqua e stravolgerà la vita di questa piccola comunità.
Il quotidiano argentino Página 12, che sta seguendo la vicenda, ha riportato il parere dello specialista del Conicet (Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas) Bruno Fornillo: “L’Argentina si è trasformata nel paese che offre le condizioni più vantaggiose per gli investimenti delle multinazionali”. Latin Resources, ovviamente, garantisce che l’estrazione mineraria non sarà dannosa per l’ambiente, ma visti i molti precedenti di imprese di questo tipo in tutto il continente latinoamericano, si teme il contrario. L’estrazione mineraria, fa notare Página 12, è ancora regolata dalla legislazione approvata ai tempi di Carlos Menem, che non presenta alcuna tassa per l’esportazione del litio.
Fino alla metà del XX secolo, l’estrazione del litio dalla miniera Géminis avveniva in maniera artigianale, tramite picconi, pale e l’utilizzo degli asini per il trasporto del materiale, ma adesso il sistema è cambiato e la perforazione delle rocce, unita alle cariche di dinamite, fa si che la separazione del litio dai materiali residuali di scarto possa comportare degli enormi cambiamenti sull’intera geografia ambientale della zona. La tecnica del fracking, la più in voga per la perforazione delle rocce, genera infatti tonnellate di materiale di scarto che nessuno si occupa di smaltire. Sulla propria pagina web, l’impresa giura di godere dell’appoggio della comunità, ma in realtà non si è mai resa disponibile a promuovere una consultazione previa con gli abitanti di San Francisco del Monte de Oro e sta facendo di tutto per fare un’opera di green-washing.
Il litio si trova in quasi tutti i prodotti dell’elettronica, a partire da notebooks e cellulari, fino alle auto elettriche che ne hanno bisogno per poter ricaricare le proprie batterie. L’Argentina, che possiede grandi riserve di questo minerale, rischia di dover assistere ad una depredazione costante del litio e ad uno sfruttamento minerario intensivo. In particolare, il nordest del paese, insieme al nord del Cile e alla Bolivia, è conosciuto come il “triangolo del litio” o “l’Arabia saudita del litio”.
Definito come l’oro bianco o il petrolio del XXI secolo, il litio è stato scoperto da Latin Resources nella provincia di San Luís a partire dal settembre 2017 (con il beneplacito del governo locale), ma è stata la stessa multinazionale a sottolineare che, oltre alla miniera Géminis, nella sola provincia di San Luís sono disponibili circa 120mila ettari di concessioni per lo sfruttamento e l’estrazione mineraria del minerale. Di recente, nuovi movimenti di mezzi pesanti nella zona hanno fatto pensare che Latin Resources avesse ottenuto una favorevole valutazione d’impatto ambientale per poter iniziare i lavori.
Gran parte della stampa vede di buon occhio l’estrazione mineraria e condivide le dichiarazioni piene d’entusiasmo di Latin Resources, secondo la quale la provincia di San Luís avrebbe goduto del boom del litio. Per fortuna, una narrazione diversa proviene da El Chorrillero, che sottolinea il conflitto in corso tra la multinazionale e le assemblee autoconvocate del territorio ed evidenzia i rischi non solo per la cittadina di San Francisco del Monte de Oro, al centro dell’estrazione mineraria, ma anche per località vicine come Quines, Leandro Alem e La Carolina, la cui estensione, guarda caso, corrisponde a quei 120mila ettari dell’intera provincia di San Luís su cui ha messo gli occhi proprio Latin Resources. Di fronte allo scenario prospettato, a partire dall’inquinamento o dalla secca dei fiumi, il governatore di San Luís Alberto Rodríguez Saá ha sempre eluso qualsiasi domanda e la sua delegata all’ambiente, Natalia Spinuzza, ha rifiutato di rispondere alle domande de El Chorrillero.
L’ultima furbata di Latin Resources è stata quella di propagandare un “trattato di pace comunitaria” con le comunità presentando il proprio progetto di estrazione mineraria come “sostenibile” e il suo direttore Chris Gale ha definito Géminis come “un’opportunità fantastica per estrarre rapidamente il litio”.
La miniera Gèminis era stata chiusa nel 2016 proprio per le evidenti incompatibilità con quella normativa ambientale che il governo di San Luís oggi intende seppellire.