Arjuna das: la diffamazione corre sui social
di Gianluca Cicinelli (*)
La storia che vi racconto è molto complessa, per cui vi chiedo la pazienza di seguirmi in questo viaggio ricco di sorprese e anomalie, ingiustizie, minacce di morte, diffamazioni e tentativi di distruggere una persona integra, promettendo che non vi annoierete.
Se una comune amica non ci avesse presentati, difficilmente il mio mondo, completamente privo di dèi e di misticismo, avrebbe incontrato quello di Alfredo Rombolà, una persona che, con sbrigativa superficialità, lo ammetto, in un’altra situazione avrei definito un “santone”, con la stessa ironia con cui qui da noi guardiamo alla commercializzazione della figura di Osho e alle pagine satiriche che a lui s’ispirano. Perchè Rombolà è davvero un “santone”; per l’esattezza, e con meno superficialità, un Guru riconosciuto. Anche se a lui del titolo che gli danno le altre persone non importa molto, è comunque considerato una guida spirituale di grande livello dai suoi studenti e da quella parte di mondo mistico che dall’India arriva fino all’Italia. E’ un professore che ha pubblicato molti libri di filosofia indiana.
Rombolà, il cui nome spirituale è Arjuna Das, gestisce in India un ashram, un ritiro spirituale, nel distretto di Puri, Chandanpur, e ha fatto di Odisha la sua casa negli ultimi 25 anni lavorando tra i poveri. Tramite un’organizzazione che gestisce, Radhica Charitable Trust, tra le altre cose allestisce campi medici gratuiti per i meno abbienti, fornendo loro medicine e ausili come sedie rotelle che non potrebbero altrimenti comprare. E’ un personaggio pubblico molto apprezzato, come vedremo tra breve, e anche la stampa locale parla spesso delle sue inziative spirituali e benefiche.
Arjuna das è in India da trent’anni, dopo una prima vita molto diversa in Italia, inquieta e attraversata da vicende personali e politiche che gli hanno fatto conoscere anche il carcere, per qualche piccolo furto e il coinvolgimento in una rissa, nel tentativo di difendere da un assalto fascista i suoi compagni. L’incontro con l’India avvenne con lo spirito avventuroso di molti ragazzi della sua generazione – lui probabilmente lo definirebbe karma – che si misero in viaggio forse più interessati a viaggi psicoattivi che spirituali, ma alla fine trovò la sua strada.
Incontra gli Hare Krishna e inizia a seguire Jayapataka Swami, leader religioso molto importante per l’Iskcon, la Società Internazionale per la Coscienza di Krishna, fondata a New York nel 1966 da Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Ne diventa la guardia del corpo e sarà poi incaricato della sicurezza del più grande centro mondiale degli Hare Krishna Iskcon a Mayapur, west Bengala.
Rombolà/Arjuna das è però una persona con la mente strutturata e autonoma e non subisce alcun lavaggio del cervello, anzi, pur conservando tuttora rispetto per l’antico maestro Jayapataka Swami, inizia a osservare nei comportamenti di alcuni seguaci un forte contrasto con gli insegnamenti spirituali. Perchè nel frattempo i centri Iskcon nel mondo sono diventati oltre 400 – e siccome è a questo punto delle storie che hanno per protagonisti alcuni degli Hare Krishna che i loro avvocati intervengono per tentare di mettere a tacere chi ne parla e ne scrive, e qui dobbiamo parlare di proprietà sottratte, traffici di droga e omicidi imputati a membri della organizzazione – utilizziamo alcuni link ad articoli di giornale per consentire a chi legge di trovare in rete le notizie e capire di cosa parliamo.
Prabhupada, dopo aver fondato il movimento nominerà undici discepoli, nessuno dei quali indiano, per portare avanti l’opera d’indottrinamento spirituale da lui iniziata. Ma secondo i fedelissimi di Prabhupada il gruppo degli undici compirà un tradimento del messaggio originale del fondatore, trasformando l’organizzazione in una sorta di comitato d’affari sempre meno spirituale. Secondo John Hubner e Lindsay Gruson, nel loro libro Monkey on a Stick, “a metà degli anni ’80, alcune persone andarono in prigione per gli omicidi, alcuni guru se ne andarono e altri si staccarono per formare gruppi scissionisti … troppi guru non volevano diffondere gli insegnamenti di Prabhupada, volevano essere Prabhupada”. Un altro libro importante è stato scritto da Nori Muster, autrice di Betrayal Of The Spirit, con uno dei resoconti più sconvolgenti di un ex membro dell’organizzazione. Anche Arjana das ha scritto alcuni testi denunciando le deviazioni filosofiche in corso rispetto agli insegnamenti originali.
Altre persone che avevano scritto libri per denunciare gli scandali o stavano raccogliendo materiale d’inchiesta, ex Hare Krishna, sono stati uccisi da altri ex aderenti al gruppo. E’ il caso di Stephen Bryant (https://www.latimes.com/archives/la-xpm-1990-10-28-me-4819-story.html) ucciso da Thomas Drescher, un devoto di Krishna che ha riconosciuto di aver compiuto il delitto dopo aver a lungo sorvegliato segretamente Bryant. Quest’ultimo aveva raccolto materiale in cui accusava i falsi guru di Iskcon di New Vrindavan, West Virginia, di condurre una vita privata dissoluta, con sesso, droghe e abusi sessuali su minori. Altre pubblicazioni sostengono addirittura che Prabhupada sia stato avvelenato dai suoi stessi studenti.
Altri delitti ce li racconta invece questo articolo, nonostante le precisazioni del centro studi italiano Bhaktivedanta che troverete in calce all’articolo, che non ne smentiscono il contenuto (https://www.linkiesta.it/2012/07/hare-krishna-travolti-dagli-scandali-ma-non-perdiamo-la-fede/). Scrive Matteo Miavaldi: “A 35 anni dal “golpe” degli undici, l’elenco degli scandali Iskcon è ragguardevole: abusi su minori, spaccio di droga, racket, pedofilia, lavaggio del cervello, omicidi. Negli anni ottanta 95 ex studenti delle scuole Iskcon in India e Stati Uniti denunciarono gli abusi fisici, psicologici e sessuali perpetrati dagli educatori della società. Il Gbc corse ai ripari, dichiarando la bancarotta per tutti i centri Iskcon coinvolti nello scandalo e pattuendo un risarcimento fuori dal tribunale per 9,5 milioni di dollari. Stesse denunce emersero nel 2011: altri 44 adulti si rivolsero alla giustizia per i maltrattamenti sofferti in gioventù negli istituti Iskcon in India e all’estero, compresi il quartier generale di Mayapur, nel Bengala Occidentale, e le strutture della società di Vrindavan, in Uttar Pradesh, il centro del culto di Krishna in tutto il subcontinente indiano. Anche in questa occasione il Gbc riuscì ad evitare le sentenze del tribunale, accordandosi per un risarcimento di 400 milioni di dollari”.
Ed ecco che adesso possiamo iniziare a capire cosa sta accandendo ad Alfredo Rombolà/Arjuna das, le diffamazioni e le minacce di morte che riceve per sè e per i suoi familiari, perchè fa parte di coloro che hanno denunciato comportamenti non spirituali ma – al contrario- molto materialistici di altri Hare Krishna, conservando un’ampia documentazione di quanto afferma. La sua attività in questi trent’anni, si è articolata tra l’India e l’Italia, dove torna di tanto in tanto per incontrare i suoi studenti. Le minacce da lui ricevute sono state effettuate in entrambi i Paesi e sia le autorità indiane che quelle italiane hanno ricevuto le sue denunce, ma, al momento, senza risultati concreti della magistratura, “Il mio sbaglio – mi dice in collegamento da Puri – è stato che a un certo punto ho iniziato a pubblicare su facebook le mie denunce. Hanno cominciato a telefonare ai miei amici e ai miei studenti dicendo che io sono un criminale, che mio fratello è un assassino a mettere in circolazione video in cui mi accusano di pedofilia, stupri di minorenni, che sono stato condannato in Italia per violenze sessuali”.
In effetti, se digitate su un motore di ricerca il nome di Alfredo Rombolà i primi risultati che escono sono relativi ad alcuni video youtube. Li abbiamo naturalmente salvati immaginando che verranno tolti, qualcuno è stato già oscurato per l’intervento della Polizia Postale. Se si tratta di diffamazione e minacce dovrà stabilirlo la magistratura, se riterrà d’intervenire, ma un’idea del tenore dei messaggi potete farvelo da soli fin dai titoli, visto che sono accessibili pubblicamente su Youtube.
“Risposta per quella carogna di Alfredo Rombolà” https://www.youtube.com/watch?v=qKYwTxWgrgs
“La brutta storia della ragazza molestata da Arjuna das” https://www.youtube.com/watch?v=tP36oECfcY8
“Alfredo Rombola’ e le povere bambine non vedenti..” https://www.youtube.com/watch?v=NluPR_akBwQ
“Il Casellario Giudiziale di Alfredo Rombola” https://www.youtube.com/watch?v=dF6WJueJnfE
“Alfredo Rombola’ e l’adescamento minorile” https://www.youtube.com/watch?v=KGJ9_yPrPMs
“Signora molestata da Alfredo Rombola” https://www.youtube.com/watch?v=R2SrlCiZnTE
Ce ne sono molti altri in realtà, ma come sunto è sufficiente.
In questi video chi parla sostiene che la magistratura stia indagando sulle violenze sessuali di Rombolà. Da un controllo fatto presso le procure delle città nominate nei filmati non risulta invece aperto nessun procedimento verso Rombolà. Se denunce contro di lui sono state presentate, che è cosa diversa da un procedimento aperto dalla magistratura, fin qua non hanno avuto corso. Ma quello italiano come dicevamo è soltanto uno dei fronti aperti contro Rombolà. Possiamo aggiungere semmai una versione adattata di queste accuse con la traduzione in inglese per far circolare le accuse anche in India:
“People residing in Puri should know who Alfredo Rombola’ really is. Police is investigating on him!”
https://www.youtube.com/watch?v=e7dF36f3Wds
In questo ultimo caso il titolo sovverte la realtà dei fatti in quanto al contrario, come ci danno conto i giornali indiani:
“Alla domanda sulle accuse l’assistente sovrintendente di polizia Mihir Panda ha dichiarato: “Questo è un caso di creazione di falsi Id facebook e post di minacce. Esamineremo la questione e verranno intraprese misure appropriate contro i malfattori”.
(https://www.aninews.in/news/national/general-news/puri-italian-national-alleges-harassment-threat-to-life20220310024111/)
“La polizia ha denunciato due cittadini italiani (che sono però in Italia, NDR) e una donna in un caso in cui un professore italiano, che gestisce un ashram nel distretto di Puri, Chandanpur, ha denunciato molestie online da parte dell’imputato. La polizia ha detto che stavano cercando di contattare Facebook e YouTube per rimuovere i contenuti discutibili contro Alfredo e i suoi familiari” (https://odishabytes.com/two-italians-woman-booked-for-online-harassment-in-odishas-puri-check-details/)
Ben 65 falsi profili social tra Italia e India hanno dato vita alla tempesta di fango che si è abbattuta su Arjuna das.
“E’ iniziato tutto perchè ho criticato un guru e volevo fare un libro molto critico verso gli Hare Krishna – spiega Alfredo Rombolà – da lì in poi mi hanno accusato di ogni genere di nefandezza, sessuale e non. Tutte le accuse, le denunce che dicono di aver fatto, spariscono tutte, ma la mia reputazione rischia di essere comunque compromessa da questa continua opera di diffamazione. La polizia purtroppo non ha fatto molto per tutelarmi, soprattutto in Italia, la maggior parte dei video sono sempre online. Chiedo un impegno maggiore”.
Ho deciso di aiutare Alfredo Rombolà a far conoscere la situazione per tre motivi. Il
primo, perchè ritengo che l’utilizzo dei social per accuse così gravi vada stroncato sul nascere. Se qualcuno ha reati da denunciare deve rivolgersi alla magistratura, non ai social. E questo vale per tutti noi.
Il secondo motivo invece riguarda il fatto che mi occupo di povertà da diverso tempo e le attività di Alfredo prima del suo Radhica Charitable Trust, dal distribuire cibo e medicine ai poveri nelle baraccopoli, nei lebbrosari e nei villaggi isolati alla ricostruzione di un collegio per i figli dei lebbrosi, mi hanno colpito profondamente. Oggi il Radhica Charitable Trust, oltre alle attività descritte, dona macchine da cucire a ragazze desiderose di crearsi un lavoro, ripara scuole, pozzi, crea infrastrutture sociali.
La terza ragione, dopo aver parlato a lungo con chi lo conosce nel timore di difendere chi non lo merita e aver avuto molte conversazioni con lui, è che non lo so se sia un sant’uomo (lo sapremo entrambi solo dopo il trapasso) ma di sicuro è un uomo, una persona nel senso profondo di human being, come pochi ce ne sono, rischiando in prima persona e combattendo senza risparmiarsi per gli ultimi della terra. All things must pass, scriveva George Harrison. E allora diamogli davvero un senso a questo passaggio.
(*) articolo in origine pubblicato su https://diogeneonline.info/arjuna-das-e-la-diffamazione-che-corre-sui-social/
Onorato di essere stato rappresentato da un coraggioso e onesto giornalista Gianluca cicinelli.
Approfitto per spiegare ai lettori della Bottega un meccanismo che viene utilizzato non soltanto dai persecutori di Alfredo Rombolà/Arjuna das ma da tutti i troll e gli spargitori di odio sui social, un tema a cui ho dedicato molti articoli proprio qui.
Dopo aver pubblicato questo articolo sulla mia pagina facebook, decine di commenti d’insulti si sono accatastati, insieme a molte email con contenuti velatamente minacciosi (“se lei difende questa persona diventa complice dei suoi reati”). Non solo. Sono stati riproposti ad libitum gli stessi video che trovate già elencati in parte all’interno del mio articolo, perpetrando la diffamazione. In un certo senso li dovrei ringraziare perchè queste centinaia di commenti hanno fatto toccare alla mia pagine numeri di lettori mai visti prima. Ma il problema è molto più serio.
Come già scritto ho verificato che al momento non esiste nessun procedimento penale nei confronti di Alfredo Rombolà. Faccio questo mestiere da troppo tempo per non verificare questo tipo d’informazioni prima di pubblicarle. Eppure il refrain dei suoi diffamatori insiste su questo punto. Anzi esiste un video che, esibendo il certificato penale di Rombolà (ottenuto illegalmente e con violazione palese della legge sulla privacy ovviamente) senza che sia completamente leggibile sostiene che sia stato condannato per pedofilia. I reati commessi da Rombolà in passato sono soltanto quelli già elencati nell’articolo e si riferiscono a oltre trent’anni fa.
Di solito sono mafiosi e i criminali a emettere giudizi e condanne senza processi. E le organizzazioni che funzionano sul lavaggio del cervello dei propri adepti e la persecuzione di chi denuncia gli abusi funzionano allo stesso modo.
Grazie purtroppo è da quattro anni che combatto da solo contro questi demoni fanatici Ora mi sento più protetto e non più solo che Dio ti benedica Rombola Alfredo