Armi nucleari: colloqui strategici a Vienna
di Alessandro Pascolini (*)
Il 22 e 23 giugno i colloqui russo-americani per il controllo delle armi nucleari si sono svolti a Vienna nel Palais Niederösterreich, ospite il ministro degli esteri austriaco. La delegazione russa era guidata dal viceministro degli esteri Sergei Ryabkov e quella americana da Marshall Billingslea, dal 10 aprile scorso Special Presidential Envoy for Arms Control.
Mentre Ryabkov ha una vasta esperienza nel campo del controllo degli armamenti, Billingslea si è essenzialmente occupato di anti-terrorismo e nell’amministrazione Trump, ha lavorato nel dipartimento del tesoro sul finanziamento del terrorismo ed è stato a capo della Financial ActionTask Force in carico delle sanzioni economiche e finanziarie. È conosciuto come fortemente critico del controllo degli armamenti e, a Washington, la sua nomina a negoziatore appunto in tale settore è stata presa come un segno molto negativo sulle prospettive di progresso o successo per il contenimento concordato degli armamenti.
Per la Russia il tema prioritario dell’incontro era l’estensione del trattato bilaterale sugli armamenti strategici New START, firmato nel 2010, che viene altrimenti a conclusione nel febbraio 2021, mentre per gli USA a Vienna si dovevano gettare le basi di un nuovo trattato sulle armi nucleari a sostituire il New START includendo anche la Cina e le sue forze nucleari.
Il negoziatore Billingslea in un intervento allo Hudson Institute ha precisato che negoziati per il controllo degli armamenti nucleari hanno senso solo se aumentano la posizione e la sicurezza americane e che devono mirare a comprendere tutte le armi nucleari (e non solo quelle ”strategiche”) della Cina e della Russia, prevedere stringenti forme di verifica e controllo con una piena trasparenza delle forze, piani e intenzioni.
Sollecitato da Tim Morrison, ha esclusa ogni contropartita americana sullo sviluppo di sistemi anti-missile balistico o limitazioni dei piani di “ammodernamento” delle forze nucleari americane.
Gli USA avevano espressamente invitato la Cina ai colloqui di Vienna, ma la Cina aveva chiaramente indicato di non essere disponibile a negoziati trilaterali. (Fra l’altro, gli USA hanno causato un incidente diplomatico con la Cina avendo fatto allestire la sala anche con bandiere cinesi [fra l’altro sbagliate] e diffuso foto con i supposti seggi cinesi vuoti).
La questione cinese.
La necessità della partecipazione cinese alle trattative era una precondizione posta dall’amministrazione Trump, che considera la crescita economica, militare e nell’influenza internazionale una sfida alla superiorità americana ancora maggiore del ritorno russo sulla scena mondiale.
Anche se le forze nucleari cinesi sono ancora molto inferiori a quelle russe e americane, la loro rilevanza nello scacchiere Asia-pacifico, l’evidente accoppiamento alla crescente capacità convenzionale della PLA, e, ancor più, la voluta, persistente incertezza sulla loro effettiva entità e sulla dottrina militare relativa al loro impiego, sono fattori considerati dagli USA, e, in parte anche dalla Russia, che rendono l’arsenale nucleare cinese motivo di grave preoccupazione.
È chiaro che la Cina non intende limitare al momento il proprio sviluppo militare globale a sancire una condizione d’inferiorità rispetto alle altre potenze nucleari, e la voluta opacità delle proprie forze e politiche nucleari è uno strumento per rendere più credibile la sua capacità di contro-reazione nucleare a un attacco avversario.
D’altra parte gli USA, chiedendo alla Cina di partecipare a negoziati di limitazione delle armi non hanno offerto nulla per invogliare la Cina andando incontro a quelle che essa percepisce come minacce alla sua sicurezza, in particolare i sistemi anti-missile-balistico e la politica egemonica americana nello spazio. Billingslea allo Hudson Institute ha detto che la Cina deve partecipare a un controllo trilaterale degli armamenti nucleari semplicemente perché le sue forze “tentano di intimidire gli Stati Uniti e i suoi amici e alleati”.
Secondo Christopher A. Ford, assistente del segretario di stato per la sicurezza internazionale e la non-proliferazione, i negoziati dovrebbero portare a un controllo sulla “destabilizzante crescita in cui la Cina è attualmente impegnata espandendo il suo arsenale nucleare e sviluppando il suo sempre più vasto spettro di sistemi d’arma nucleari e duali”.
Un ultimo tentativo a portare i cinesi al negoziato di Vienna è stato compiuto dal segretario di stato Mike Pompeo nel suo incontro alle Hawaii lo scorso 17 giugno con il responsabile della politica estera del partito comunista cinese Yang Jiechi, ma senza alcun successo, sia su questo punto che sulle altre questioni critiche dei rapporti sino-americani.
Finché non si raggiungano progressi nei rapporti bilaterali globali Cina-USA non sussistono certamente le basi per negoziati trilaterali sugli armamenti nucleari.
I frutti di Vienna.
I lavori si sono svolti in modo estremamente riservato e entrambi i capi delegazione sono stati parchi di informazioni sui contenuti dei colloqui, definiti comunque “positivi”. Naturalmente il loro regolare svolgimento è già un fatto importante, nella presente situazione di tensione e sfiducia reciproca.
I lavori continueranno nelle prossime settimane a livello di gruppi di lavoro tecnici su specifici argomenti chiave. Se i gruppi di lavoro riusciranno a produrre sufficiente progresso, una seconda fase di colloqui a livello di delegazione potrà svolgersi alla fine di luglio o ai primi di agosto. I temi specifici dei gruppi di lavoro non sono stati indicati, ma un funzionario americano ha indicato a The Wall Street Journal che la loro agenda comprende: testate nucleari, in particolare l’arsenale russo di armi nucleari non-strategiche (non considerate nel New START) e la relativa dottrina; metodi di verifica e sistemi spaziali, ma da parte russa si è negato che le testate nucleari siano un argomento di discussione.
Ryabkov ha dichiarato che “le delegazioni continueranno a discutere il futuro del controllo degli armamenti, inclusa l’estensione del trattato START e il mantenimento della stabilità e della prevedibilità nel contesto della cessazione del trattato INF, e un dialogo esaustivo per risolvere i problemi della sicurezza internazionale.”
Billingslea ha confermato l’intenzione di invitare la Cina al prossimo incontro, ribadendo che “gli stessi cinesi devono riconoscere che hanno l’obbligo di negoziare con noi e i russi in buona fede, e intendiamo tenerli a tale obbligo.” La posizione russa sul possibile allargamento dei dialoghi vede necessaria l’inclusione anche dei paesi nucleari europei, ma per Billingslea “Francia e Regno Unito non pongono le stesse minacce della Cina”.
Per quanto riguarda l’estensione del New START, gli USA “mantengono tutte le opzioni aperte. Intendiamo contemplare un’estensione di tale accordo ma solo sotto precise condizioni, … solo se si fanno dei progressi in aree cruciali affrontando l’incredibilmente minaccioso programma nucleare forzato della Cina, le numerose attività russe gravemente pericolose non coperte dal trattato New START e la creazione di un effettivo regime di efficaci verifiche”.
Mentre per Trump il trattato è “solo un altro pessimo affare” fatto da Obama, e la sua estensione o cessazione dipendono dalle prospettive della presente campagna elettorale, i paesi della NATO hanno ribadito il loro interesse per la sua proroga per altri cinque anni, anche perché il New START è l’ultimo trattato che limita i maggiori arsenali di armi strategiche e il suo sistema bilaterale di controllo è l’unico strumento operativo a risolvere problemi sulle armi nucleari delle massime potenze.
Il New START è chiaramente limitato nel suo scopo e coinvolge solo Russia e USA; fin dalla sua firma era chiaro che doveva venir esteso a comprendere tutte le armi nucleari e i loro vettori nonché i sistemi anti missile che sono una delle cause dello sviluppo di nuovi armamenti miranti a rendere le difese inefficaci e preservare le capacità di ritorsione in una strategia di deterrenza nucleare.
Stiamo assistendo a una modernizzazione di tutte le forze nucleari di tutti i paesi assieme a nuove risorse militari nel campo cibernetico e spaziale che stanno destabilizzando la sicurezza globale. Il tempo è più che maturo per un serio negoziato multilaterale di tutti i paesi responsabili della presente critica situazione mirante a coprire tutte le capacità nucleari per ridurre il rischio incombente, ma la preservazione del New START è la base necessaria su cui costruire un nuovo regime di controllo globale degli armamenti nucleari.
RIFERIMENTI
– Ambassador Marshall Billingslea and Tim Morrison, Special Presidential Envoy Marshall Billingslea on the Future of Nuclear Arms Control, transcript, Hudson Institute, May 21, 2020
– Online Press Briefing with Ambassador Marshall Billingslea, Special Presidential Envoy for Arms Control, and Lieutenant General Thomas A. Bussiere, Deputy Commander, United States Strategic Command (USSTRATCOM), Brussels, June 24, 2020 United States Department of State
– Christopher A. Ford, U.S. Priorities for Next-Generation Arms Control, Arms Control and International Security Papers, 1 (1), April 6, 2020
– David R. Stilwell, assistant secretary, Bureau of East Asian and Pacific affairs, Briefing on readout of Secretary Pompeo’s meeting with politburo member Yang Jiechi, Via teleconference, June 18, 2020
27 giugno 2020
(*) Università di Padova
Le immagini – scelte dalla “bottega” – sono di Giuliano Spagnul.